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Nicole Mitchell

Nicole Mitchell

A Pisa nelle prossime settimane l'edizione 2009 dell'interessante manifestazione

Con il sottotitolo dedicato alla metropoli dell'Illinois, An Insolent Noise presenta l'edizione 2009 centrata sull'incontro tra la Association for the Advancement of Creative Musicians (AACM) di Chicago e i giovani collettivi italiani dell'area jazz/musica improvvisata. Fondata nel 1965 da un nucleo che comprendeva Muhal Richard Abrams e Donald Rafael Garrett, la AACM è diventata un punto di riferimento mondiale per le sue esperienze musicali – ricordiamo, tra i più importanti musicisti e gruppi che ne hanno fatto parte, l'Art Ensemble of Chicago, Leo Smith, Anthony Braxton, Henry Threadgill e George Lewis – e per la sua impostazione comunitaria, basata sulla educazione dei giovani, sul lavoro nelle scuole, sulla collaborazione tra artisti di varie discipline. Seguendo il modello della AACM analoghe associazioni autogestite di musicisti sono sorte in USA e in Europa, e oggi anche nel nostro paese ci sono gruppi di musicisti che hanno deciso di riprendere in mano direttamente il controllo della loro musica, promuovendola con un intenso uso delle reti e delle nuove tecnologie.

Fred Anderson

Fred Anderson

L'AACM si presenta con quattro concerti: il solo della flautista Nicole Mitchell, il trio del sassofonista tenore Fred Anderson, il gruppo Quazar 1 di Douglas Ewart e il Great Black Music Ensemble al completo, in una produzione originale dedicata proprio ad Anderson.
La Mitchell è oggi una delle voci più originali della musica afroamericana contemporanea, capace di operare in contesti molto diversi ed oggi in un momento di vulcanica attività con i suoi ensemble, l'Indigo Trio, il Black Earth Ensemble e i Black Earth Strings. Douglas Ewart ritorna a Pisa dopo essere stato una delle presenze caratterizzanti della Rassegna Internazionale del Jazz tenutasi tra il 1976 e il 1983; in questo lungo lasso di tempo è diventato una delle figure guida della AACM, elaborando la propria musica attraverso un intenso lavoro nella comunità, esperienze didattiche e artistiche che vanno dalla costruzione di strumenti “poveri” alla musica elettronica interattiva. Fred Anderson è uno dei numi tutelari della free music a Chicago anche per la sua tenacia nel tenere aperto, attraverso recessioni e crisi, lo storico club Velvet Lounge, ma soprattutto per la qualità della sua musica in cui si odono gli echi dei grandi tenoristi della sua città di adozione, da Gene Ammons a John Gilmore. Il concerto di Pisa in cui Anderson si esibisce come ospite del Great Black Music Ensemble è una produzione originale in prima mondiale e fa parte delle manifestazioni in cui per tutto l'anno 2009 si sono celebrati gli ottant'anni del grande sassofonista.
Quattro anche le proposte europee: tre gruppi italiani scelti dal Festival per rappresentare la nuova realtà musicale del nostro paese: Congregation di Riccardo Pittau, con Francesco Cusa alla batteria e l'originale chitarra sarda modificata di Paolo Angeli; il quartetto Eco d'Alberi, che dopo essersi esibito con successo in festival internazionali del calibro di Konfrontationen (Nickelsdorf), Vision (New York), Uncool (Poschiavo) e Taktlos (Zurigo) avrà a Pisa la prima uscita ufficiale italiana; il poderoso sestetto Orange Room, guidato da Beppe Scardino, e la musica al di là dei generi, influenzata tanto da Derek Bailey e Cecil Taylor quanto da John Cage e Giacinto Scelsi, della contrabbassista e vocalist francese Jöelle Léandre: insieme alla Mitchell e alle musiciste di Chicago una rappresentante della sempre più significativa presenza delle donne nel jazz e nella musica improvvisata.
Ma queste eccezionali presenze internazionali non si limiteranno a presentare la propria musica in concerti separati, sia pure vicini: nelle giornate di Venerdì 30 Ottobre e Domenica 1 Novembre infatti gli ospiti americani e i musicisti italiani si incontreranno per suonare insieme in set in parte strutturati e in parte totalmente improvvisati, portando di fronte al pubblico il loro dialogo musicale e la ricerca di un linguaggio comune: l'improvvisazione è infatti una pratica artistica tendenzialmente democratica e aperta, in cui l'individuo sviluppa e rafforza la sua voce nell'ambito di un collettivo, in cui ascoltare gli altri è importante quanto suonare il proprio strumento.
Completano il già ricco programma sostanziosi eventi collaterali: proiezione di documentari e film d'arte, presentazioni di libri e conversazioni sulla Storia del Jazz, e nei giorni del festival due incontri importanti: un colloquio pubblico con Fred Anderson sulla sua storia e sul jazz a Chicago, e un incontro dei collettivi italiani con i musicisti della AACM e in particolare con Douglas Ewart, ex presidente della Associazione. A questo incontro, che integra e completa quello musicale realizzato sul palco rafforzando l'elemento caratterizzante del programma del festival, prenderanno parte delegazioni rappresentative dei collettivi e associazioni Bassesfere (Bologna), Casa del Popolo (Lodi), El Gallo Rojo (Venezia), Iato (Roma), Improvvisatore Involontario (Catania).

