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Antonello Salis (Foto Workshop Nuoro Jazz 2011 diretto da Pino Ninfa)

Antonello Salis (Foto Workshop Nuoro Jazz 2011 diretto da Pino Ninfa)

Frequento i seminari di Nuoro Jazz (coordinati da Paolo Fresu) dal 2007 e li considero un appuntamento importante, dove si respira un'aria particolare e benefica. Intanto l'iniziativa didattica è arrivata alla sua XXIII edizione (24 agosto – 3 settembre 2011) e continua a concretizzare un'idea di trasmissibilità del jazz che non è tecnicistica (in stile statunitense, alla Berklee College) né semplicistica. Si basa su valori e apre la bottega dell'artista a chi studia come a chi già praticail jazz; non si limita, però, a mostrare l'artista al lavoro ma insegna metodi, approcci, filosofie e pratiche sonore portate avanti da un nucleo compattissimo e stabile di docenti.

Vale la pena di riportare nomi e materie: Fresu (tromba, flicorno e musica d'insieme); Maria Pia De Vito ed Elisabetta Antonini (canto jazz e laboratorio vocale); Tino Tracanna (sassofono e musica d'insieme); Riccardo Parrucci (flauto e tecnica Alexander); Tomaso Lama (chitarra e musica d'insieme) Roberto Cipelli (pianoforte e musica d'insieme); Attilio Zanchi (basso, contrabbasso e musica d'insieme); Ettore Fioravanti (batteria e musica d'insieme); Luca Bragalini (storia del jazz e, quest'anno, corso monografico “Syncopated Psalms: il versante spirituale del jazz”); Bruno Tommaso (armonia jazz e corso monografico “Italian jazz book”); Giovani Agostino Frassetto (armonia di base, tecnica dell'improvvisazione e musica d'insieme); Corrado Guarino (musica d'insieme). Quest'anno agli insegnanti si è aggiunta un'ex-allieva, l'arpistaMarcella Carboniche nel suo corso di arpa jazz ha avuto ben undici allieve/i (su un totale di un centinaio).

La didattica si svolge sia la mattina che il pomeriggio nella coloratissima (e caldissima) Scuola Civica di Musica intitolata ad Antonietta Chironi (scomparsa quindici anni fa), straordinaria figura di docente, cantante lirica e militante politica e culturale che nel 1987 fondò l'Ente Musicale di Nuoro che organizza il seminario fatto nascere proprio dalla Chironi insieme a Paolo Fresu. Nel corso della giornata di studio svariati appuntamenti sono collettivi come le prove aperte dei docenti nel primo pomeriggio le lezioni  di Luca Bragalini e Bruno Tommaso. Al saggio finale (quest'anno nelle piazze di Nuoro, Jazz a due piazze, inserito nei festeggiamenti per la Sagra del Redentore) studenti e docenti partecipano senza esclusioni e le idee di circolarità, di corresponsabilità, di collettività, di apprendimento condiviso permeano – con naturalezza – il lavoro di tutti.

Flicornodi Fresu (Foto Workshop Nuoro Jazz 2011 diretto da Pino Ninfa)

Flicornodi Fresu (Foto Workshop Nuoro Jazz 2011 diretto da Pino Ninfa)

Chi viene a Nuoro Jazz ci torna per rivivere, senza ripetizione, un'esperienza che è per certi versi  totale – intensamente umana ed artistica -, guarda anche alla musica tradizionale sarda (incontro con l'organettista Totore Chessa) ed offre masterclass internazionali (da Steve Lacy nel '94 a Dave Douglas l'altr'anno e John Surman nell'edizione odierna). Circola, inoltre, un forte senso di comunicazione, scambio e dialogo intergenerazionale che, talvolta, trova nelle jam-session notturne un'esplicita materializzazione; il locale Killtime ha visto spesso Giovanni Agostino Frassetto, tra i vari maestri, suonare con gli allievi, agendo come un prezioso lievito sonoro. Ci sono, ancora, le borse di studio che non premiano solo singoli, atomizzandoli, ma giovani musicisti che lavorano insieme e realizzano un progetto. Nel 2010 i migliori allievi premiati (Francesca Biancoli, Daniele Richiedei, Nicola Cellai, Jacopo Albini, Daniele Bartoli, Laura Sassu, Edoardo Meledina, Giovanni Paolo Liguori) hanno dato vita al gruppo Manifattura Sonora che ha esordito al festival Time in Jazz, aperto la serie di concerti collegati al seminario (Jazz a Nuoro 2011

