Intervista all’eccellente batterista

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Lorenzo Tucci

Lorenzo Tucci (foto Andrea Boccalini)

In aprile esce per l’ etichetta “Albore jazz”  “Tranety”, il nuovo disco del batterista Lorenzo Tucci, che ha sentito l’ esigenza di misurarsi con la musica e la poetica di John Coltrane, cercandone l’ essenza con Claudio Filippini al pianoforte e Luca Bulgarelli al contrabbasso.  Daniela Floris ha parlato con Tucci del suo speciale e profondo rapporto con Coltrane , di questo progetto, e delle scelte stilistiche e delle sonorità che lo caratterizzano.

Ascoltando Tranety la prima cosa che mi sono detta è stata: finalmente un po’ di Jazz.   Sono gli arrangiamenti, la scelta dei brani, il groove che tu stesso crei con la batteria? Come si ottiene questo clima?

“ Ogni volta che decido di fare un disco oppure un progetto live penso subito al “Clima”,  al suono che voglio ottenere e a cosa voglio ottenere insieme ai miei compagni di lavoro,  in base alle loro caratteristiche.

Le cose comincio a sentirle dentro di me  piano piano  finché  non prendono forma e diventano  mature ed ingombranti. Arrivo ad un punto di non ritorno, fino a che il tutto si tramuta in qualcosa di tangibile: in questo caso  un disco” .

Perchè Coltrane? Cosa ti ha portato a scegliere proprio questo artista?

“ John Coltrane era un musicista ed un compositore eccezionale, improvvisatore come pochi e non ancora eguagliato dal punto di vista della sensibilità e del pathos,  ed è  proprio questo che mi interessa di questo grande artista:  il lato più spirituale, dolce , morbido, a tratti nostalgico e inquieto. La sua musica è stata per me una folgorazione e l’ ho ascoltato molto, come fossi io stesso un sassofonista, mettendo in secondo piano la batteria. In questo disco i brani originali sono una conseguenza naturale di quelli  propri del mondo di Coltrane”.

Questo tuo nuovo lavoro è in trio: batteria, pianoforte e contrabbasso.  Come spieghi la tua scelta di ripercorrere la musica di Coltrane escludendo proprio il sax?

“ Appunto! Parliamo di musica, di composizioni, e gli strumenti arrivano dopo, non credi che se avessi voluto fare un tributo ad uno strumento l’avrei fatto per la batteria?”

Effettivamente, si …! A proposito di musica, la parte tematica di Tranety è naturalmente affidata al pianoforte di Filippini e al contrabbasso di Bulgarelli.  Ma anche il tuo suono è stilisticamente riconoscibile, si potrebbe definire quasi “melodico”.  Come lo ottieni questo sound, c’è un legame con il tipo di accordatura dello strumento, o con il tipo e la varietà delle bacchette?

Certo la scelta dello strumento è importante: sono fondamentali  le dimensioni dei tamburi, e se vuoi anche il tipo di bacchette. Io sono molto attento a tutto questo e soprattutto ai miei piatti,  rigorosamente Zildjian. Il che sicuramente rende “mio”  il suono che ascolti,  ma la cosa importantissima per me  è rispettare le composizioni che decido di interpretare: bisogna allo stesso tempo suonare quella musica, mettendoci  se stessi, ma anche  assecondarne le sue  caratteristiche particolari e profonde”.

Lorenzo Tucci

Lorenzo Tucci (foto Andrea Boccalini)

Quanto e perché è importante per te far “cantare” la batteria?

“ La batteria deve cantare, sempre! Altrimenti i tamburi diventano solamente superfici inerti da percuotere. Io dico sempre: “La batteria è lo strumento più facile da suonare male”perché prendi qualsiasi superficie,  la percuoti,  e quella subito emette un  suono, a differenza di ciò che accade per  uno strumento a fiato,  ad esempio,  per il quale ci vuole molto tempo prima di ottenere  un suono accettabile.  Ma tra percuotere e  far “cantare” c’è una bella differenza”.

In Tranety ci sono tre brani originali perfettamente in sintonia con l’ atmosfera della musica di Coltrane.  Hai “colto” lo stile o pensi che ci siano degli aspetti “strutturali” del jazz che travalicano tempi, stili ed artisti in apparenza differenti tra loro?

“ Ho voluto inserire quei brani pensati e scritti appositamente  per questo disco:  non sopporto le accozzaglie, penso che i dischi debbono avere una coerenza, un disco è un percorso che va curato nei minimi dettagli con passione ed  amore.  In questo disco, ad esempio, sono stato attentissimo alla scaletta:  è importante che i brani vadano ascoltati esattamente  in quell’ordine e non in un altro.  E’ proprio come quando si ascolta un’ opera in tre tempi: quella sequenza è  fondamentale per la comprensione del suo senso musicale.  Il terzo tempo non può precedere il primo, non funzionerebbe”.

Quanto ha contato per te, nel percepire la poetica di Coltrane, l’ apporto di Elvin Jones, ad esempio, come batterista?

“ La simbiosi tra Coltrane e Elvin era speciale, basti ricordare i loro duetti durante i loro concerti. Questo  ha creato i precedenti e le basi  per l’accoppiata sax tenore – batteria che negli anni successivi moltissimi artisti hanno poi riproposto:  la maggior parte dei tenoristi cercavano quel tipo di suono dai batteristi. Chiaramente tutto questo ha  affascinato anche me,  e come batterista devo molto ad Elvin come tutti i batteristi delle generazioni che lo hanno seguito.  Poi si va avanti e le cose cambiano: ed  infatti io per questo disco mi sono sentito più  affine con il pianoforte”.

– Colpisce in questo cd la morbidezza del clima, tanto che persino i brani in tempi dispari  non risultano mai spigolosi o connotati come di sapore “etnico”: eppure non si scade mai nello sdolcinato.    Ci vuole feeling e un gusto comune e condiviso per ottenere questo particolare tipo di atmosfera, credo….. E’ stato facile entrare in sintonia con Filippini e Bulgarelli?

“ Il tempo all’inizio del pentagramma fu messo,  in fondo,  per facilitarne la lettura. Cioè “spezzettare” aiuta a leggere meglio. Ma in altre culture il dispari è pari, mi spiego? Nessuna musica dovrebbe  mai risultare spigolosa e ostica e magari nessuna musica lo è , è solo questione di gusti: se le cose vengono scritte e suonate  con naturalezza un tempo vale l’altro. Si potrebbe fare lo stesso discorso per gli accordi, non esistono accordi difficili o facili, belli o brutti,tutto dipende da come si susseguono l’ uno all’ altro. Per quanto riguarda Luca e  Claudio la sintonia c’è sempre stata, ho bisogno di questo per cercare di produrre bella musica, loro sono musicisti che conosco da molto tempo e che stimo tantissimo artisticamente, sono bravi, molto! Per di piu’  siamo ottimi amici”.

Sei appagato da questo tuo lavoro o sei già in movimento per altri progetti?

Si, di questo lavoro sono molto soddisfatto ma non mi fermo mai.  Lentamente comincia gia’ a crescere dentro di me qualche idea:  ultimamente passo sempre piu tempo al pianoforte e sento forte l’esigenza di scrivere”.

In bocca al lupo allora, per Tranety e per i tuoi prossimi progetti!

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