Giovedì 29 Ottobre

Cinema Lumière ore 21:30

Riccardo Pittau Congregation
Riccardo Pittau: tromba
Paolo Angeli: chitarra sarda preparata
Francesco Cusa: batteria

V IV MMV DEATH JAZZ, l'esoterico e provocatorio cd d'esordio del gruppo pubblicato lo scorso anno dall'etichetta indipendente Improvvisatore Involontario, ha segnato la decisa maturazione della proposta musicale di Riccardo Pittau e dei suoi complici. Paolo Angeli, sardo anche lui, con la sua chitarra sarda “preparata” rappresenta il simbolo di un nuovo modo di intendere la musica che fa i conti con le tradizioni del passato dopo aver digerito gli insegnamenti delle avanguardie; Francesco Cusa è il motore organizzativo del collettivo e il motore musicale del gruppo. I musicisti arrivano a sconfinare nel campo del metal estremo o in un boogie acidissimo e distorto a metà tra Captain Beefheart e i Canned Heat. La loro musica è un fiume in piena, una valanga di sorprese che si insinuano tra i trasformismi chitarristici di Angeli, i rumorismi di Cusa e la poesia della tromba di Pittau, che, nonostante tutto, riesce ancora a suonare incredibilmente cool.

Venerdì 30 Ottobre

Cinema Lumière ore 21.30

Eco d'Alberi:
Edoardo Marraffa: sax sopranino e tenore
Alberto Braida: pianoforte
Antonio Borghini: contrabbasso
Fabrizio Spera: batteria

Eco d'Alberi è il gruppo di recente formazione di quattro musicisti italiani ormai da anni affermati nel novero dei protagonisti internazionali della musica d'improvvisazione e del cosiddetto free jazz. Primo gruppo italiano a partecipare al prestigioso Vision Festival di New York nel 2008 (l'anno prima vi si era esibito in solo Paolo Angeli, anche lui presente a questa edizione del festival), quello di Pisa sarà una sorta di esordio in Italia del progetto di Edoardo Marraffa, Alberto Braida, Antonio Borghini e Fabrizio Spera. Il nome del gruppo è un adattamento da “Echo Tree”, la raccolta di racconti brevi dello scrittore e poeta afroamericano Henry Dumas, morto assassinato da un poliziotto bianco nel 1968 all'età di trentatrè anni per un caso di “errata identificazione” che ben rappresenta la condizione nei neri d'America in quegli anni. Dumas fu un importante esponente del cosiddetto Black Arts Movement e attivo politicamente nell'ambito del Black Power, e la sua opera fu profondamente ispirata dal jazz; studiò tra l'altro con Sun Ra e il suo poema Black Paladins divenne più tardi il titolo di una storica incisione di Joseph Jarman e Famoudou Don Moye. Già da questi dati emerge il collegamento dichiarato del quartetto con l'esperienza storica, non solo musicale, del free jazz e delle avanguardie afroamericane degli anni sessanta: particolarmente atteso è perciò l'incontro della loro musica con quella dell'AACM, anche in una seduta aggiuntiva d'improvvisazione in cui i quattro suoneranno con una alcuni dei musicisti chicagoani.