Altri corsi arricchiscono ulteriormente l'offerta formativa di Nuoro Jazz: il VII seminario di baile flamenco, tenuto con rigorosa passione da Elena Vicini ed Ada Grifoni; il VII seminario di fotografia jazz Come un racconto chiamato jazz a cura del bravo quanto esigente Pino Ninfa; il III seminario di tecniche giornalistiche che chi scrive questo articolo tiene. Tra le varie collaborazioni c'è da sottolineare quelle con l'lstituto Superiore Regionale Etnografico e con il Museo Deledda, oltreché con una serie di comuni che ospitano svariati concerti serali. Seminario e rassegna si realizzano, ed è bene sottolinearlo, grazie al lavoro instancabile di Mariella e Gianfranco e del presidente dell'Ente, Angelo Palmas. Sia ben chiaro, comunque: Nuoro Jazz non è un'isola felice ma la riprova vivente che la didattica del jazz in Italia ha creato modelli originali, inclusivi, culturalmente ecologici che educano ad una crescita che non sia solitaria ed autoreferenziale ma di gruppo. Sarà forse per questo che mi piace venire ai seminari, forse perché ci ritrovo dei valori libertari che per chi era giovane negli anni '70 furono (e sono) importanti e che, con vari fraintendimenti, ci avvicinarono alla musica dei neroamericani, con le sue forti valenze sociali, identitarie e politiche. Mi sembra un buon antidoto a quel bobojazz (jazz per borghesi che si atteggiano a bohemien) che sta  avendo una pericolosa diffusione.

P.S.: Ente Musicale di Nuoro organizza anche i C.I.D.J. (corsi invernali di jazz) con docenti quali Rossella Faa (canto), Raffaele Polcino (tromba),Massimo Carboni(sassofono), Angelo Lazzeri (chitarra), Alessandro Di Liberto (piano), Salvatore Maltana (contrabbasso), Luca Piana (batteria) e G.A.Frassetto (teoria). Vengono organizzate anche delle masterclass che dal 2003 hanno visto la partecipazione di Stefano Bollani, Gianni Cazzola, Paolino Dalla Porta, Marco Tamburini, Maurizio Giammarco, , David Linx e Roberto Gatto.

 

I LUOGHI E LA MUSICA: APPUNTI SUI CONCERTI

magazine il coordinatore di Nuoro Jazz Paolo Fresu – (la rassegna) focalizzerà l'attenzione sui progetti maturi creati da coloro che, in passato, sono stati allievi dei corsi di Nuoro e che oggi rappresentano con orgoglio il meglio della fertile produzione giovanile>>. Non si tratta di una scelta dettata da motivi economici quanto ideologici: è un modo concreto per dare occasione ai tanti e bravi jazzisti italiani delle giovani generazioni di esibirsi e farsi conoscere, uscendo dalla logica dei “soliti nomi”. Inoltre molti recital si svolgono in comuni vicino Nuoro, in luoghi spesso bellissimi ed eccentrici rispetto alla concertistica jazz. Ciò ha una molteplice valenza: di diffusione culturale ma anche di valorizzazione dei siti nonché di creazione di un nuovo rapporto tra luogo-artista-pubblico, dinamica comunicativa ed espressiva che da tempo è nella riflessione e nella pratica di Paolo Fresu e che ha esaltato con la rassegna !50.

Quelli che seguono sono dei rapidi appunti sui concerti che ho potuto seguire, delle quasi-recensioni che mettono in luce alcuni aspetti delle performance di Jazz a Nuoro 2011. Non ho potuto vedere ma vanno almeno citati i recital di Manifattura Sonora, Trio “Heritage”, Antonello Salis in solo a Casa Deledda, Rossella Faa “Sighi Sighi”, Nuoro Jazz Saxes Meeting, “I Seminari  al Seminario – Concerto per Arpe” conMarcella Carboni ed allieve, Peo Alfonsi “Itaca”, John Surman & Vigleik Storaas, il saggio finale “Jazz a due piazze”.

