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In questi ultimi giorni il Paese intero, dalle Alpi alle Piramidi, è dilaniato da un terribile dilemma: è giusto o no che Morgan sia stato escluso dal Festival di Sanremo per alcune dichiarazioni sull'uso di cocaina? E' un bene o un male che comunque il Nostro sia presente all'Ariston magari come ospite d'onore (sic)?
Ovviamente la gravità del problema ha sollecitato l'intervento delle migliori menti italiote nonché due puntate di quella che oramai viene considerata la terza Camera dello Stato, alias “Porta a Porta”; eppure per quanto terribile, la questione avrebbe potuto essere risolta con relativa facilità se solo la si fosse affrontata con la mente un po' aperta, travalicando i confini del contingente. A questo punto vi starete chiedendo: sì, va bene, ma tutto questo che c'entra con il jazz?
Ed eccoci al punto. Il mondo del jazz, purtroppo, è stato per anni ed anni flagellato dal fenomeno della droga; almeno fino ad un certo periodo, trovare nel mondo della musica afro-americana qualcuno che non facesse uso di stupefacenti era molto difficile… per usare un eufemismo. Certo le motivazioni erano le più diverse: per sfuggire ad una condizione esistenziale impossibile, per trovare improbabili risorse laddove il proprio fisico non rispondeva più, per spirito d'emulazione e seguire così la sorte maledetta dei propri idoli… Insomma , per colpa delle droghe, leggere o pesanti che fossero, molti artisti hanno subito eventi terribili: alcuni (vedi Chet Baker) sono stati arrestati, altri (come Charlie Parker) sono stati ricoverati in ospedali psichiatrici che proprio dei paradisi non erano… molti, moltissimi sono morti prematuramente per l'uso sconsiderato di tali sostanze.
Eppure tutto ciò non ha impedito di lasciare ampia testimonianza della loro arte, del loro genio… ché di questo stiamo parlando. Chet Baker, Charlie Parker assieme, tanto per fare qualche altro nome, a Lester Young, Billie Holiday, Miles Davis, John Coltrane… e l'elenco potrebbe essere non lungo ma lunghissimo, sono ancora oggi ricordati come degli innovatori, degli artisti che hanno saputo indicare nuove strade, aprire nuovi orizzonti.
Ciò per dire che ,così come ieri , anche oggi fare uso di droghe è pericoloso e bisogna assumersene le responsabilità, senza che gli eventuali impedimenti da ciò derivanti debbano necessariamente tarpare le ali a chicchessia. In altri termini se Morgan è quel musicista geniale di cui tanto si parla, cosa di cui francamente fino ad oggi non mi sono accorto, non sarà certo l'esclusione da Sanremo a comprometterne una brillante carriera… anche perché non mi sembra che in televisione sia proprio uno sconosciuto. Quindi, fatte ovviamente le debite proporzioni (anzi chiedo scusa per l'incauto paragone funzionale solo a questo discorso) così come Parker, e compagni hanno fatto valere il proprio talento al di là dei problemi che hanno avuto nel corso della loro travagliata esistenza, così Morgan, se davvero vale, avrà modi e tempo di deliziarci con la sua musica
D'altro canto sentiamo ripetere da tutti che Sanremo poco o niente rappresenta per il panorama musicale e poi leghiamo le sorti di un così prestigioso artista alla partecipazione o meno a tale kermesse? Non sarebbe il caso di essere tutti un po' più coerenti?
Semplicemente, aggiungo, caro Massimo, che si parla oramai di cio’ che fa notizia della musica (e cioe’ un presunto paesaggio di sfondo che fa colore – come la diade artista/eccesso) piu’ che della musica, presino se stiamo parlando di musica leggera.
il problema è,forse, che questa non è una notizia…
che non centra la musica….
la musica non è Sanremo e non lo è Morgan, nè credo sia una notizia che in Italia l’uso di cocaina sia ormai prima che un danno a se stessi un modus vivendi, manifesto stesso di una cultura decadente da cui siamo ormai circondati da tempo.
magari fosse solo perbenismo,o un disegno cattolico di ritorno…temo di più il vuoto che avanza di fronte ad un impotenza culturale alternativa, a ragioni culturali fatte di contenuti e qualità.
C’è poco in giro, e non c’è più una politica degno di questo nome che possa rappresentare la parola cultura,la capacità di promuovere idee e contenuti…anche il giornalismo è spesso in ginocchio e non solo in politica….
No Morgan non è un gran problema, se non per se stesso.
ciao, Massimo
Sono d’ accordo: e comunque questa di Morgan e’ un’ altra occasione per far parlare di un Festival di Sanremo oramai sempre piu’ sfruttato ed inscheletrito, ha quasi una funzione di specchietto per le allodole (a parte il giro di milioni che lo alimenta, naturalmente).
Grazie, perché da una questione che ha di poco dell’inutile, è nato un bell’articolo. Quanto a Sanremo, non mi sembra che abbia mai dato un reale contributo all’evoluzione della cultura musicale. Non trovo la manifestazione interessante neanche come “campione” di indagine sociologica. Fatto grave è che sul vuoto che tenta di guadagnare terreno in Italia, si innesti un moralismo sempre più beceramente cattolico. Se così non fosse, potremmo fieramente fregarcene.
Caro Gerlando,
concordo su tutto.
E anche in questa occasione, povera Italia…