Rita Marcotulli, ovvero quando il jazz diventa poesia

Rita Marcotulli

Rita Marcotulli

Due bis a furor di popolo e generale entusiasmo per la performance cui avevamo appena assistito: si è concluso così il bel concerto per piano solo di Rita Marcotulli all’Auditorium Parco della Musica.

Ho imparato ad apprezzare Rita sin da quando, poco più che bambina, cominciava a muovere i primi passi nell’ambiente jazzistico romano; in lei era già possibile riconoscere i caratteri della grande artista: determinazione, amore per la musica ed una immensa curiosità di conoscere, di apprendere, quella stessa curiosità che, da “grande” la porteranno a percorrere strade tra loro assai diverse. Così, dopo le collaborazioni con le stars internazionali come Chet Baker, Steve Grossman, Peter Erskine, Joe Henderson, Joe Lovano, Charlie Mariano, Tony Oxley, Michel Portal… e mi fermo qui ché l’elenco potrebbe essere molto più esteso, ecco la lunga permanenza in Svezia che introduce quell’elemento di dolce malinconia spesso presente nella sua musica; tornata in patria, le fruttuose collaborazioni con Maria Pia De Vito, quelle nel mondo della canzone, specie nelle formazioni di Pino Daniele, senza trascurare il cinema. Insomma un’artista completa che sa esprimersi compiutamente in ogni contesto.

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