IVREA: Euro Open Jazz Festival, edizione 31

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Euro Open Jazz Festival 31

Euro Open Jazz Festival 31

Il festival Jazz di Ivrea e’ arrivato alla trentunesima edizione e quest’ anno vede un cambiamento importante, quasi epocale, con il passaggio di consegne da Diego Ramella, patron storico della manifestazione, a Massimo Barbiero che ne diventa il direttore artistico.
E Barbiero dimostra di avere le idee chiare e la precisa volonta’ di affermare, a partire dal Canavese stesso, una realta’ musicale che puo’ diventare una vera e propria risorsa in una citta’ e in un territorio che non possono piu’ contare sulla forza propulsiva della oramai da tempo smantellata azienda Olivetti.

 

Puntare dunque sul turismo e sulla musica (l’ Euro Jazz Festival e’ conosciuto piu’ all’ estero che nello stesso territorio) per rilanciare una citta’ ed una provincia bellissime e in grado di offrire un fermento culturale che da troppo e’ sopito anche se fortemente presente. In questo senso la scelta, condivisibile, e’ stata quella di distribuire i vari eventi non solo nella citta’ principale ma anche nei teatri dei paesi ad essa vicini, in modo che la musica diventi patrimonio di un’ intera regione.

Daniela Floris ha seguito per voi due giorni di musica ad Ivrea , e di seguito ve ne da’ il resoconto.

Bollengo, Salone comunale, ore 2130 – Maurizio Brunod Guitar Solo: presentazione CD “Bad Epoque”, e a seguire Javier Vercher Quartet.

Maurizio Brunod guitar solo
Solo con se stesso, e’ il caso di dirlo, ma se stesso non e’ poco, per Brunod, che si avvale ampiamente del live sample, moltiplicando e reiterando spunti melodico – ritmici, sui quali crea frasi ed armonie improvvisate intessendovi sopra i temi melodici che ne connotano fortemente i brani, quelli eseguiti contenuti nel nuovo cd “Bad Epoque”, in uscita il 1 aprile per l’ etichetta “Monk Records”.
Una musicalita’ spesso notturna, velatamente malinconica, ma anche spagnoleggiante, che rende inconfondibile lo stile di questo chitarrista, nel quale convivono aspetti apparentemente contrastanti. Nordico di nascita, Brunod certamente predilige atmosfere che evocano spazi naturali, paesaggi invernali, a volte riuscendo ad essere quasi onomatopeico; ma non rinuncia mai al suo lato e alla sua esperienza chitarristica con la musica e con i ritmi latini. Ne risulta uno stile originale, anche quando decide di arrangiare per chitarra sola brani jazzistici pensati per un quintetto, in cui rimane importante la vena melodica, e in cui una certa componente “mediterranea” si palesa in maniera evidentissima. Virtuoso ma non meramente tecnico, Brunod nello scegliere sovente tempi non veloci, dedica la sua attenzione al suono, alle dinamiche, all’ intreccio tra miriadi di note generate al momento dalla sua chitarra e in contemporanea dall’ elettronica. Introspettivo, anche nel ricorrere a suoni distorti si mantiene sempre nei margini di una sua precisa poetica, asservendo ad essa anche i momenti piu’ “trasgressivi”.

Javier Vercher Quartet:
Javier Verchet, sax tenore e flauto
Matteo Alfonso, pianoforte
Lorenzo Conte, contrabbasso
Cory Cox, batteria
Un cambio palco e un cambio deciso di atmosfera con il quartetto di questo giovane sassofonista spagnolo che presenta il suo nuovo cd “Wish you were here” . Jazz che parte certamente dalla tradizione ma senza rimanervi pedissequamente ancorato, questo di Vercher, che dimostra di avere un bel suono ed una ricca fantasia improvvisativa. Il clima tra i musicisti sul palco e’ positivo, da subito. Il giovanissimo ma gia’ affermato Cory Cox inizialmente appare un po’ sopra le righe, prevalendo un po’ troppo soprattutto sul pianoforte garbato di Matteo Alfonso: in realta’ dopo poco si inserisce perfettamente nel quintetto, che esegue soprattutto brani originali del leader. Verchet dialoga con ognuno dei componenti del trio e dimostra di avere la sensibilita’ di modularsi con la loro sonorita’, disegnando dinamiche e fraseggi di volta in volta in sintonia con il pianoforte di Matteo Alfonso, creativo ed intenso, con il contrabbasso di Conte, poderoso e swingante ma anche lieve nei momenti giusti, e con la batteria di Cox, che con il passare dei minuti trova un bel suono e dei volumi congrui sia all’ atmosfera energica e sanguigna che a quella efficacemente sospesa dei brani piu’ dolci, in cui anche Verchet trova dinamiche interessanti. Due brani per tutti a spiegare l’ intenzione jazzistica di questo quartetto, “Rio blanco” e quello che da’ il titolo al cd, “Wish you were here”: eseguite con originalita’ senza pero’ tradire il legame con la tradizione jazzistica anche immediatamente anteriore, nella logica di una continuita’ stilistica creativamente riletta.

Venerdi’ 18 marzo, Ivrea, ore 1730, convegno – concerto
Archivio Storico Olivetti

Nell’ ambito del convegno “Come la cultura Olivetti ha saputo alimentare un territorio durante e dopo l’ utopia della societa’ di Adriano” e’ avvenuta la proiezione dell’ insolito e prezioso filmato “Divertimento for Olivetti Machines”, di Bob Gill e Tristram Cary, che venne girato negli anni 70 durante l’ inaugurazione di un edificio nei pressi di Londra adibito a centro di formazione dell’ azienda Olivetti, e che citiamo perche’ preziosa testimonianza di un fermento culturale allora vivissimo che veniva incoraggiato ed impresso anche e soprattutto dalla realta’ industriale: una composizione musicale che prevedeva l’ apporto di avanzatissime macchine Olivetti che interagivano con coro ed orchestra.
L’ auspicio naturalmente e’ che la realta’ dell’ Euro Jazz Festival rinnovi quel fermento culturale, in quanto attuale preziosa risorsa del territorio. E a sentire il concerto che e’ seguito al convegno, quella del rilancio appare una meta non cosi’ lontana.

