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Lorenzo Tucci – “Tranety”

Lorenzo Tucci – “Tranety”

L'eccellente batterista Lorenzo Tucci , con questo album, si iscrive di diritto nella oramai lunga schiera dei musicisti “dedicanti”, vale a dire di quanti, nel produrre un nuovo album, rivolgono un pensiero ad un personaggio del passato più o meno recente. Solo che questo tipo di omaggio può essere ricondotto o ad una sorta di “captatio benevolentiae” o ad un sincero desiderio di omaggiare qualcuno che , per un qualsivoglia motivo, si ritiene particolarmente importante. Tucci appartiene di sicuro a questa seconda categoria dal momento che il suo CD è un sincero atto d'amore verso uno dei padri fondatori del jazz moderno, John Coltrane.

Ora, avventurarsi su questo terreno, non è certo impresa facile data la statura del personaggio e date le molteplici letture che in questi anni ne sono state fatte. Eppure il tentativo di Tucci è andato a buon fine grazie al combinarsi di una serie di elementi. Innanzitutto per interpretare Coltrane non tanto nelle modalità espressive quanto nella profonda interiorità – e per giunta senza l'apporto del sassofono – era necessario contare su elementi di assoluto spessore e così Tucci ha chiamato Claudio Filippini pianista in grado di tracciare linee tematiche in assoluta pertinenza con lo spirito coltraniano e Luca Bulgarelli, contrabbassista dal sound pieno e personale, cui è stato affidato il non facile compito di creare le necessarie strutture armoniche.

Il tutto ricucito, tenuto assieme dalla sapiente batteria del leader che, senza prevaricare, è riuscito comunque ad assicurare quel costante flusso sonoro così tipico della musica coltraniana. Ma la bravura del singoli e la compattezza del trio non sarebbero state ancora sufficienti senza il supporto di un adeguato repertorio. Ebbene Tucci ha scelto sei brani di Coltrane, il celebre “Afro Blue” di Mongo Santamaria, un originale di Filippini e due pezzi scritti da lui stesso, pezzi che si innestano perfettamente nel disegno generale a completare un puzzle di rara coerenza.

In effetti, come ho più volte sottolineato, un album di jazz si differenzia da un CD di musica leggera anche perché va ascoltato dal primo all'ultimo brano rappresentando una sorta di percorso ben studiato; ecco l'album di Tucci risponde perfettamente a questa regola non scritta dal momento che si svolge secondo una sequenza che ha una sua logica ben precisa, frutto, anche questa, dell'amore e della competenza con cui il batterista ha affrontato questa impresa.

Così splendida l'apertura con “Moment's notice” in cui Tucci offre un vero e proprio saggio di cosa si debba intendere per ruolo paritario della batteria nell'ambito del classico , e altrettanto indovinata la chiusura con “After the rain” , un vero e proprio gioiello di squisita raffinatezza. Per averne conferma dovete solo ascoltare il CD…e vi consiglio caldamente di farlo al più presto!

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