Quazar 1 di Douglas Ewart
Douglas Ewart sax, clarinetti, composizione
Tomeka Reid: violoncello
Saalik Ziyad: voce
Ann E. Ward: pianoforte
Junius Paul: contrabbasso
Coco Elysses: percussioni e voce
Avreeayl Ra: batteria

Il caleidoscopico talento di Douglas Ewart si è espresso in tante e diverse forme: strumenti originali che sono anche sculture, musica nuova che combina le tradizioni di quattro continenti, maschere e costumi per rituali spaventosi o gioiosi, in cui si combinano magia teatrale e straordinaria musicalità. Ewart è creatore di colorati rainstick, flauti totemici alti come un uomo, strumenti a percussione e cornamuse; disegnatore e realizzatore di collari da strumento in cuoio, ma è anche stato Presidente della AACM, insegnante nella sua scuola, e collaboratore di Muhal Richard Abrams, George Lewis, Anthony Braxton, Mwata Bowden, Vandy Harris. Ma nel caleidoscopio delle sue discipline esse sono tutte collegate e si influenzano una con l'altra creando una cultura univoca. Nato a Kingston, in Giamaica, nel 1946, Ewart ha cominciato a lavorare con diversi materiali e strutture, creando veicoli e aquiloni. E' passato poi alla musica, progettando e costruendo i suoi strumenti, per specializzarsi in flauti di tutte le dimensioni e fogge. Arrivato negli USA per studiare da sarto, ha utilizzato poi queste tecniche per la produzione di costumi; l'incontro con i leader della AACM l'ha portato definitivamente nel campo musicale, in cui ultilizza i suoi talenti per costruire ponti tra diverse tradizioni. La sua etichetta Arawak Records, fondata nel 1983, ha pubblicato Red Hills e Bamboo Forest: la sua suite Music from the Bamboo Forest impiega una cornucopia strumentale largamente autoprodotta con vari flauti, shakuhachi, cornamuse, nay, campane, gong e “bamboon”, uno strumento di sua invenzione con una voce quasi umana. Secondo il suo concetto di partecipazione, durante i concerti flauti di bambù vengono offerti al pubblico in modo che gli ascoltatori possano tenere in mano, toccare e percepire la qualità del materiale che crea la musica, e se credono partecipare. Ewart dirige workshop creativi in tutto il mondo e non solo a Chicago, ad esempio nel 1987 la commissione per l'amicizia tra USA e Giappone gli ha offerto una borsa di studio per poter stare un anno in Giappone a studiare lo shakuhachi.

Seduta congiunta di improvvisazione tra i musicisti di Eco d'Alberi e dell'AACM

Sabato 31 Ottobre

Chiesa di S. Maria della Spina, ore 18.00
Nicole Mitchell Solo Performance
Nicole Mitchell, ottavino, flauto, flauto contralto

Prescelta dal Jazz Institute di Chicago per comporre e dirigere una suite dedicata a Michelle Obama in occasione dell'annuale Gala dell'Istituto, Nicole Mitchell è cresciuta artisticamente nell'ambito dell'AACM, di cui è una delle personalità oggi più rilevanti; il suo straordinario concerto in trio al Teatro Verdi di Pisa in occasione della prima edizione di An Insolent Noise è stato uno degli eventi del Festival, e il suo ruolo organizzativo è stato determinante nella collaborazione con la AACM per questa edizione. Oltre a partecipare al concerto del Great Black Music Ensemble Nicole si esibisce in assoluta solitudine, una difficile disciplina che la flautista ha negli anni perfezionato e nella quale sviluppa in particolare il lavoro timbrico sul suo arsenale di flauti, senza mai perdere di vista la struttura e le radici della propria musica.

