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Carla Bley – “ Carla's Christmas Carols” – Watt/35

Devo confessare che mai avevo ascoltato una Carla Bley così delicata, al limite della commozione.

Accompagnata dal fido partner Steve Swallow al basso elettrico e dai tedeschi del “Partyka Brass Quintet” ,Carla propone un repertorio di motivi natalizi che potrebbe facilmente scadere o nel commerciale o nel dolciastro.

Niente di tutto questo: l'album è superlativo e si fa ascoltare con immutato interesse dal primo all'ultimo minuto, evidenziando una grande e sincera passione della pianista, compositrice-arrangiatrice per questo genere, passione che nasce dalla sua infanzia quando ascolta il padre suonare l'organo e dirigere il coro. Così nel 1960 comincia ad arrangiare motivi natalizi e questo album rappresenta l'ultima fatica in tal senso.

Il repertorio comprende sia brani tradizionali sia composizioni originali sia brani firmati da altri musicisti ma l'impronta del leader è sempre ben presente: gli arrangiamenti preziosi, le armonie ricercate ma semplici all'ascolto, l'uso del contrappunto, il dialogo tra piano e ottoni, il gioco sulle dinamiche, il gusto delle sfumature…sono tutti elementi propri della poetica di Carla che ritroviamo in questo album impreziositi, come si accennava all'inizio, da una dolcezza questa sì non sempre usuale.

E per avere una conferma di queste affermazione si ascoltino con attenzione “God Rest Ye Merry Gentlemen, part two” in cui Carla Bley da un saggio di cosa debba intendersi per “swing implicito” slegato, cioè, da qualsivoglia virtuosismo e la personalissima versione di “O Holy Night”.

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Vito Di Modugno – “Organ Trio Plus Guest” Red Records 123309

Amate lo swing e l'organo Hammond? Allora non dovete lasciarvi sfuggire questo album del trio di Vito Di Modugno con Pietro Condorelli alla chitarra e Massimo Manzi alla batteria con l'aggiunta di Michele Carrabba al sax tenore e Pino Di Modugno all'accordion.

Ascoltando dischi come questo ogni volta mi torna in mente un vecchio interrogativo: ma perché hanno smesso di produrre l'organo Hammond, strumento inimitabile per varietà timbrica e dinamica . Nell'attesa di una risposta che ovviamente non arriverà, gustiamoci l'Hammond suonato da specialisti del calibro di Vito. Nelle sue mani l'organo evidenzia appieno tutte le sue potenzialità ; stilisticamente la derivazione da Jimmy Smith e Larry Young è palese, eppure Vito è riuscito egualmente ad elaborare un linguaggio personale sorretto da una vitale fantasia, da una visione armonica assai sofisticata e da un senso del ritmo assolutamente inesauribile. Frutto probabilmente del fatto che suona anche il piano, in cui è diplomato, ed il basso sia acustico sia elettrico. Ma Di Modugno da solo non sarebbe bastato a confezionare un album così pregevole; man forte gli hanno dato i suoi compagni d'avventura (splendidi tra l'atro sia gli interventi del chitarrista Condorelli, sia il mix organo-fisarmonica) e la felice scelta del repertorio destinata ad un pubblico eterogeneo in cui al pubblico più squisitamente jazzistico si aggiunge quello più funky

Nell'album figurano, infatti,oltre ad alcuni originals di Vito, temi di Mingus,di Silver, di Joe , di Eddie Gomez, di Corea ma anche un meraviglioso “Litthe Wing” di Jimi Hendrix proposto in una versione tanto originale quanto riuscita.

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Keith Jarrett – “Testament PARIS/LONDON” ECM 2130-32

Ancora una volta Jarrett ha fatto centro: il pianista di Allentown ci regala, infatti, incisioni assolutamente straordinarie sia per concezione d'assieme, sia per bellezza ed originalità di composizione, sia per qualità esecutive.

L'album si compone di tre CD contenenti la registrazione dei concerti tenuti alla Salle Pleyel di Parigi il 26 novembre 2008 (il primo) e alla Royal Festival Hall di Londra il 1 dicembre 2008 (gli altri due).

Abbandonata la consueta formula del trio, Jarrett si presenta in splendida solitudine, formula che frequenta con successo già dai primissimi anni '70 quando cominciò ad esibirsi in lunghe performances improvvisate di solo piano. Ho avuto modo di assistere ad alcune di queste esibizioni e, ad onor del vero, specie negli ultimi tempi, non sempre Jarrett era apparso del tutto convincente , denotando qualche stanchezza di troppo, probabilmente dovuta anche alle non perfette condizioni fisiche. Ma, alla fine del 2008 Jarrett doveva stare davvero bene se è riuscito a restare sugli altissimi livelli documentati da questo “Testament”. E' infatti un Jarrett superlativo quello che Parigi e Londra ci restituiscono in queste incisioni, un Jarrett che va considerato in assoluto uno dei migliori pianisti che il mondo della musica possa vantare. Il pianista improvvisa con grande facilità di eloquio, trovando al suo interno ogni soluzione per uscire dai terreni, spesso infidi, in cui si è avventurato come viandante senza bussola e ,quel che più conta , senza meta. E' infatti assai probabile che sia a Parigi sia a Londra Jarrett si sia seduto al pianoforte senza sapere esattamente cosa avrebbe suonato, lasciandosi andare semplicemente (si fa per dire) all'ispirazione del momento , cosa che solo grandissimi artisti si possono permettere con esiti tanto felici.

Insomma momenti di grandissima musica!

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London Concertante – “Piazzolla and beyond” – harmonia mundi 907491

Chi segue “A proposito del ” sa bene quanto lo scrivente ami la musica di Piazzolla soprattutto per la carica drammatica e di pathos che la stessa racchiude. Ma proprio per questo motivo sono pagine assai difficili da riprodurre: di qui una serie infinita di album dedicati alla musica del compositore argentino di cui si salvano veramente in pochi.

Questo “Piazzolla and beyond” appartiene a tale ristretta cerchia e il perché è tutto racchiuso in due elementi: la bravura del gruppo londinese e la scelta del repertorio che, come vedremo, non si è limitato al solo Piazzolla.

London Concertante è considerato , a ben ragione, uno dei migliori ensemble di musica da camera del mondo. Costituito nel 1991, ha acquisito una tale popolarità da effettuare ogni anno almeno un centinaio di concerti. Così, ad esempio, nel 2008 ha suonato negli States, a Cipro, in Spagna e in Turchia presentando un repertorio assai variegato, imperniato sia sui capolavori della musica da camera, sia su contemporanei di assoluto livello quali, per l'appunto Piazzolla. Il gruppo guidato con estrema competenza da Chris Grist in veste di direttore artistico, si caratterizza per la straordinaria bravura dei suoi componenti, in primo piano il violinista Adam Summerhayes .

Per questo album London Concertante , come si accennava, presenta , accanto alle musiche di Piazzolla, composizioni di altri due artisti: David Gordon e il già citato Adam Summerhayes che hanno voluto dedicare alcuni lavori al compositore argentino. Ovviamente non è il caso di fare paragoni eppure si può affermare, senza tema di smentita, che i due hanno ben percepito l'intima essenza dell'animo di Piazzolla riuscendo a scrivere pagine che rivelano evidenti tracce della musica e dell'idioma di Piazzolla ma rivisti e filtrati attraverso la propria sensibilità e immaginazione giungendo così a qualcosa di assolutamente nuovo.

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