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Bill Frisell (foto Daniela Crevena)

Da un po' di tempo a questa parte è tornata d'attualità una pratica davvero “vecchia” , vale a dire l'accompagnamento “live” di film muti.
Prima dell'avvento del sonoro era questa, ovviamente, la regola e tale terreno era frequentato con eccellenti risultati anche da jazzisti di vaglia quali, tanto per fare qualche nome, Fats Waller e Count Basie.
Successivamente il connubio tra cinema e jazz ha raggiunto forme di sofisticazione molto più elevate grazie alle colonne sonore ed anche in questo caso l'apporto dei musicisti jazz è stato di rilievo: un nome per tutti, Miles Davis.
Oggi, nella cornice di un rinnovato interesse per quanto di buono ci ha lasciato il passato, non sono pochi i jazzisti che si stanno cimentando nell'accompagnare dal vivo le immagini che scorrono sul grande schermo. Così mercoledì 17 febbraio all'Auditorium Parco della Musica , il di Bill Frisell con Tony Scherr al basso elettrico e Kenny Wollesen alla batteria si è cimentato con le immagini tratte da animazioni e film muti .

More solito, la musica del chitarrista è apparsa di straordinaria attualità; strumentista di talento, Frisell aveva già dimostrato di poter transitare con disinvoltura dal jazz più canonico alla musica d'avanguardia…sino a sfiorare il folk conservando, comunque, una ben precisa identità stilistica. Ed ovviamente la stessa cosa è accaduta quando si è dovuto confrontare con le immagini filmiche. Il concerto è iniziato con la visione delle animazioni surreali di Jim Woodring e le note di Frisell e compagni che veleggiavano nell'aria, ma l'atmosfera era ancora come sfarinata facendosi oggettivamente fatica a collegare musica ed immagini. Poi, a poco a poco, come attratta da una sorta di legge di gravità, la musica si faceva sempre più materica. Così mentre sullo schermo si succedevano dapprima le immagini di Bill Morrison che ha ricostruito il film “The Mesmerist” del 1926 e poi le classiche trovate di Buster Keaton, il concerto spiccava il volo verso vette ora di grande intensità espressiva, ora di più pacata sottolineatura, ma sempre con eccezionale inventiva e sorprendente interplay. In realtà la coesione fra i tre appariva straordinaria così come straordinaria era la qualità della musica proposta: se tenevi gli occhi ben aperti e fissavi le immagini il commento sonoro risultava di assoluta pertinenza, viceversa se li chiudevi e ascoltavi solamente, la proposta musicale aveva una sua ben precisa ragion d'essere, del tutto indipendente dalle immagini.

Giovedì pomeriggio, organizzata dall'Ambasciata svedese alla Fonderia delle Arti, l'esibizione dello svedese Mats Hedberg alla chitarra e del napoletano Giovanni Imparato alle percussioni. Il programma si basava su un preciso filo logico: sottolineare in musica i legami che esistono tra il mondo scandinavo e quello napoletano. La chiave scelta è stata quella giusta: far interagire le melodie napoletane e quelle scandinave con un gioco ad incastro impreziosito dalla bravura e dalla sensibilità dei due musicisti. Così, quando il pallino era nelle mani del napoletano, questi intonava i pezzi celebri della tradizione partenopea con un filo di voce nasale ma precisa e tagliente, con scansioni ritmiche assolutamente diverse dall'originale permettendo così al compagno di inserirsi , con la sua chitarra, nelle pieghe del discorso e in tal modo il brano veniva rivissuto dall'interno . Nel caso contrario era Imparato a vestire con una nuova veste ritmica i brani proposti da Hedberg . Insomma si era creato davvero un clima magico tra palco e uditorio quando il musicista napoletano ha pensato bene di ammannirci un discorsetto di circa cinque minuti sui legami tra Napoli e la e sui guasti delle multinazionali americane in contrapposizione ad Ikea … Che Celentano stia facendo breccia anche al di fuori della musica “leggera” ?
Comunque questa di interrompere i concerti per proporci considerazioni “politiche” il più delle volte non richiese se non inconsistenti è pratica che quanto prima meriterà qualche ulteriore riflessione.

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