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Un altro grande del jazz italiano ci ha lasciati: all'età di 77 anni si è spento Bruno De Filippi, nome noto anche al di fuori egli ambienti prettamente jazzistici. Fu proprio De Filippi a scrivere quel “Tintarella di Luna” portata al successo da Mina durante gli anni '60.
Ma la personalità di De Filippi era molto più complessa e impossibile da circoscrivere all'interno di un qualsivoglia recinto stilistico: armonista e chitarrista di rara eleganza , nel campo del jazz aveva collaborato con alcuni nomi illustri quali Louis Armstrong , Gerry Mulligan, Lee Konitz, Lionel Hampton… mentre nel vasto territorio della musica leggera era stato vicino a grandi stelle quali Ornella Vanoni, Enzo Jannacci , Ornella Vanoni, Angelo Branduardi, Pino Daniele e Adriano Celentano prima che questi abbracciasse la nuova professione di predicatore.
Milanese di nascita, comincia ad interessarsi di musica suonando la chitarra; le prime esperienze sono nell'ambito del rock ma ben presto abbandona lo strumento a corde per suonare l'armonica. E con tale strumento ottiene le più grosse soddisfazioni della sua vita.
Uomo di modi squisiti, non l'ho mai visto adirato, ma sempre gentile e disponibile…e al riguardo voglio citare l'ultima volta che l'ho sentito al telefono. Stavo conducendo un ciclo di ascolti alla Casa del Jazz e mi serviva del suo materiale che non riuscivo a recepire altrove; l'ho chiamato e nonostante non ci sentissimo da circa due anni è stato ancora una volta di una disponibilità assoluta.
Insomma un grande musicista …ma anche quel che si dice un gran signore.
Era una bella persona, oltre che, naturalmente, un musicista raffinato. Lo ricordo a San Remo, mentre cercava di carpire segreti a Toots: sull’armonica a bocca Bruno usava il tasto per i semitoni, mentre Toots li otteneva modificando la colonna d’aria. Poi abbiamo fatto un po’ di cose insieme. Una bella variazione su ‘Black Sheep’, con uno swing trascinante e rilassato che gli era proprio, in cui suonava sia la chitarra sia l’armonica. Un solo struggente, all’armonica, in ‘Blue Gal of My Life’ nella prima metà degli anni ’80. Ci siamo ritrovati in tempi recenti, tramite Giuseppe Ballaris, ed è stato un grande piacere, credo, per tutti e due. Della mia musica attuale diceva che era un po’ fuori da quello che lui sentiva come jazz. Così era venuta fuori l’idea di fare insieme un album dedicato a una serie di canzoni abbastanza folli degli anni ’50, dove ci saremmo divertiti a giocare con i testi assurdi e con lo swing leggero e stimolante che le caratterizzava: ‘Sotto le piante di cocco’, di Cichellero, piuttosto che ‘Sul muretto d’Alassio’ di Di Ceglie, oppure ‘Avevo appuntamento per le nove – ma chi si muove’… In pochi mesi il jazz italiano ha perso due importanti protagonisti: Gianni Basso, che senza proclami ha indicato una via italiana al jazz, e Bruno De Filippi, così diverso da Gianni nell’approccio, ma con una musicalità altrettanto forte. Ci mancherà, ci mancheranno.