Intervista al batterista – percussionista Massimo Barbiero

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Massimo Barbiero (foto Daniela Crevena)

Massimo Barbiero (foto Daniela Crevena)

A maggio 2011 esce il nuovo cd di Massimo Barbiero, Keres, per l' etichetta Splasch . Daniela Floris parla con l' artista di Ivrea del suo secondo lavoro in solo (dopo Nausicaa) e del percorso emotivo che lo ha portato a realizzare una scelta cosi' difficile eppure cosi' affascinante.

– Cosa ti porta a realizzare un cd in solo? E' un impulso che nasce improvviso o una necessità espressiva che cresce progressivamente?

Non saprei dirlo con precisione, credo un insieme delle due cose, la necessità di esprimere qualcosa che è in certo modo è “maturato” che deve liberarsi, cerco di sentire quando è il momento, quando mi sembra che ci sia della musica da suonare”.


-Keres è un lavoro improvvisato.  E' una improvvisazione integrale, estemporanea oppure si basa su strutture predefinite decise prima dell' incisione?

“No, è quasi totalmente improvvisato.  Almeno per quel che riguarda il termine tecnico di ‘composizione', potrei anche definirle (alla Braxton) composizioni estemporanee o musica intuitiva (penso a Markus Stockhausen)…ma forse è tutto più semplice, forse è solo narrazione…”

 

Come scegli i tuoi strumenti? La scelta e'  l' unica fase “progettuale” che precede la registrazione?

“ Direi di si, ad esempio rispetto a Nausicaa (il lavoro precedente) non ho voluto usare né gong né steeldrum, ottenendo in questo modo climi e colori diversi. Ma non per un fatto estetico o di forma a priori, più per un clima emotivo, cerco nei suoni,negli strumenti quei sentimenti che in quel momento mi sembrano più intimi, più in relazione con il mio pensiero, con il mio “sentire”…ma credimi non c'è niente di mistico….c'è più Thomas Bernard che non newage in quel che suono”.

 

In Keres ci sono sovraincisioni?

Si, pochissime, anzi solo la traccia 10 e' sovrincisa, ma questo paio di sovra incisioni sono  state  ottenute in tempo reale, con la wawe drum, strumento elettronico ma di grandi capacità dinamiche, che ho usato (per la prima volta in vita mia) con loop registrati in tempo reale e quindi improvvisati anch'essi. Non credo si percepisca troppo questo uso dei suoni sintetici, anche perché a me non sembrano esserlo….”

Massimo Barbiero - Keres

Massimo Barbiero - Keres

Colpiscono sempre i titoli dei tuoi brani, legati spesso alla mitologia greca, o alla letteratura, o alla filosofia.  Come e perché li scegli? Ti piacciono dal punto di vista linguistico – musicale, hanno un preciso legame con i pezzi?

Hanno un legame “narrativo”.  L'intenzione degli ultimi lavori (i due soli ed i “duo” con Maier e Cangini) è quella di “raccontare” e sia che si tratti di Joyce o di pensiero greco non è poi così importante per chi ascolta.  Forse lo è per me,  che seguo quel filo e che in un certo senso dipingo un quadro, o definisco dei capitoli. Ma è tutto molto personale”.

 

-Ascoltando Keres si percepisce fortissima la necessità di esprimere emotivamente sensazioni e pensieri.  Suoni sperando che il tuo messaggio arrivi chiaro o suoni a prescindere dalla possibilità di essere compreso?

No, ognuno capisce quello che sente, sempre se c'è da capire,sentire qualcosa…ognuno ha la sua storia,i suoi percorsi,i propri strumenti per decifrare. Io cerco solo di essere più onesto possibile, di tracciare linee che abbiano il lirismo come obiettivo principale,la melodia come cifra di definizione, cerco un uso dei parametri (melodia-ritmo-armonia) come la fusione degli stessi per definire un sentimento, cerco di allontanarmi e allontanare il più possibile chi ascolta dall'ascoltare che note,accordi,metri sto usando…cerco di perdermi in quel momento senza tempo, non voglio attaccarmi ad una logica fatta del bisogno di un “consenso”. Certo che vorrei essere compreso,capito, ma come uomo non come musicista…altrimenti distribuirei le partiture prima dei concerti od allegate ai cd….ma siamo sicuri che avrebbe un senso?”