Cinema Lumiére, Lungarno Pacinotti, ore 21.30
AACM Great Black Music Ensemble special guest Fred Anderson
Sounds for Peace and Understanding: A Homage to Fred Anderson”
direzione: Douglas R. Ewart
composizioni and arrangiamenti di Douglas R. Ewart, Tomeka Reid e Ann E. Ward

Douglas Ewart: sax, clarinetti, composizione
Nicole Mitchell: flauti
Tomeka Reid: violoncello, composizione
Ann Ward: voce, composizione
Leon Q Allen: tromba
Edwin Daugherty: sax contralto
Saalik Ziyad: voce
Justin Dillard: pianoforte
Junius Paul: contrabbasso
Avreeayl Ra: batteria
Coco Elysses: percussioni e voce
Khari B: parlato, poesia, voce

solista ospite
Fred Anderson: sax tenore

Il Great Black Music Ensemble è l'orchestra ufficiale della Association for the Advancement of Creative Musicians, lo storico collettivo dei musicisti creativi di Chicago di cui hanno fatto parte tra i principali protagonisti della musica e della cultura afroamericana degli ultimi quarant'anni. Dalla sua fondazione nel 1965 l'AACM è stata la piattaforma comune per l'attività di creazione e promozione della musica di un nutrito gruppo di musicisti, che avevano individuato nella forma dell'organizzazione collettiva e nel raggiungimento di una piena autonomia del processo creativo una condizione essenziale per la crescita e lo sviluppo originale della tradizione musicale afroamericana. L'AACM ha costituito l'esempio più riuscito tra i tentativi di autogestione che hanno costellato la storia tumultuosa della musica afroamericana tra gli anni sessanta e settanta, anche per la serie impressionante di figure chiave della musica jazz e contemporanea che hanno fatto la storia del collettivo: basti ricordare Muhal Richard Abrams, Phil Cohran, Anthony Braxton, Roscoe Mitchell, Lester Bowie, Wadada Leo Smith, George Lewis, Henry Threadgill.
Ma l'importanza dell'AACM risiede anche nel suo inedito progetto culturale ed educativo: punto di riferimento della cultura afroamericana non solo di Chicago, l'AACM ha fatto costantemente dell'attività educativa e dell'insegnamento non solo musicale ai giovani e alla collettività di Chicago una delle sue principali finalità. E' così che nel corso dei decenni nuove generazioni di musicisti, ispirandosi al modello di un rapporto organico ma di continua innovazione rispetto alla tradizione della cosiddetta Great Black Music, hanno dato il proprio contribuito alla crescita dell'associazione e reso possibile una continuità nel tempo che è forse l'aspetto più straordinario della storia dell'AACM.
Oggi l'AACM, a più di quarant'anni dalla sua nascita, si presenta come un organismo in espansione e di straordinaria vitalità, e il Great Black Music Ensemble ne è l'espressione più rappresentativa, costituendone l'organo musicale collettivo, la cui attività è interamente gestita e decisa collegialmente dai membri dell'associazione. Per questo motivo si tratta di una formazione variabile, dai tre ai trenta elementi, che dà voce alle principali direzioni creative dell'associazione ed esegue di volta in volta composizioni dei suoi esponenti, che nell'occasione dirigono anche l'orchestra. Il GBME si presenta a Pisa con un progetto originale in prima mondiale dedicato al sassofonista Fred Anderson, uno dei membri fondatori dell'AACM e padre spirituale di generazioni di musicisti di Chicago; sotto la direzione di Douglas Ewart verranno suonate composizioni dello stesso Ewart, di Tomeka Reid e di Ann Ward

Domenica 1 Novembre

Chiesa di S. Maria della Spina, ore 18.00
Jöelle Léandre Solo Performance
Jöelle Léandre,contrabbasso e voce

