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Le rotte della musica

Le rotte della musica

La serie di “guide all' ascolto” di Gerlando Gatto sul tema “Il sound atipico del jazz” ha avuto inizio, il 6 ottobre, con un affascinante viaggio attraverso le realta' musicali della sfera mediterranea.  Prezioso ausilio a questa esplorazione di mondi sonori e' stato il libro “Le rotte della musica – suoni del mediterraneo”, Ianieri Editore, di , che insieme a Gatto ha commentato filmati e supporti sonori di interesse musicale veramente notevole.

Non stiamo parlando della oramai abusata“contaminazione”, che sembra essere diventata una operazione fatta il piu' delle volte a tavolino che non un evento dovuto a reali circostanze culturali e geografiche.  Stiamo parlando piuttosto di quanto possa il jazz, per sua stessa natura permeabile a sollecitazioni, cambiamenti, suggestioni, cambiare forma a seconda del luogo in cui viene recepito, e di come possa cambiarne la percezione da parte di artisti nati in paesi con una ancora forte componente di musica tradizionale.

In un' ora e mezzo le preziose indicazioni di Gatto e Ciminiera hanno segnalato il “Projecto niño” del contrabbassista spagnolo Baldo Martinez, che e' sintesi tra musica tradizionale e jazz; ma anche il sassofonista Llibert Fortuny (che qui in Italia collabora con il nostro Carlo Actis Dato); e ancora, non tutti i partecipanti alla conferenza conoscevano l' esistenza della comunita' gitano catalana evangelica della quale fa parte il gruppo ‘TEKAMELI”, che con il loro flamenco andaluso cantano la loro fede religiosa facendo da anello di congiunzione tra il Gipsy Jazz di Django Reihnardt (per intenderci) e la musica gitana vera e propria.  Poi il viaggio si e' spostato in Iugoslavia ed in Bosnia, in cui Damir Imamovic con il suo trio chitarra – contrabbasso – violino ridisegna in chiave contemporanea antiche melodie tradizionali.  In Albania invece abbiamo incontrato Elina Duni, attualmente residente in svizzera, amante del jazz ma profonda conoscitrice della musica balcanica e mediterranea.  In Libano c'e' il “blues” del polistrumentista Abaji, ed in Iran il musicista classico Chemirani, ora trasferitosi a Parigi,  con il suo Zarb (tamburo a calice), ma che suona ogni tipo di percussione.  Occorre scrivere altro sull' utilita' di aprire i propri orizzonti sonori?

Un' opportunita' che andra' avanti ancora per cinque mercoledi' alla Casa del Jazz, con musica dal vivo, filmati, commenti su tutti gli aspetti “atipici” (strumenti, zone sonore, artisti inusuali) del jazz.

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