 

-Quanto Jazz c'è nella tua idea iniziale e quanto invece senti il Jazz come categoria limitante per la tua musica?

Io credo di suonare jazz, ma so perfettamente che l'idea di questa musica (in questo Paese ancora di più), non ha più legami con la creatività reale che l'ha generata.

Lo spirito di ricerca,del confronto con altre culture,altre persone l'aspetto politico (quanti conoscono “free jazz power”  di Carles Philippe e Jean Louis Comolli o “Il popolo del Blues” di LeRoi Jones), i percorsi legati all'improvvisazione di altre culture, dal flamenco,all'Africa, all'India, ai Balcani… anche su questo c'è un libro molto bello di Derek Bailey, “L' improvvisazione”,  uscito negli anni 80 e ristampato recentemente. Purtroppo sul jazz vi un'idea abbastanza romanzata, da aperitivi una sorta di “Round midnight” eterno, culturalmente parlando dietro l'idea di jazz in questo Paese c'è molta tristezza…”

 

– Perchè ascoltando Keres non riesco ad usare neanche la ampia categoria di “ Music”?

Proprio per quello che dicevo prima.  Le etichette servono a definire cio' che in realta' non fa che copiare il modello originale…come si fa a copiare l'Art Ensemble of Chicago, Armstrong, Monk, Jarrett senza essere patetici? Certo qualcuno si complimenterà perché vedrà un parametro di riferimento “tecnico”, ma quello, per me, è proprio il limite, è ciò che mostra la debolezza, la mancanza di coraggio nel cercare nuove strade, prima di tutto dentro se stessi. Noi non siamo un accordo diminuito siamo un'altra cosa….e questo non vuol dire non dover studiare Davis,Bach,Coleman o Dante…si deve studiare, ogni giorno per tutta la vita, ma per poter essere se stessi…non per ottenere quel “consenso”…

 

-Ho avuto la sensazione che questo disco sia strutturato come un viaggio, che si svolga proprio da una partenza ad un ritorno interiori. E' casuale che il primo brano si intitoli “La Gabbia” e l' ultimo “Palingenesi”?

Si , direi che è così come dicevo prima cerco di articolare un percorso narrativo, qualcosa che mi accompagni come un'opera…o un pezzo dei Genesis con Gabriel…o un quadro di Bosch…”

 

Suoni spesso avvalendoti anche di una importante componente visiva legata all' arte della danza.  Keres lo immagini dal vivo con il supporto di danzatori o è invece totalmente interiorizzato?

Anche Nausicaa era nato per essere danzato…e sto cercando qualcuno che senta ascoltando Keres la necessità di danzarlo…l'aspetto narrativo dal vivo dovrebbe nutrirsi del movimento della danzatrice…vediamo, sto cercando la persona giusta”.

 

-Keres segue un altro tuo fortunato cd in solo, “Nausicaa”.  Li senti tra loro vicini o profondamente diversi?

Vicini e diversi al tempo stesso.  Nausicaa aveva avuto bisogno di molto coraggio da parte mia per essere inciso; Keres è venuto in modo più naturale (anche per le recensioni entusiastiche di Nausicaa che mai mi sarei aspettato). Forse in quest'ultimo c'è più serenità, e una certa tribalità quasi arcaica almeno nelle intenzioni…ma è presto per dirlo è ancora troppo recente, troppo vicino perché io ne possa parlare con la lucidità necessaria…”

Grazie Massimo , “A proposito di Jazz” augura a te e a “Keres” il successo che ha avuto il tuo “Nausicaa”!

(KERES, Splasch record CDH2533.2)

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