Casa Deledda – Nuoro

Vi si arriva a piedi, nel rione San Pietro, quello dei pastori che con Seuna è il più antico agglomerato di Nugoro. La casa risale alla seconda metà dell'Ottocento ed il museo che è allestito su tre piani ricostruisce il legame affettivo tra la scrittrice Grazia Deledda(premio Nobel nel 1926) e la sua città. I concerti si svolgono nel cortile, un luogo chiuso-aperto dove svettano alberi di alto fusto e le sedie sono appoggiate sulla terra, in cui natura e cultura si fondono. La luce tenue contribuisce a focalizzare l'attenzione sul basso palcoscenico in cui le ombre dei musicisti si proiettano sulla parete chiara. Un posto dove si avverte la presenza della storia e della memoria ma, al contempo, è facile allontanarsene per poi tornare. Il 25 agosto vi ha suonato l'Augusto Pirodda quartet, con una musica controcorrente, spesso rarefatta che lavorava sull'imprevedibilità, sull'enfasi timbrica e sul beat implicito. Il pianista-leader, ora melodico ora percussivo, l'ha fatta nascere insieme al sax konitziano del belga Ben Sluijs, al contrabbasso inquieto di Manolo Cabras ed alla batteria coloristica del ceco Marek Patrman. Augusto Pirodda suonò nel 2002 a Nuoro Jazz iniziando una carriera che l'ha visto esibirsi in Europa e registrare con Gary Peacock e Pau Motian. Due sere dopo (il 27) l'atmosfera raccolta di Casa Deledda era completamente cambiata: un forte vento aveva fatto precipitare le temperature e le folate del maestrale non erano l'ideale per l'Euphonia Ensemble di cui fa parte una ex-studentessa dei seminari, Alessandra Bordiga (il concerto era previsto nella magnifica Casa Cabras di Orosei ma è stato spostato per un lutto cittadino). Formazione senza accompagnamento, Euphonia Ensemble nasce nel 2008 dall'idea di Yama Kapidani Luberti di fare a meno della sezione ritmica affidandola alle voci e di lavorare su un repertorio variegato, utilizzando gli arrangiamenti scritti dal marito pianista e compositore Markelian Kapidani (che ha pubblicato un paio di interessanti album per la Red Records). Dall'Albania all'Africa, dalla Cuba di Mongo Santamaria all'India il gruppo vocale cerca di scaldare e scaldarsi, decollando nella seconda parte del recital e nel bis, un All Blues eseguito con Paolo Fresu al flicorno da Mary Gautschi (soprano), la Bordiga (mezzosoprano), la Luberti (contralto), Curtis Gautchi (tenore), Alberto Favaro (baritono) e Marco Gallo (basso). Tante voci, come nei romanzi di Grazia Deledda, e tanti risuonano nel cortile della casa della scrittrice, che durante il festival diventa una sorta di terrazza affacciata sul mondo ma ben piantata in terra sarda.

Trio e triangolo nella notte di Silanus

Si chiama Santa Sabina l'antica chiesa romanica posta nella piana sotto il paese di Silanus. Si tratta di un vero e proprio complesso di testimonianze storico-architettoniche che comprende la chiesa, un nuraghe imponente, un pozzo sacro ed una tomba dei giganti. Qui, davanti a S.Sabina, si è pensato di far tenere il concerto del 26/8 al trio del chitarrista Angelo Lazzeri (insegnante dei corsi invernali di Nuoro Jazz), con Daniele Mencarelli(basso e contrabbasso) e Paolo Corsi (batteria). Si arriva nel buio perché ci sono stati problemi con l'impianto elettrico e l'illuminazione si concentra sul sagrato della chiesa; è una serata tiepida ed alzando la testa si scorge un cielo magnifico, quasi scolpito nella sua brillantezza, con la Via Latteain evidenza. Nel silenzio della campagna, sotto una volta celeste incredibile, con le luci che accarezzano il nuraghe e la chiesetta romanica, la musica del trio scorre e ti cattura a senso alterno. Il concerto è stato dedicato ad Ettore Paglietti, un bravo infermiere ed appassionato musicista (allievo di Nuoro jazz) scomparso in un incidente stradale. Il trio, ben amalgamato, ha proposto soprattutto brani originali tratti dall'album Pipelettes, ora più meditati ora più visceralmente bluesy come Cactus e Corso Cavour. Tanta l'energia e l'interplay sul palco come quelli che venivano dal triangolo costituito dal cielo fitto di stelle, dal complesso monumentale disteso nella pianura, dal buio che lo circondava. Difficile non sentirsi avvolti dall'universo.