Massimo Barbiero e Giovanni Maier
Presentazione cd “Code Talker” – Monk records
Massimo Barbiero: batteria e percussioni
Giovanni Maier: violoncello
Un’ ora scarsa di improvvisazione pura in cui e’ stato possibile mollare gli ormeggi e lasciarsi andare in un’ atmosfera ipnotica, a tratti onirica, senza riferimenti musicali territoriali o stilistici, e che ad ogni minuto acquistava valore in se stessa e non in quanto messaggio o pensiero degli artisti che la generavano: questo e’ stato il concerto di Barbiero e Maier in occasione della presentazione del loro cd “Code Talker” per l’ etichetta “Monk Records”.
Il fondersi dei battiti delle corde del violoncello con i battiti di batteria e percussioni, il fondersi della melodicita’ del violoncello con quella (non scontata) delle pelli, ha dato luogo ad un unico flusso sonoro, in cui si e’ riconosciuto a tratti il pentatonismo di alcune culture orientali o africane, ma anche lo swing vero e proprio , cosi’ come anche le vibrazioni delle note gravi di musiche meditative tibetane, rese ad arte dall’ arco del violoncello di Maier. Inutile e in fondo persino dannoso ricostruire il patchwork di questo flusso sonoro. E’ improvvisazione ma non su una struttura armonica preesistente, bensi’ su un substrato emotivo continuo che unisce i due musicisti, in un viaggio che probabilmente neanche per loro ha una meta precisa se non quella di dialogare con un linguaggio “altro” da quello consueto. E’ un suono dunque anch’ esso “altro”, somma di momenti percussivi e melodici, tradizionali e colti, jazzistici e non.
Soltanto il tacere degli strumenti alla fine della performance ha riportato alla realta’ del contesto in cui si e’ svolto il concerto, e qualche secondo e’ servito per rientrare in relazione con l’ ambiente circostante.

Banchette, ore 2130 Sala “E. Pinchia”, via Roma, 59

Lorelei Quartet e , a seguire, Jose Luis Gutierrez Quartet
Lorelei Quartet:
Loris Deval, chitarra
Alberto Occhiena: vibrafono
Massimo Marino: fisarmonica
Giorgio Fiorini: contrabbasso
Guest: Martina Mazzon, violino
Bel concerto di esordio di questo quartetto di giovani artisti appena nato qui ad Ivrea. Si sono sentite sonorita’ garbate e di gusto, arrangiamenti curatissimi, tonalita’preferibilmente maggiori, dolci temi cantabili, il proficuo raddoppio tematico a due a due degli strumenti nelle varie combinazioni, nonche’ il serrato ed elegante dialogo tra vibrafono e fisarmonica, o tra fisarmonica e chitarra, senza che avvenga mai un entropico sovrapporsi di suoni, anche nei brani piu’ ritmici e meno introspettivi. Le dinamiche sono perseguite al fine di una efficacia espressiva che ha trovato la sua completezza con il violino di Martina Mazzon, veramente bravissima. Creativo e mai eccessivo, Deval alla chitarra ha saputo trovare in Marino, Occhiena e Fiorini gli interlocutori adatti ad una musicalita’ poetica e di ampio respiro, senza mai pero’ sconfinare nello sdolcinato, merito anche dei suoni mediterranei e vigorosi di contrabbasso e fisarmonica.

Jose Luis Gutierrez Quartet
Jose Luis Gutierrez: sax
Jesus Parra: guitar
Gerardo Ramos: contrabbasso
Tommy Caggiani: Batteria, percussioni
Un Jazz rivisitato con i parametri della musica tradizionale spagnola: questo e’ l “Iber jazz” del sassofonista Jose Luis Gutierrez , che con sassofonino e sax contralto ha entusiasmato il pubblico numerosissimo presente in sala. Ed e’ semplice capire il perche’: Gutierrez usa i suoi sassofoni a 360 gradi, dal soffio muto, al rumore dei tasti senza suono, ai fraseggi su scala minore armonica arabeggiante, ai temi nostalgici lirici della tradizione della sua terra, ai ritmi serrati che sanno di flamenco ( essenziale a questo proposito la chitarra di Parra). Se aggiungiamo a questo un batterista (Caggiani, italianissimo) energico e vivacemente latino, che utilizza tutti i tipi di bacchette e spazzole di ogni foggia, diametro e colore possibile e che crea un tipo di sonorita’ certamente molto trascinante ed esplicita piu’ che di “atmosfera”, lo spettacolo e’ certamente garantito. Tra momenti rarefatti e piccoli episodi che portavano a reminiscenze raveliane, cromatismi tzigani, chitarra ritmica, e una toccante ed intimistica versione di “es la historia de un amor”, per un’ ora e mezzo e’ andato in scena un “etnojazz” – spettacolo, ricco di contaminazioni e capace di suscitare un caldissimo entusiasmo, cercato ed agevolmente trovato. Gutierrez ha eseguito molti brani del suo nuovo cd “Fruit Salad”, e le copie che erano a disposizione del pubblico all’ uscita della sala sono, e’ giusto dirlo, andate immediatamente tutte vendute.

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