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Maurizio Brunod

Maurizio Brunod

Innegabilmente Roma offre moltissime possibilita' agli appassionati di , ogni giorno la programmazione e' ricchissima tra locali storici, Auditorium, Casa del Jazz, Festivals, grandi librerie come Feltrinelli e Fnac, Teatri. Ma qui su “A proposito di Jazz” ci sembra un buon consiglio segnalare a chi ci legge di tenere sempre d' occhio i piccoli locali, le scuole di musica, in giorni infrasettimanali, o magari la domenica sera. Perche' puo' capitare, come e' capitato a chi scrive (per invito su Facebook – tante volte i social network hanno una utilita' che va al di la' del vacuo postare messaggi), di andare a sentire piccoli concerti live, avvenuti davanti ad un pubblico sparutissimo, in cui i musicisti si sono messi comunque in gioco, e hanno suonato, eccome.

L' atmosfera e' spesso tutt' altro che desolata, ma invece intima – per la presenza di amici e veri appassionati tra il pubblico, e i musicisti si rilassano e si divertono. Attenzione non parliamo delle abusate “jam session”, tutti suonano tutto, a richiesta. Ma di artisti che eseguono la loro “scaletta” predefinita in un ambiente sicuramente “privilegiato” per chi ascolta, rilassati dopo i primi 3 o 4 minuti di disorientamento per la situazione non favorevolissima.
Cosi' e' accaduto una domenica sera di dicembre (esattamente il 5) al “Beba do Samba”, a San Lorenzo. Il pianista Daniele Pozzovio, suonando su un pianoforte verticale, il batterista Davide Pentassuglia e il contrabbassista Gabriele Greco hanno swingato e improvvisato su standard divertendosi molto ma mantenendo alto il livello jazzistico senza mai sbavare o lasciarsi andare nel senso negativo del termine: Pozzovio, che la sera prima aveva suonato insieme ad Ares Tavolazzi davanti ad un pubblico numerosissimo al Convoglia a Roma, ha dimostrato di avere un suo stile preciso e una preparazione ferrea ma tutt' altro che aridamente tecnicistica, cosi' come i componenti del suo trio.
Venerdi' 17 dicembre e' stata una serata invece fortunata per chi vi scrive, perche' al Ciak, storica scuola di musica romana in via Tripoli, ha assistito ad un altro concerto “tra amici”, conseguente ad un workshop sulla effettistica nella chitarra, tenuto da un chitarrista davvero strepitoso, Maurizio Brunod, che il giorno dopo ha suonato a Segni al festival “Segni di Jazz” per presentare il suo nuovo cd per l' etichetta “Monk” con la cantante Marta Raviglia e il bassista Pierluigi Balducci (bellissimo cd recensito in anteprima in questo sito). Brunod ha suonato insieme al compositore – chitarrista Giovanni Palombo, suo amico e patron del Ciak ed al batterista Elvin Betti (che ha suonato una batteria ridotta adeguata ai suoni di una compagine cosi' “minimal”). Anche qui, pubblico ridotto all' osso (la giornata piovosa e Roma paralizzata ci hanno messo il carico) ma valeva la pena esserci. Brunod ha proposto brani, molti tratti dal suo cd registrato in Norvegia “Svartisen” – anche quello recensito su questo sito, ma anche brani di Palombo, e la musica e' stata vera musica, morbida, intensa e rilassata proprio per quel piccolo miracolo che si crea in questi piccoli spazi spesso non adeguatamente pubblicizzati. Fraseggi raffinati, di entrambi i chitarristi, effetti mai fini a se stessi, gusto, voglia di suonare e conseguente interplay.
Dunque seguite tutta la musica che potete ma talvolta discostatevi dalle strade sicure dei grandi spazi e (fidatevi) andate nei piccoli spazi. Sono concerti veri e propri, senza il “packaging” di lusso costoso e a volte fuorviante dei concerti del circuito accreditato: ho detto a volte, non sempre. Ma certo, tutto vale la pena di seguire, sia la strada principale che alcuni affascinanti viottoli, nel jazz.

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