Nata in Provenza, la Léandre ha iniziato con il flauto e con il piano prima di innamorarsi del contrabbasso che veniva suonato dal fratello. Passata dal Conservatorio di Aix-en-Provence a quello di Parigi si diploma in contrabbasso con la lode – un risultato non unico, ma raro per una ragazza. Di nascosto dai suoi insegnanti frequenta i jazz club: ha scoperto questa musica grazie a un Lp usato di Slam Stewart trovato su una bancarella, e le tecniche jazzistiche di produzione del suono l'affascinano – sente il pizzicato, lo slam, la vocalizzazione. Nel 1976 grazie a una borsa di studio si reca a Buffalo, dove incontra a Morton Feldman e la musica di Earl Brown, John Cage e Giacinto Scelsi, esplorando allo stesso tempo il jazz d'avanguardia del Greenwich Village. Continuando a suonare il contrabbasso in orchestre classiche, dal barocco all'avanguardia di Boulez, Cage e Scelsi, elabora la sua musica improvvisata fuori e oltre i generi, ispirata in egual misura da Cage e Derek Bailey. Scelsi e Cage le hanno dedicato importanti composizioni, mentre nel campo della musica improvvisata oltre a Derek Bailey ha collaborato con George Lewis, Irène Schweizer, Anthony Braxton, Steve Lacy. Insieme a Maggie Nicols, Lindsay Cooper e Irène Schweizer ha creato il Feminist Improvising Group e Les Diaboliques, collaborando per far emergere la presenza femminile in musica con festival come Canaille. Una costante nella sua carriera sono le collaborazioni con altri contrabbassisti, da Peter Kowald a William Parker: il contrabbasso è stato trascurato dalla musica classica che l'ha abbandonato nelle file di fondo nell'orchestra senza creare un repertorio che nemmeno lontanamente ne sfrutta le infinite possibilità, e il recupero e la valorizzazione del suo amato strumento nell'ambito aperto dell'improvvisazione ha per lei un forte significato culturale e sociale, oltre che musicale. Le sue origini italiane e circensi – il nonno era un celebre “clown bianco” – si manifestano in una forte componente teatrale e umoristica, nel suo celebre brano “Taxi” in cui mette in musica le battute dei tassisti sul suo strumento, o nella sua improvvisazione sull'aria dell'Otello di Verdi, una delle poche sortite solistiche del suo strumento nella musica classica, che nell'opera annuncia l'omicidio, mentre al termine del brano la Léandre commette “harakiri” con l'archetto in nome e per conto del suo inerte “moro” di legno. Dopo aver molto lavorato in Giappone si alterna ora tra Parigi e Oakland, California, dove è Darius Milhaud professor for composition and improvisation at Mills College.

Cinema Lumiére, ore 21:30

Fred Anderson Trio

Fred Anderson: sax tenore
Junius Paul: contrabbasso
Avreeayl Ra: batteria

Anderson è un membro fondatore della AACM, ma rimase a Chicago quando gli altri membri del gruppo storico della Associazione – l'Art Ensemble of Chicago, Anthony Braxton, Leo Smith e perfino l'ispiratore Muhal Richard Abrams cercarono fortuna altrove. Anderson, modesto fino all'eccesso, non ha mai registrato a proprio nome fino al 1979: il suo primo impegno è sempre stato verso la comunità, quella dei musicisti e in generale quella afroamericana, teso a raggiungere risultati positivi come la creazione di luoghi dove si potesse ascoltare dal vivo musica originale e di qualità. I suoi concerti a Chicago, nei teatri e nei più piccoli bar, hanno avvicinato al jazz centinaia di giovani, e dozzine di essi sono diventati musicisti che Fred ha aiutato a spiccare il volo: l'organista e pianista Amina Claudine Myers, il batterista Ajaramu, Joseph Jarman che entrerà nell' Art Ensemble – Anderson contribuì al primo album del gruppo, Song For – Steve McCall, Douglas Ewart, George E. Lewis, Adegoke e Iqua Colson, Hamid Drake e tanti altri, nei club da lui gestiti: prima la Birdhouse nel North Side e poi il Velvet Lounge, sulla South Indiana Avenue, il luogo di cui Evan Parker ha detto – “Ma questo posto è sacro!”.
Kidd Jordan, Peter Brotzmann e Ken Vandermark sono altri tenoristi dal suono ricco e potente che sono stati ispirati dal Velvet a memorabili serate, spesso catturate su disco; un luogo caratterizzato dalla presenza di Fred, fisicamente imponente ma personalmente calmo e quieto – al contrario della sua musica esplosiva. Per oltre quarant'anni Anderson, ispirato dalla tradizione del jazz ma non appesantito dalle sue convenzioni, ha improvvisato assoli liberi e creativi come quelli di Coleman Hawkins e John Coltrane. La sua ricerca, intrepida e appassionata, attraversa in ogni concerto lunghe e complesse fasi che possono includere anche grida e lamenti, ma che evolvono in genere in appassionate dichiarazioni di determinazione, devozione, trascendenza, serenità e forza implacabile. Fred Anderson è stato una ispirazione non solo per i musicisti e non solo a Chicago, e siamo lieti di poter partecipare alle celebrazioni del suo ottantesimo compleanno.

