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Due grandi appuntamenti alla Casa del Jazz; martedì 17 novembre sarà di scena Al Foster mentre il giorno dopo sarà la volta di Marcus Roberts.

Foster è tra l'altro l'unico musicista ad aver collaborato in entrambi i periodi con Davis, il quale ebbe a dire di lui nella sua autobiografia: “Il groove di Al Foster e la sua capacità di sostenerlo all'infinito erano esattamente quello che io cercavo”. Ha inoltre suonato per molti anni nel trio di Joe Henderson, prendendo parte a incisioni come “State of the Tenor” vol. 1 e 2, registrati dal vivo al Village Vanguard con la partecipazione di Ron Carter e usciti per la Blue Note, e lo splendido “An Evening with Joe Henderson” con Charlie Haden, registrato dal vivo e uscito per l'italiana Red Records, tutte incisioni fondamentali per il rilancio della carriera del grande tenorista. Musicista di grandissimo vigore e altrettanto spiccata sensibilità, batterista dai notevoli mezzi tecnici e dalla completa padronanza di molti stili, Foster è universalmente apprezzato per la sua capacità di esaltare al meglio qualsiasi situazione musicale e/o solista, attraversando empaticamente il dipanarsi dei vari percorsi musicali con esiti altamente carismatici.
Da diversi anni Foster è attivo con il quartetto che presenta in questo tour italiano, un affiatato gruppo che vede la partecipazione di tre straordinari giovani musicisti residenti a New York e attivi da tempo sulla scena jazzistica internazionale, come il sassofonista di origine israeliana Eli Degibri, che ha suonato tra gli altri con Herbie Hancock, la Mingus Big Band ed Eric Reed, il pianista Adam Birnbaum, che ha suonato tra gli altri con Greg Osby, Eddie Henderson e Wynton Marsalis, e il contrabbassista Doug Weiss, che ha collaborato tra gli altri con Peter Bernstein, Fred Hersch, Luciana Souza e Kevin Hays.

Mercoledi 18 novembre la Casa del Jazz,in collaborazione con Around Jazz presenta: il concerto del trio del pianista Marcus Roberts con un programma che ha le radici nel gospel e nel ragtime, nei ritmi latini e nel blues.Questo concerto è nell'ambito di Piano 3angle”, sezione che presenta tre sfaccettature del piano jazz contemporaneo.
L'escursione tra jazz, improvvisazione e grande libertà di espressione nel trio guidato dal pianista innovativo e originale Marcus Roberts (Jacksonville, Florida), riconosciuto come uno degli artisti più versatili nel jazz. Sin dal '94 ha all'attivo concerti memorabili e collaborazioni importantissime, e una capacità straordinaria di essere sempre innovatore pur seguendo la grande tradizione. Con Roland Guerin (basso) e Jason Marsalis (batteria), Roberts esegue un programma che ha le radici nel gospel e nel ragtime, nei ritmi latini e nel blues, ispirandosi alla lezione dei giganti nel piano e al suo ultimo lavoro discografico “New Orleans meets Harlem, Vol.1” (J-Master 2009).
Diventato cieco all'età di cinque anni, inizia a cimentarsi da solo al pianoforte. A dodici anni riceve le prime lezioni e allo stesso tempo, ascoltando la musica alla radio di Duke Ellington, Benny Goodman, Mary Lou Williams e altri grandi musicisti, decide di diventare un pianista jazz.
Il Marcus Roberts Trio nasce nel 1993, ispirato dall'interesse del leader per i trii prestigiosi come quelli di Nat Cole, Oscar Peterson, Errol Garner, e Ahmad Jamal. Lontano dalle luci della ribalta per circa otto anni, da quando realizzò il suo ultimo CD “Cole After Midnight” (Sony), Roberts, dopo aver trascorso questi anni a lavorare in studio a nuovi lavori discografici, a ricevere il premio con il suo trio jazz per la rielaborazione dell'opera di George Gershwin “Concert In F” con la New Japan Philarmonic diretta da Sciji Ozawa, e rivisitare lo stesso concerto con Osawa e la Berlin Philarmonic Orchestra considerata la più importante orchestra sinfonica nel mondo, a insegnare al Florida State University, decide finalmente di ritornare sulla scena discografica con questo nuovo album “New Orleans Meets Harlem, Vol.1” considerato dalla critica specializzata un lavoro di straordinaria creatività e che lo stesso J-Masters (come affettuosamente chiamano Marcus gli amici) considera come una svolta importante nella sua carriera, dopo un lungo periodo sabbatico.
La sua filosofia jazz legata all'improvvisazione, e il profondo rispetto per i grandi maestri del jazz e della musica classica, gli permette di fondere tutti gli stili della grande musica di ogni epoca con un talento e un'inventiva straordinari.
In New Orleans meets Harelm, Vol.1 Roberts, Marsalis e Guerin, hanno radicalmente rivisitato lavori come quello di Jelly Roll Morton “New Orleans Blues”, o di Duke Ellington “Black And Tan Fantasy” o di Monk come “In Walked Bud”, fratturando il ritmo, applicando il linguaggio contemporaneo delle armonie di Ellington come “Pie Eye Blues” per prepararsi ad un soliloquio pianistico degno di Chopin o Liszt nel brano di Morton “Jungle Blues”. Ma attraverso questo approccio all'improvvisazione jazz molto vicino a Duke, Monk o Morton, si può riconoscere uno stile unico e autentico di Roberts e del suo trio, il cui affiatamento è tale da renderlo un unico impressionante strumento.

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