Intervista all’eccellente batterista
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In aprile esce per l’ etichetta “Albore jazz” “Tranety”, il nuovo disco del batterista Lorenzo Tucci, che ha sentito l’ esigenza di misurarsi con la musica e la poetica di John Coltrane, cercandone l’ essenza con Claudio Filippini al pianoforte e Luca Bulgarelli al contrabbasso. Daniela Floris ha parlato con Tucci del suo speciale e profondo rapporto con Coltrane , di questo progetto, e delle scelte stilistiche e delle sonorità che lo caratterizzano.
– Ascoltando Tranety la prima cosa che mi sono detta è stata: finalmente un po’ di Jazz. Sono gli arrangiamenti, la scelta dei brani, il groove che tu stesso crei con la batteria? Come si ottiene questo clima?
“ Ogni volta che decido di fare un disco oppure un progetto live penso subito al “Clima”, al suono che voglio ottenere e a cosa voglio ottenere insieme ai miei compagni di lavoro, in base alle loro caratteristiche.
Le cose comincio a sentirle dentro di me piano piano finché non prendono forma e diventano mature ed ingombranti. Arrivo ad un punto di non ritorno, fino a che il tutto si tramuta in qualcosa di tangibile: in questo caso un disco” .
– Perchè Coltrane? Cosa ti ha portato a scegliere proprio questo artista?
“ John Coltrane era un musicista ed un compositore eccezionale, improvvisatore come pochi e non ancora eguagliato dal punto di vista della sensibilità e del pathos, ed è proprio questo che mi interessa di questo grande artista: il lato più spirituale, dolce , morbido, a tratti nostalgico e inquieto. La sua musica è stata per me una folgorazione e l’ ho ascoltato molto, come fossi io stesso un sassofonista, mettendo in secondo piano la batteria. In questo disco i brani originali sono una conseguenza naturale di quelli propri del mondo di Coltrane”.
– Questo tuo nuovo lavoro è in trio: batteria, pianoforte e contrabbasso. Come spieghi la tua scelta di ripercorrere la musica di Coltrane escludendo proprio il sax?
“ Appunto! Parliamo di musica, di composizioni, e gli strumenti arrivano dopo, non credi che se avessi voluto fare un tributo ad uno strumento l’avrei fatto per la batteria?”
– Effettivamente, si …! A proposito di musica, la parte tematica di Tranety è naturalmente affidata al pianoforte di Filippini e al contrabbasso di Bulgarelli. Ma anche il tuo suono è stilisticamente riconoscibile, si potrebbe definire quasi “melodico”. Come lo ottieni questo sound, c’è un legame con il tipo di accordatura dello strumento, o con il tipo e la varietà delle bacchette?
“ Certo la scelta dello strumento è importante: sono fondamentali le dimensioni dei tamburi, e se vuoi anche il tipo di bacchette. Io sono molto attento a tutto questo e soprattutto ai miei piatti, rigorosamente Zildjian. Il che sicuramente rende “mio” il suono che ascolti, ma la cosa importantissima per me è rispettare le composizioni che decido di interpretare: bisogna allo stesso tempo suonare quella musica, mettendoci se stessi, ma anche assecondarne le sue caratteristiche particolari e profonde”.
– Quanto e perché è importante per te far “cantare” la batteria?
“ La batteria deve cantare, sempre! Altrimenti i tamburi diventano solamente superfici inerti da percuotere. Io dico sempre: “La batteria è lo strumento più facile da suonare male”perché prendi qualsiasi superficie, la percuoti, e quella subito emette un suono, a differenza di ciò che accade per uno strumento a fiato, ad esempio, per il quale ci vuole molto tempo prima di ottenere un suono accettabile. Ma tra percuotere e far “cantare” c’è una bella differenza”.
– In Tranety ci sono tre brani originali perfettamente in sintonia con l’ atmosfera della musica di Coltrane. Hai “colto” lo stile o pensi che ci siano degli aspetti “strutturali” del jazz che travalicano tempi, stili ed artisti in apparenza differenti tra loro?
“ Ho voluto inserire quei brani pensati e scritti appositamente per questo disco: non sopporto le accozzaglie, penso che i dischi debbono avere una coerenza, un disco è un percorso che va curato nei minimi dettagli con passione ed amore. In questo disco, ad esempio, sono stato attentissimo alla scaletta: è importante che i brani vadano ascoltati esattamente in quell’ordine e non in un altro. E’ proprio come quando si ascolta un’ opera in tre tempi: quella sequenza è fondamentale per la comprensione del suo senso musicale. Il terzo tempo non può precedere il primo, non funzionerebbe”.
– Quanto ha contato per te, nel percepire la poetica di Coltrane, l’ apporto di Elvin Jones, ad esempio, come batterista?
“ La simbiosi tra Coltrane e Elvin era speciale, basti ricordare i loro duetti durante i loro concerti. Questo ha creato i precedenti e le basi per l’accoppiata sax tenore – batteria che negli anni successivi moltissimi artisti hanno poi riproposto: la maggior parte dei tenoristi cercavano quel tipo di suono dai batteristi. Chiaramente tutto questo ha affascinato anche me, e come batterista devo molto ad Elvin come tutti i batteristi delle generazioni che lo hanno seguito. Poi si va avanti e le cose cambiano: ed infatti io per questo disco mi sono sentito più affine con il pianoforte”.
– Colpisce in questo cd la morbidezza del clima, tanto che persino i brani in tempi dispari non risultano mai spigolosi o connotati come di sapore “etnico”: eppure non si scade mai nello sdolcinato. Ci vuole feeling e un gusto comune e condiviso per ottenere questo particolare tipo di atmosfera, credo….. E’ stato facile entrare in sintonia con Filippini e Bulgarelli?
“ Il tempo all’inizio del pentagramma fu messo, in fondo, per facilitarne la lettura. Cioè “spezzettare” aiuta a leggere meglio. Ma in altre culture il dispari è pari, mi spiego? Nessuna musica dovrebbe mai risultare spigolosa e ostica e magari nessuna musica lo è , è solo questione di gusti: se le cose vengono scritte e suonate con naturalezza un tempo vale l’altro. Si potrebbe fare lo stesso discorso per gli accordi, non esistono accordi difficili o facili, belli o brutti,tutto dipende da come si susseguono l’ uno all’ altro. Per quanto riguarda Luca e Claudio la sintonia c’è sempre stata, ho bisogno di questo per cercare di produrre bella musica, loro sono musicisti che conosco da molto tempo e che stimo tantissimo artisticamente, sono bravi, molto! Per di piu’ siamo ottimi amici”.
– Sei appagato da questo tuo lavoro o sei già in movimento per altri progetti?
“ Si, di questo lavoro sono molto soddisfatto ma non mi fermo mai. Lentamente comincia gia’ a crescere dentro di me qualche idea: ultimamente passo sempre piu tempo al pianoforte e sento forte l’esigenza di scrivere”.
In bocca al lupo allora, per Tranety e per i tuoi prossimi progetti!