Beppe Scardino Orange Room

Beppe Scardino: sax baritono, clarinetto basso
Francesco Bigoni: sax tenore, clarinetto
Piero Bittolo Bon: sax alto, flauto, clarinetto contralto
Pasquale Mirra: vibrafono
Antonio Borghini: contrabbasso
Federico Scettri: batteria

Orange Room, il sestetto guidato dal baritonista livornese Beppe Scardino, è un concentrato di talenti emergenti della musica d'improvvisazione in Italia. Costruita sulla potente batteria dei tre sassofoni e su una sezione ritmica in cui figurano vibrafono, contrabbasso e batteria, la musica di Orange Room si è imposta fin dalla sua prima uscita per la forza e la freschezza con cui ha proposto un free jazz che riprende in modo personale il lascito della ricerca afroamericana: le composizioni di Scardino hanno come punti di riferimento autori come Eric Dolphy, Julius Hemphill, Charles Mingus e Roscoe Mitchell, ma guardano anche alla tradizione orchestrale europea e all'ambito della musica colta contemporanea. Anche questo progetto è nato nel contesto dell'attività di un importante giovane collettivo italiano di musicisti, El Gallo Rojo, per la cui etichetta è uscito nel 2007 il disco d'esordio del gruppo: del collettivo veneto fanno parte i tre sassofonisti della formazione, oltre a Scardino, Piero Bittolo Bon e Francesco Bigoni; sono impegnati invece nel collettivo Bassesfere di Bologna Pasquale Mirra e Antonio Borghini.

Beppe Scardino Orange Room invites the AACM musicians
con gli ospiti dell'AACM:
Leon Q Allen: tromba
Justin Dillard: pianoforte
Khari B: voce, parola, poesia
Edwin Daugherty: sassofoni

Eventi collaterali:
Giovedì 29 Ottobre

ore 18 Biblioteca Comunale, Lungarno Galilei
Presentazione Libro “Jazz! – Una guida completa per imparare ad ascoltare ed amare il jazz” di John Szwed, edizioni EDT/Siena Jazz, partecipa il curatore dell'edizione italiana .
Il jazz è stato spesso definito l'unica forma originale di arte americana o la musica del ventesimo secolo per eccellenza; eppure, malgrado questi appellativi trionfali, si può dire che il jazz sia rimasto anche una delle forme di espressione più spesso fraintese. Nato come musica etnica, si è via via spostato al centro della scena culturale diventando la musica americana più popolare, per trasformarsi subito dopo in avanguardia, di nuovo musica di una minoranza – una combinazione di intellettuali, alternativi e appassionati di ogni parte del mondo. Tutto questo in meno di mezzo secolo. Adesso, prossimo a compiere i suoi primi cento anni, il jazz si è frammentato in molte cose diverse per persone diverse: per qualcuno è una musica d'avanguardia, per altri invece è musica della tradizione. Ma il jazz è qualcosa di più che musica: ha una storia e una tradizione di pensiero, un immaginario e un vocabolario; ha la sua agiografia, con i suoi santi via via eletti oppure rimossi dal pantheon. È una forma d'arte in cui molti diversi codici simbolici vengono ora creati: su disco, nei film, nell'arte, nella letteratura, nella pubblicità, nella moda, nella lingua, persino nel cibo e nelle bevande. Questo libro si propone come un'introduzione generale al mondo del jazz, alla sua storia, ai suoi personaggi, al suo linguaggio e alla sua discografia. Dettagliate e utilissime indicazioni d'ascolto e di approfondimento ne fanno un libro concepito per aiutare a capire, ma soprattutto ad amare il jazz. Il volume è il primo di una collana prodotta in collaborazione tra EDT/Edizioni di Torino e la Fondazione Siena Jazz, ed è arricchito da bibliografie e aggiornamenti concepiti in particolare per l'edizione italiana da Francesco Martinelli, direttore del Centro Studi sul Jazz “Arrigo Polillo”, sezione ricerca della Fondazione stessa.

ore 23.00, Caracol, via Battichiodi 8/10
Luca Collepiccolo, DJ set

Venerdì 30 Ottobre
ore 18.00, Sala Multimediale Cinema Lumière
Incontro con Fred Anderson

Domenica 1 Novembre
Sala Multimediale Cinema Lumiére, ore 15.00
Douglas Ewart, ex presidente della AACM, e i musicisti della associazione incontrano i collettivi musicali italiani. Partecipano Bassesfere (Bologna), El Gallo Rojo (Venezia), Iato (Roma), Improvvisatore Involontario (Catania), “Casa del popolo” di Lodi.

Caracol, Via Battichiodi / ore 21.30

NewYork, Chicago, Los Angeles / Free Music attraverso gli USA

Martedì 6 Ottobre
Due film sul primo Sun Ra:
“ The Cry of Jazz”, 1959, diretto da Edward O. Bland
“The Magic Sun”, 1966, diretto da Phill Niblock (35′)
La proiezione di “Space is the Place” nel corso della prima edizione di An Insolent Noise ha destato grande interesse per la straordinaria personalità afrofuturista di Sun Ra. Il film di Bland è la prima testimonianza visiva della Arkestra, curata da un compositore e bandleader afroamericano che utilizza rarissime immagini del primo gruppo di Sun Ra nei nightclub di Chicago per costruire un saggio polemico sulla discriminazione razziale in musica, subito prima dell'esplosione della lotta per i diritti civili. Il film di Niblock è un classico del cinema underground con musica originale di Sun Ra e immagini di dettagliati primi piani delle mani dei musicisti processate poi in negativo.

Martedì 13 Ottobre
Inside Out In The Open – Un viaggio espressionistico nella musica nota come free jazz”
Interviste, performance dal vivo e registrazioni storiche del free jazz di New York: tutto quello che il revisionista Ken Burns non ha detto nei suoi dieci DVD. Diretto da Alan Roth, con Marion Brown, Roswell Rudd, John Tchicai, Alan Silva, Burton Greene, Joseph Jarman, Baikida Carroll, William Parker, Daniel Carter, Matthew Shipp, Susie Ibarra.

Martedì 20 Ottobre
Leimert Park – La storia di un villaggio di South Central Los Angeles”
Subito dopo la rivolta del 1992 uno straordinario gruppo di artisti e musicisti crea un movimento artistico underground che trasforma una comunità”. Diretto da Jeannette Lindsay, con tra gli altri Billy Higgins e Horace Tapscott, che ha anche composto la colonna sonora originale.

Martedì 27 Ottobre
“Rising Tones Cross”
Diretto da Ebba Jahn, il documentario presenta il Sound Unity Festival del 1985, organizzato da William Parker e Peter Kowald, precursore di quello che è oggi il Vision Festival. Centrato sulle storie parallele di Charles Gayle e Peter Kowald, presenta tra gli altri Don Cherry, Peter Brotzmann, Billy Bang, Charles Tyler, Roy Campbell Jr., Rudiger Carl, Daniel Carter, Dennis Charles, Ellen Christi, Curtis Clark, Marilyn Crispell, Wayne Horvitz, Masahiko Kono, Jeanne Lee, Wilber Morris, Bobby Previte, Irene Schweizer, David S. Ware, Frank Wright, John Zorn.

“Storia e storie del jazz – quattro musicisti, quattro vite, quattro epoche”
Su invito dell'UNIDEA – Università degli Adulti di Pisa il Direttore Artistico di An Insolent Noise Francesco Martinelli terrà cinque conversazioni dedicate al jazz e alla sua storia con il seguente calendario:
Lunedì 5 ottobre ore 17.00 conferenza introduttiva: “Ascoltare il jazz”
Mercoledì 25 novembre ore 15:30 “Jelly Roll Morton: tra New Orleans e la California”
Mercoledì 2 Dicembre ore 15:30 “Django Reinhardt: sogni gitani”
Mercoledì 9 Dicembre ore 15:30 “Charlie Parker: il volo spezzato di Bird”
Mercoledì 16 Dicembre ore 15:30 “Charles Mingus: in altre parole, io sono tre”
Tutte le conversazioni avranno luogo presso l'Istituto Tecnico Commerciale “A. Pacinotti”in via Benedetto Croce, 34 – Pisa. Sito web: www.unideapisa.com

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