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Ulf Björkman

Bengt Strokirk

Dopo il gradevolissimo appuntamento con Rigmor Gustafsson, il mio carnet prevede una visita presso la storica casa discografica Caprice, fondata nel 1971 e attualmente parte integrante del “Concerts Sweden” una fondazione statale che ogni anno organizza una quarantina di tournée e all'incirca 700 concerti di musica classica, folk e naturalmente jazz.
Nella splendida sede di “Concerts Sweden” e quindi della Caprice Records mi attendono, per una intervista, Ulf Björkman e Bengt Strokirk, rispettivamente responsabile delle vendite e promozioni della casa discografica e produttore jazz.
Ad ambedue rivolgo, quindi, la prima domanda relativa allo stato dell'arte per quanto concerne il mercato discografico con particolare riguardo al mondo del jazz.“La vendita dei CD – mi dice Ulf Björkman – è ancora molto importante sia per la Caprice Records sia per molte altre etichette di jazz. Certo anche il jazz è penalizzato dal download illegale anche se in misura minore rispetto al pop, in una percentuale che potremmo determinare intorno all'8%. Ciononostante lo scorso anno le vendite della Caprice sono cresciute, così come negli ultimi quattro anni. In ultima analisi posso dirle che nel corso dell'ultimo anno più del 95% delle vendite è venuto dai CD e solo il 5% tramite Internet anche se questa percentuale è destinata ad aumentare. Il fatto che le vendite dei CD è cresciuta lo si deve al fatto che molti musicisti hanno preso l'abitudine di vendere i loro CD subito dopo il : se il pubblico ha apprezzato la musica, il CD lo compra immediatamente, anche perché trovare l'album nei negozi non è poi così facile”

– Come mai?
U. B. “Lo scarico illegale da Internet ha avuto conseguenze assai negative sui negozi: immagini che una decina d'anni fa in tutta la Svezia c'erano all'incirca 80-90 eccellenti negozi di jazz… oggi il numero si è drasticamente ridotto a qualche decina…se non meno. Poi ci sono, naturalmente i mercati esteri. Per noi è stato abbastanza facile trovare buoni distributori in Germania, Inghilterra, Stati Uniti. La situazione si fa un po' più difficile nei Paesi del Sud Europa come l'Italia, la Francia, il Portogallo. Comunque c'è sempre la duplice esigenza da un lato di stabilizzare i mercati , dall'altro di cercarne sempre nuovi: per questo motivo siamo presenti nelle più importanti mostre a carattere internazionale; bisogna procedere passo dopo passo”.

– Come valuta lo stato attuale del jazz in Svezia?
“ La situazione – risponde Bengt Strokirk – è difficile da riassumere in pochi termini. Il clima artistico è sicuramente positivo: abbiamo molti musicisti di livello assoluto. Dal punto di vista dell'organizzazione, il discorso è diverso: la crisi ha colpito anche qui e dunque si pone la necessità di ottimizzare le risorse; di qui la necessità di un maggior coordinamento, di una maggiore sinergia tra le varie componenti del jazz svedese anche al fine di meglio promuovere la nostra musica all'estero. Comunque noi, la Caprice Records, il “Cocerts Sweden”, stiamo lavorando con i media per far conoscere i nostri musicisti ovunque e per supportarli…fermo restando che la Caprice Records continuerà a produrre dischi come ha sempre fatto”.
“ Certo – conferma U. B. – attualmente in Svezia possiamo contare su molti musicisti di assoluto livello forse come mai in precedenza mentre il mercato svedese è molto piccolo, quindi assolutamente insufficiente ad assicurare a tutti adeguati livelli di vita: proprio per questo, come diceva Bengt, la Caprice, Concerts Sweden stanno facendo un ottimo lavoro per promuovere i nostri artisti . Ma è un'impresa difficile. Se ci sono, ad esempio, delle radio interessate a riprendere i concerti dei nostri musicisti, o se bisogna andare all'estero si pone il problema dei viaggi: per una sola data non ha senso…insomma la situazione è davvero complessa”.

Bengt Strokirk

Ulf Björkman

– Un tempo i musicisti scandinavi, soprattutto norvegesi, venivano supportati dallo Stato quando non avevano sufficiente lavoro; com'è la situazione oggi in Svezia?
U.B. “Ci sono alcuni artisti assai famosi che ricevono una sorta di salario dallo Sato, ma ciò va man mano scomparendo”.
B.S. “Si tratta, oramai, di vere e proprie eccezioni: intendo dire che questo tipo di supporto è riservato davvero a grandi artisti che ne hanno bisogno. D'altro canto i conti pubblici non permettono certo di largheggiare sotto questo profilo. Comunque ci sono delle coperture nel caso in cui il musicista rimanga senza lavoro, naturalmente per un limitato periodo di tempo. Noi abbiamo una nuova organizzazione che, nel caso in cui non abbiano lavoro, impiega direttamente i musicisti per un periodo di pochi anni dando loro la possibilità di suonare e di guadagnare”

– Una sorta, dunque, di cassa integrazione che in Italia è difficile solo ipotizzare per i musicisti non “impiegati” in pianta stabile come quelli che lavorano con le orchestre “classiche”…
B.S. “Questo deve cambiare perché gli standards europei chiedono qualcosa di diverso. Una volta c'era una grande differenza tra i musicisti classici e quelli di jazz, situazione che adesso non è più sostenibile: costa molto di più ingaggiare un quartetto d'archi che un quartetto jazz mentre i musicisti devono essere considerati tutti sullo stesso piano. Ma quanti abitanti ha l'Italia?”

– Circa 60 milioni
B.S. “Noi siamo solo 9 milioni, quindi i nostri numeri sono molto differenti rispetto ai vostri: voi avrete sicuramente molti più jazzisti rispetto a noi…e sono davvero tanti da “curare”. Ma anche noi abbiamo troppi musicisti jazz con una educazione da Conservatorio, più di quanti possiamo supportare”.
U.B. “Ovviamente spetta a chi decide di intraprendere una carriera musicale valutare che tipo di formazione avere ma, in ogni caso, devono capire che nel jazz è molto difficile lavorare stabilmente. Se hai troppi pittori sarà lo stesso…se hai troppi elementi in qualsivoglia campo la situazione sarà sempre la medesima. Le leggi del mercato non le scopriamo adesso. E al riguardo bisogna dire che le più importanti case discografiche stanno incontrando grosse difficoltà. Ognuno vuol fare il proprio disco perché hanno bisogno del CD divenuto oramai una sorta di biglietto da visita; ciò ha condotto ad una situazione paradossale: si producono moltissimi album di jazz e nascono sempre nuove etichette in un momento in cui, viceversa, i negozi di dischi chiudono a ripetizione. A ciò si aggiunga il fatto che i media si disinteressano quasi completamente del jazz…”

– Ma voi siete fortunati dal momento che avete la radio nazionale che segue questa musica con competenza e serietà.
U.B. “Sì, è vero, abbiamo un grande supporto dalla radio nazionale svedese”.
B.S. “Io credo che questo interesse sia dovuto anche ad una particolare predisposizione personale. Ad esempio, nonostante tutti i problemi, un produttore come Christer Eklund è riuscito a mantenere intatta la programmazione jazz continuando ad offrire agli ascoltatori numerose ore settimanali. Adesso Christer è in pensione e probabilmente qualcosa cambierà. Tornando al problema dell'educazione musicale, oggi si sta verificando una situazione piuttosto strana nel senso che tutti vogliono studiare jazz e/o pop per cui se continua così saremo forse costretti ad importare musicisti “classici” per le orchestre sinfoniche svedesi: ad esempio nessuno,oggi, vuole studiare fagotto o tromba classica”.

– Non pensate che almeno parte della responsabilità della crisi discografica sia dovuta al prezzo troppo elevato dei CD?
U.B.”Io credo di no; per quanto concerne la Caprice abbiamo tenuto i prezzi stabili per circa quindici anni…mentre ogni cosa diventava sempre più cara, il CD manteneva lo stesso prezzo”.

– In Svezia…in Italia no
U.B. “Nella maggior parte dei Paesi europei i prezzi dei dischi si sono mantenuti stabili; anzi molti dischi sono diventati ogni giorno più a buon mercato in quanto, mentre prima si manteneva il prezzo pieno per due anni, adesso dopo soli tre mesi si scende del 50 per cento. In buona sostanza posso dire che i prezzi dei CD sono calati, lo scorso anno, almeno del 20 %. Ci lamentiamo sempre dei prezzi troppo alti, anche perché adesso possiamo ottenere la musica gratis… ma illegalmente: ciò mi porta a dover difendere un prezzo medio di 20 euro perché i costi sono tanti: la parte produttiva è diventata sempre meno cara mentre riuscire ad attrarre l'attenzione del mercato è sempre più costoso e anche se hai l'aiuto di vari mezzi sul web quali face-book, youtube, devi coordinare il tutto e ciò necessita di molto denaro. In un mondo ideale si potrebbero ridurre tutti questi costi, ma no nel nostro…”

– Come è possibile combattere il download illegale?
U.B. “Offrendo opzioni legali: ci vogliono leggi apposite e poi mettere in rete molta musica che puoi scaricare pagando. Bisogna che gli internet-provider a carattere internazionale paghino per la musica che poi fanno scaricare illegalmente e da cui ricevono molti soldi; in tal modo si attiverebbe una sorta di circolo virtuoso”.

– La Caprice ha un catalogo eccezionale soprattutto per quanto concerne la storia del jazz svedese; è possibile oggi scaricarlo legalmente dalla rete?
U.B.”Non in questo momento: ci stiamo lavorando ed entro pochi mesi penso che sarà possibile avere in rete tutto il nostro catalogo. All'inizio avremo gli stessi prezzi degli altri ma a medio-lungo termine praticheremo una politica di prezzi diversa, più bassi.”

– La Caprice Record segue una precisa linea stilistica o tende a scoprire nuovi talenti?
U.B. “In questo momento siamo interessati a musicisti jazz che sappiano coniugare diversi generi musicali: cerchiamo, quindi, artisti giovani che possiamo aiutare a svilupparsi, a crescere. Ad esempio Olga Konkova è una pianista che conosce molto bene la musica classica e che con noi ha fatto un disco dedicato alle musiche di Joni Mitchell: è jazz, non è jazz? Credo non abbia oramai molta importanza porsi interrogativi del genere, quel che conta è fare buona musica”.

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