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To be or not to bop

Jammin' the Book ha iniziato con il 12 aprile una nuova serie di presentazioni librarie che giungeranno sino al 21 maggio. Nel primo appuntamento si è parlato nel consueto orario (19.15-20.30 ca) di “Bitches Brew. Genesi del capolavoro di Miles Davis” di Enrico Merlin / Veniero Rizzardi (il Saggiatore; 12 aprile); seguiranno “To Be or Not to Bop. L'autobiografia” di Dizzy Gillespie con Al Fraser (minimum fax; 20 aprile, con il sottoscritto e Claudio Fusacchia); “Il Blues” di Vincenzo Martorella (Einaudi; 26 aprile); “Altre x-roads. Modi dell'espressività afroamericana: jazz, cinema, letteratura, storytelling, performance” di Franco Minganti (Bacchilega; 3 maggio, con Minganti e l'attore Alberto Rossatti); “Una vita in quattro quarti. Incontri, vicende, testimonianze ed aneddoti di un'esistenza tendenzialmente jazzistica” di Giuseppe Barazzetta (Quaderni di Siena Jazz, 10 maggio, con l'autore e con Franco Caroni, presidente della Fondazione Siena Jazz); “Il ladro di suoni” di Vittorio Giacopini (Fandango; 21 maggio).
Come si accennava, il 20 aprile secondo appuntamento con “To Be or Not to Bop”. L'autobiografia di Dizzy Gillespie con Al Fraser (minimum fax; pagine 680, 20 euro) è un testo che, per sua natura, porterà ad improvvisare attorno alla densa materia musicale ed esistenziale. A trattare la monumentale autobiografia (il 20 aprile, dalle 19.15 alle 20.30) il curatore di JtB, Luigi Onori, ha chiamato il vostro cronista di “A proposito di jazz” ed il conduttore radiofonico e collezionista di filmati Claudio Fusacchia. Quest'ultimo ha selezionato materiali video con Gillespie protagonista che arricchiranno la presentazione.
Dedicata alla moglie Lorraine, redatta con Al Fraser (un valente storico, docente di Studi Afroamericani), “To Be or Not to Bop”è stata edita nel 1979 e nasceva con l'ambizioso proposito di «realizzare la migliore autobiografia di un musicista jazz mai pubblicata: la più completa, la più autentica, la più autorevole». Anche se il progetto è stato, almeno in parte, ridimensionato, il testo ripercorre in ordine cronologico la vicenda di Dizzy Gillespie dalla prima infanzia all'età matura ed è il frutto di un cantiere editoriale durato cinque anni. Fraser ha visionato quanto prodotto su Dizzy da giornalisti jazz, storici, discografi e filmografi; raccolto le narrazioni di Gillespie; intervistato centocinquanta persone che hanno avuto a che fare con il trombettista e messo a confronto le rispettive opinioni. Un lavoro davvero ciclopico che tenta «di rivelare la filosofia estetica di Dizzy (lo “sviluppo progressivo”) e di spiegare la sua fede e le sue convinzioni personali». Eppure – come precisano gli autori nella Prefazione – «To Be or Not to Bop è incentrato principalmente su Dizzy ma, per forza di cose, tocca l'evoluzione del jazz moderno, un corpus musicale straordinario e poderoso».
La presentazione del volume cercherà, in definitiva, di evidenziare i nuclei concettuali forti dell'autobiografia di un jazzista che ha davvero rivoluzionato la musica del suo tempo ed agito sulla società (si legga il capitolo dedicato a Dizzy Presidente).

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