Tempo di lettura stimato: 3 minuti

San Remo 2010

San Remo 2010

Archiviata anche la sessantesima edizione del Festival di Sanremo, eccomi qui, come lo scorso anno, a pormi la medesima domanda: ne parliamo o non ne parliamo? In realtà la risposta è stata anticipata dal “nostro” Simone Minzi che ha già espresso la sua opinione al riguardo..opinione che non coincide del tutto con quella che, se vorrete, leggerete tra poco.
Visto quanto accaduto sul palco dell’Ariston io credo che oramai il Festival stia cambiando pelle…e non è detto che la situazione migliori: da gara canora la kermesse sanremese si sta trasformando in una sorta di micidiale duello ravvicinato tra Talent Show, ovvero “X Factor” da una parte e “Amici” dall’altra, con tutte le conseguenze che ciò comporta soprattutto sul piano dei gusti musicali che si intendono imporre al pubblico. La realtà, purtroppo, non si presta a molte altre interpretazioni: 2009, Marco Carta vince ad “Amici” e bissa a Sanremo; 2010 Valerio Scanu secondo ad “Amici” e primo a Sanremo con “Tutte le volte che” scritta, guarda caso, da quel Pierdavide attuale concorrente di “Amici”; terzo Mengoni proveniente da “X Factor”. Ma non basta perché tra le nuove proposte vince “Il linguaggio della resa” di Tony Maiello, “curato” da Mara Maionchi ovvero scuderia “X Factor”.
Insomma è come se oramai le sorti delle competizioni canore nel nostro paese siano in mano sempre allo stesso pubblico di fanciulline adolescenti e urlanti che poco o nulla hanno a che spartire con la musica. E che il discorso delle preferenze risulti oramai scollegato da qualsivoglia valore estetico della canzone lo dimostra il fatto che a contendersi la vittoria sul palco dell’Ariston, assieme a Scanu e Marco Mengoni ci fosse pure una delle peggiori canzoni mai presentate al Festival Sanremese, “Italia amore mio” ,interpretata da Pupo, Emanuele Filiberto di Savoia e dal tenore Luca Canonici.

E a questo punto una parentesi si impone. Ogniqualvolta lascio il mondo del jazz per occuparmi di musica leggera, provo un certo imbarazzo in quanto raramente riesco a trovare qualcosa che soddisfi le mie esigenze di ascoltatore. Insomma mi colpevolizzo perché ritengo che forse le mie abitudini di ascolto mi impediscono di trovare quanto c’è di buono anche nel campo del pop italiano. Ma questa volta non ho il benché minimo dubbio: “Italia mia” è una canzone dal punto di vista musicale inesistente e con un testo che definire “ridicolo” è far sfoggio di buonismo. Si tratta, insomma, di una melassa insulsa che mai avrebbe dovuto essere selezionata per la kermesse sanremese e bene ha fatto il pubblico dell’Ariston a fischiarla sonoramente. Ma come si fa, nel 2010, a proporre un testo che recita:

(E. Filiberto) Ricordo quando ero bambino, viaggiavo con la fantasia,
chiudevo gli occhi e immaginavo, di stringerla fra le mie braccia.
(Pupo) Tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente,
ma chi si può paragonare, a chi ha sofferto veramente.
(L. Canonici) Sì stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio
Io, io non mi stancherò, di dire al mondo e a Dio, Italia amore mio

Ma ci faccia il piacere, avrebbe sentenziato il mitico Totò.
Confesso che quando la Clerici ha annunciato le tre canzoni finaliste sono rimasto letteralmente di sale e se non fosse stato che i televisori costano cari il mio apparecchio avrebbe fatto una brutta fine. Ma per fortuna non sono stato il solo ad avere avuto reazioni così “violente”. Nello stesso “tempio” del Festival, alla lettura dei dati del primo televoto – che ha pesato per il 50% sul risultato, completato per il restante 50% dal giudizio “tecnico’’ dell’orchestra di Sanremo – è scoppiata una bagarre inimmaginabile. Sonori fischi e urla di dissenso del pubblico cui si è accodato, per la prima volta a memoria di chi scrive, l’esplicito disappunto dei componenti l’orchestra (forse la parte migliore di tutto il Festival) che hanno appallottolato e gettato via gli spartiti. Particolarmente contestate le esclusioni dalla finalissima di Simone Cristicchi, Irene Grandi e soprattutto di Malika Ayane alla quale non a caso è andato il premio della critica. Eppure, da questo punto di vista, il Festival era iniziato alla grande con l’esclusione sia di Scanu sia del Principe, i quali successivamente non solo sono stati ripescati ma addirittura portati al trionfo… misteri del televoto!
Insomma un finale non proprio esaltante a chiusura di una edizione sanremese che non passerà certo alla storia né come la migliore né come la peggiore. In effetti dal punto di vista prettamente musicale nulla di nuovo sotto il sole. Sul fronte dei big, ad eccezione della già citata Malika, di Irene Fornaciari e di Noemi non ci sono state canzoni degne di un qualche rilievo. Discorso a parte merita Povia che se non altro ha il merito di farci riflettere con le sue provocazioni sonore.
Sul fronte dei giovani molto significativo il premio della critica assegnato alla splendida Nina Zilli, secondo me la migliore… e non solo tra i giovani.
Per il resto coerente la conduzione di Antonella Clerici che può piacere o meno ma resta sempre sé stessa mentre discutibile come al solito la scelta degli ospiti: che senso aveva Cassano? E quel comico, di cui non vale scrivere il nome, dovrebbe far ridere?
Un’ultima considerazione: non si poteva proprio evitare quello “spottone” finale per Maurizio Costanzo che purtroppo a breve ritroveremo sui teleschermi Rai ?… e poi si parla di rinnovamento!

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares