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Questi due volumi sono accomunati da un dato di fondo – l'amore degli autori per i propri strumenti (rispettivamente flauto e chitarra) – mentre si differenziano notevolmente quanto a modalità di scrittura e approccio alla materia trattata.

Stefano Benini – “Il flauto jazz”

Stefano Benini – “Il flauto jazz”

Benini è uno dei migliori flautisti jazz a livello europeo e con questo libro ha voluto segnare una sorta di punto fermo nella storia del flauto jazz: si tratta,infatti, di una sorta di trattato a tutto tondo, assolutamente esaustivo nell'ambito della pubblicistica che concerne in particolar modo la musica afro-americana.

Con una prosa estremamente piana ma tutt'altro che banale, l'Autore disegna un mosaico in cui si inseriscono le varie parti che compongono l'opera. Così, dopo un breve accenno alla storia del jazz, tanto per far capire di cosa si parla, si entra nel vivo della materia.

Si parte, quindi, da lontano con un capitolo dedicato alle origini estremamente interessante dato che si scoprono molte notizie che sicuramente saranno sfuggite anche a quanti seguono il jazz con buona attenzione. Proseguendo su questa linea si traccia una storia del flauto-jazz fino a giungere al periodo free e ai giorni d'oggi con un apposito capitolo dedicato al flauto jazz nel 2000.

A questo punto l'indagine muta prospettiva e dopo un capitolo dedicato alle “donne in flute” si passa ad un esame per zona geografica e così, partendo dall'Europa per giungere in Italia, passando attraverso il Latin Jazz, il Brasile, e il rock si ha un quadro attento e completo dei tanti musicisti che si sono dedicati con maggiore o minore fortuna a questo non facile strumento. A seguire un'altra parte del volume in cui si esamina con grande competenza l'arte di quegli artisti che l'Autore ritiene “I protagonisti”.

Il volume si conclude con alcune parti di carattere didattico dedicato a quanti volessero intraprendere lo studio del flauto, impreziosite dall'esame di alcuni assolo particolarmente significativi. E proprio per non trascurare alcunché, le ultime pagine del libro contengono utilissime informazioni su materiali didattici nonché una discografia consigliata.

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Roberto G. Colombo – “Il chitarrista di jazz – Charlie Christian e dintorni”

Roberto G. Colombo – “Il chitarrista di jazz – Charlie Christian e dintorni”

E veniamo al volume di Colombo; il titolo potrebbe far pensare che il libro sia interamente dedicato al celebre chitarrista ed invece si tratta di un vero e proprio atto d'amore di Colombo verso la chitarra, verso tutto ciò che questo strumento ha saputo rappresentare nell'ambito della musica jazz. Di qui quella che lui stesso definisce una sorta di “storia filosofica” della chitarra jazz, concetto cui l'Autore ha da sempre dedicato la massima attenzione. In effetti Roberto G. Colombo, docente di Filosofia e Storia per necessità, chitarrista per vocazione, compositore e musicologo per diletto – come egli stesso si definisce – in questo volume contesta con forza lo scetticismo di critici e studiosi verso la chitarra, tendendo ad una definitiva rivalutazione di questo strumento nell'ambito del jazz e lo fa, con un linguaggio ed argomentazioni molto spesso mutuati, per l'appunto, dai suoi studi filosofici. Per avvalorare queste tesi quale personaggio migliore di quel Charlie Christian che secondo Colombo ha contribuito più di ogni altro all'evoluzione del jazz ossia al passaggio dallo swing al bop? E' chiaro che quando si affrontano tematiche di questo tipo e si esprimono giudizi così netti, c'è la concerta possibilità che molti non siano d'accordo … ma in questa sede non intendiamo addentrarci in simili meandri ma solo riferire come la pensa Colombo e soprattutto sottolineare come la tesi sia esposta in maniera convincente con dovizia di argomentazioni.

Così, per far risaltare l'importanza di Christian, Colombo dedica pagine e pagine a stimolanti paragoni tra diversi chitarristi, ovviamente veri e propri capiscuola: Barney Kessel vs. Tal Farlow, Jimmy Raney vs. Jim Hall, Kenny Burrell vs. Joe Pass … fino a giungere dapprima ad un musicista di sintesi come Freddie Green e quindi, finalmente a Charlie Christian considerato la vera e propria fonte cui tutti i musicisti su menzionati si sono abbeverati.

La seconda parte è più direttamente dedicata a Christian e l'esame di questo straordinario musicista è corredato da una serie di considerazioni tecniche che faranno felici tutti gli appassionati della chitarra mentre non mancano i riferimenti storici tutti quanto mai puntuali.

Le ultime cento pagine del volume contengono un'analisi puntuale dei frammenti solistici più significativi tra quelli che ci sono pervenuti, il tutto completato da un indice dei nomi citati e da un CD allegato contenente in mp3 ben 47 brani.

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