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Enrico Rava

E' stata una serata di poche ma dense parole e di tanta e densissima musica quella alla sala Sinopoli dell' Auditorium per la 27° edizione del referendum “Top Jazz” della rivista “Musica Jazz”.
Le dense parole erano legate strettamente alla musica, e provenivano da artisti ora emergenti quale Luca Aquino, ora “pezzi da novanta”, quali Antonello Salis ed Enrico Rava, dunque (cosa non usuale) sono state belle anche esse. Come nel caso dei ricordi dello stesso Rava, che raccontava della prima edizione del referendum con il piacere legato ad un clima di “restaurazione” del jazz che finalmente, dopo il ‘68, ricominciava a poter essere suonato nei teatri e nei club invece che in luoghi “trasgressivi” come fienili o tetti o campanili.

La densissima musica è stata variegata, piena di suggestioni, e ha visto interagire i musicisti in formazioni diverse; ed è sempre bello veder improvvisare artisti così tra loro difformi che trovano (senza aver praticamente provato ) un linguaggio comune dal quale partire. Il piano solo di Dado Moroni (vincitore nel settore tastiere) ha aperto la serata, con il suo stile inconfondibile, i suoi impasti di note equamente distribuiti tra mano destra e sinistra, la sua inclinazione verso gli accordi e il suo improvviso svettare nel campo melodico, ed è stato commovente sentirlo dedicare il suo premio al compianto Gianni Basso.
Da Moroni in solo all' inizio alla big band al completo di tutti i vincitori in conclusione di serata (diretta dal geniale Dino Betti Van Der Noot, vincitore come miglior compositore / arrangiatore) il palco si è progressivamente affollato di musicisti notevolissimi e bisogna dire mai ripetitivi e mai banali. Se Luca Aquino (vincitore come nuovo talento e con un fraseggio già riconoscibile), Fabrizio Bosso (migliore nella categoria ottoni e miglior cd ex equo con Enrico Rava) e Roberto Gatto (migliore nella categoria basso / ) hanno entusiasmato il pubblico con i loro soli ma anche con il rigore dei loro obbligati – coadiuvati da Paolino Dalla Porta e dello stesso Moroni, (migliore nella categoria miscellanea / voce) e Francesco Bearzatti (migliore nella categoria ance) hanno ipnotizzato con i loro scambi timbrici, melodici e ritmici, tutta morbida suggestione e ricerca continua del suono, e delle sovrapposizioni elettroniche di cellule melodiche reiterate e sovrapposte, camminando tra sperimentazione e suoni naturali, quasi ancestrali.
Enrico Rava (musicista dell' anno)in gran forma e liricamente ispirato ha duettato con Moroni, ed è stato bello anche questo fresco tuffo nelle acque di brani strepitosi come “Polka dots and moonbeams”, in cui ci si possono godere le dinamiche e l' interplay di un jazz elegante ma mai di maniera.
Roberto Gatto è un prodigio di tecnica batteristica e non solo, e compone anche in maniera interessante, tanto che in una atmosfera latineggiante ogni musicista ha potuto esprimersi divertendosi visibilmente creando notevole interplay.
Il duo Bosso – Salis (migliore disco dell' anno) tira fuori da tromba e pianoforte i suoni piu' estremi pur toccando brani stranoti come “Over the raimbow” o “Caravan” .
Assente Gianluca Petrella (miglior gruppo) ma presente al completo la sua “ Cosmic Band”, composta di giovanissimi musicisti.
Come accennato si è concluso in bellezza con Dino Betti Van der Noot e il suo “9 to 10”, in una atmosfera crescente, con soli eseguiti a due a due in un progressivo ispessirsi armonico e di volumi che sono esplosi in un finale veramente coinvolgente.
Premi meritati dunque, importanti – specie per le nuove leve – e la speranza di un continuo emergere di musicisti da conoscere che, come ha affermato la De Vito, risultano “nutrienti” per il jazz, cosa che ha sottolineato lo stesso Rava parlando dell' importanza del contatto con artisti giovani. A questo proposito è bello che venga qui evidenziato il settimo posto del batterista di Ivrea Massimo Barbiero, cosa che dà la positiva sensazione che qualcosa si stia smuovendo.

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