Percussione contemporanea a Posada

Percorrendo la strada da Olbia a Nuoro (la 131) ad un certo punto si impone per la sua bellezza la torre di Posada, uno dei centri abitati sardi più antichi, capoluogo storico della omonima Baronia, con una frazione (S.Giovanni) che aggetta su una meravigliosa spiaggia. Il paese l'anno scorso fu sede del saggio finale dei seminari, con invasione del suo borgo da parte dei jazzisti (studenti e maestri) in parte sbarcati dal mare. Quest'anno (il 28/) vi si è esibito il Modular trio con i percussionisti Roberto Pellegrini, Luca Piana (che è batterista stabile dell'Orchestra Jazz della Sardegna) e Roberto Migoni. La piazzetta presso la Casa delle Dame era piena di strumenti, dalle grandi marimba ai vibrafoni per un recital che ha proposto musiche di Xenakis, Stockhausen e Terry Riley (In C). Una piccola truppa di spettatori consapevoli, mischiata a turisti e ragazzini, ha assistito al recital dedicato a Vittorio Pastorino, un brillante e giovanissimo batterista allievo di Nuoro Jazz che è scomparso dopo una lunga lotta controla leucemia. C'erano nell'arroccata piazzetta anche i suoi familiari (Vittorio suonava nel Family Trio con il fratello Matteo ed il padre Mimmo) ed Ettore Fioravanti lo ha ricordato, prima che la musica delle percussioni invadesse le pietre di Posada.

La musica in carcere

No, non si tratta di ingabbiare i suoni, piuttosto di portare le vibrazioni sonore dentro una casa circondariale come quella nuorese di Badu ‘e Carros e far giungere un brivido di libertà laddove c'è reclusione. Da molti anni Paolo Fresu ed Angelo Palmas riescono a far esibire jazzisti nella cappella del carcere in recital pomeridiani (<<per rendere il carcere più vicino alla realtà esterna>>) che hanno visto Dhafer Youssef, lo stesso Fresu, Maria Pia De Vito, Elisabetta Antonini e le cantanti del Laboratorio Vocale, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Roberto Cipelli, Attilio Zanchi, Tino Tracanna, l'Orchestra Jazz della Sardegna in Porgy & Bess, Franco Cerri ed Enrico Intra. Il 29 agosto, alle sedici, è toccato ad Antonello Salis suonare per i reclusi e di fronte alle autorità, dalla Direttrice del carcere al Vicequestore, dal medico al cappellano fino ad alti gradi dei corpi dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza. Dimensione e pubblico davvero inconsueti; intanto i carcerati non sono obbligati a venire: la direzione sceglie alcuni settori e chi vuole può aderire. Bene, la vasta cappella di Badu ‘e Carros era piena di detenuti uomini, una piccola rappresentanza femminile, fotografi e giornalisti dei seminari nuoresi, polizia penitenziaria. Palpabile la tensione e Salis si è avventato sul piano per un primo, lunghissimo intenso brano. Musica difficile la sua, troppo dissonante e sperimentale (utilizza come ingrediente lo stridìo dello sgabello), per quanto Antonello abbia enfatizzato gli aspetti melodici ed alluso a qualche canzone. Segue un altro pezzo in cui risuona Caravan: gli applausi ci sono ma il grande musicista spiazza tutti. Afferra la fisarmonica, volta quasi le spalle alle autorità e si posiziona vicinissimo ai detenuti. Per loro suona uno strumento che evoca i balli popolari e l'infanzia, i canti collettivi e il folclore, passioni ed amori. A modo suo suona Io te vurria vasa e la tensione sale;  lo raggiunge Paolo Fresu ed insieme eseguono Non ti scordar di me e poi la scatenata Paparazzi e, infine al piano, la dolcissima Lester. Avviene nella cappella del carcere un doppio miracolo: i detenuti, soprattutto agli inizi, non fanno altro che scambiarsi messaggi in codice e mentre si siedono e si salutano rendono note le gerarchie di potere interne. Vedere ciò è abbastanza impressionante; quando ascoltano la musica molti continuano a dialogare a distanza ma, prima o poi, le note li prendono, dimenticano – forse – dove sono e i volti perdono durezza e sospettosità, si distendono come se le note li cullassero e facessero vibrare corde nascoste e remote. Il secondo miracolo è quello che genera il primo perché Salis e Fresu sono riusciti a fare una musica fruibile dai detenuti, che parlasse alla loro umanità senza rinunciare del tutto alle modalità jazzistiche, adattandole in un gioco sottilissimo tra melodia, iprovvisazione, tensione, retorica, sentimento, libertà e controllo. Alla fine i detenuti applaudono con forza, chiedono bis e quando Salis sale sullo sgabello del piano per ringraziarli gli applausi raddoppiano, come se quel gesto di libertà ne moltiplicasse l'eco. Un concerto a Badu ‘e Carros non si dimentica facilmente, troppe porte e sbarre si chiudono e si aprono, troppa forza esprime la musica che è libertà.

Charlie Mingus atterra ad Onanì

Tra Bitti e Lula, in collina, il piccolo paese ha meno di cinquecento abitanti ed il più giovane sindaco d'Italia (Clara Michelangeli). Onanì è piena di murales e nella rinnovata piazza Funtana Manna, bianca di graniti, si tiene per il secondo anno un concerto collegato a Nuoro Jazz. Spicca qui il dividersi della popolazione: giovani, donne e bambini – curiosissimi – si piazzano nelle panche ad ascoltare mentre gli uomini e parte della gioventù maschile sostano in un bar nelle vicinanze, a controllare da lontano quello che succede, con apparente distacco e malcelata curiosità. La Rural Electrification Orchestra, diretta dal contrabbassista e compositore Massimo Spano (premiato nel '97 ai seminari nuoresi), attacca tardi ma fila dritto come un treno. La sua è una musica mingusiana, fitta di passaggi d'insieme, ricca di passaggi solistici punteggiati da background, di soli intrecciati, di cambi di tempo e di atmosfera. Si muove, solida e propositiva, ma sembra non vedere quello che succede attorno: i ragazzini che corrono e giocano, il pubblico che va e viene, il gioco delle parti tra gli abitanti, i fotografi del seminario di Pino Ninfa che scattano. Spano ed i suo ottimi compagni di strada (Maurizio Pasotti, tromba; Marcello Carro, Alessandro Angiolini e Francesco Sangiovanni, sassofoni; Elia Casu, chitarra; Spano e Matteo Marongiu, contrabbassi; Roberto Migoni, batteria) sono concentratissimi sulla loro musica che hanno l'occasione di presentare, in gran parte tratta dal lavoro discografico Col fiato sospeso. E' come se un'astronave fosse atterrata ad Onanì con i suoi extraterrestri sonori ma è l'unico luogo in cui si avverte una sensazione di distacco, di estraneità.

 

(PARZIALISSIME) BIBLIOGRAFIA-DISCOGRAFIA CONSIGLIATE

Claudio Loi, Sardinia Jazz. Il jazz in Sardegna negli anni Zero, musica, musicisti, eventi, discografia di base (aipsa edizioni / percezioni musiche, 2010, pp.471)

Luigi Onori, Paolo Fresu Talkabout. Biografia a due voci (stampa alternativa / nuovi equilibri, 2006, pp. 287)

Marcella Carboni, Trame (Blue Serge 2010; arpa sola).

Angelo Lazzeri Trio, Pipelettes (dodicilune 2010; A.Lazzeri, chitarre;Daniele Mencarelli, contrabbasso e basso elettrico; Paolo Corsi, batteria).

Rural Electrification Orchestra, Col Fiato Sospeso… (Clair de Lune 2010;  ottetto guidato dal contrabbassista e compositore Massimo Spano, con Riccardo Pittau, Daniele Pasini, Alessandro Angiolini, Mauro Piras, Simone Schirru, Matteo Marongiu e Roberto Migoni).

Mudras, Skywalkin' (Bue Serge 2011; quartetto codiretto da Salvatore Maltana, contrabbasso, e Giovanni Sanna Passino, tromba, con Bachisio Ulgheri alla chitarra e Massimo Russino alla batteria).

Corrado Guarino Quartetto, Si vede che era destino (aimusic 2011, con C.Guarino, piano, Guido Bombardieri, sax alto e clarinetto, Tito Mangialajo Rantzer, contrabbasso, e Stefano Bertoli, batteria).

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