Aperitivo in concerto

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Dave Holland

Dave Holland

Si apre il 6 novembre la ventisettesima edizione di “Aperitivo in Concerto”, rassegna prodotta e organizzata al Teatro Manzoni di Milano da Mediaset e Publitalia ’80, in collaborazione con Peugeot Italia e 3 Italia. Da anni la manifestazione, caso veramente raro in Italia, di completa sponsorizzazione privata, si è impegnata a documentare i molteplici sviluppi della contemporaneità musicale nelle varie forme e commistioni che costantemente scaturiscono ed emergono dal mondo cosiddetto “globalizzato”. La rassegna, apprezzato appuntamento istituzionale per il pubblico milanese e non solo, ha scelto sin dai suoi esordi (eminentemente dedicati alla tradizione accademica), di evitare l’istituzionalità ed il repertorio ad essa connesso.

Un’attenzione maggiore è stata perciò data alle cosiddette performing arts, ai linguaggi “di frontiera” (laddove dialogano più tradizioni diverse), all’improvvisazione e alla composizione istantanea, al jazz, alle nuove forme creative in peculiari ambiti etnici, alla creatività musicale in contesti extra-europei. “Aperitivo in Concerto”, ormai da quasi un ventennio, ha perciò deciso di offrire testimonianze preziose di linguaggi nuovi o riscoperti, di sincretismi, di contaminazioni, delineando un inedito panorama della creatività musicale internazionale ai nostri giorni. Ciò avviene in un contesto nazionale e locale in cui innovazione e sperimentazione musicali che non siano eurocentriche e museali sono largamente assenti. Sotto questo profilo, il cartellone, ogni anno, è stato dedicato al presente e, soprattutto, al futuro, cercando inoltre di offrire alla comunità un servizio, come prova peraltro una politica di prezzi del biglietto d’ingresso che trova oggi pochi riscontri.

Scriveva Bruce Chatwin: Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma”. La ventisettesima edizione di “Aperitivo in Concerto” costituisce, dunque, un nuovo capitolo di un lungo viaggio in più tappe attraverso le nuove creatività musicali nel mondo: gran parte della programmazione, infatti, è dedicata al Nuovo Mondo musicale che oggi ci si prospetta, testimonianza di un connubio fra più tradizioni musicali diverse anche geograficamente ed etnicamente e quasi tutte extra-europee.

Un dato evidente sin dal primo concerto in cui il grande contrabbassista Dave Holland si misura, da jazzista di straordinaria esperienza, con uno strepitoso gruppo ispano-gitano di flamenco, guidato dal celebre chitarrista Pepe Habichuela, in un tripudio di note e colori articolato attraverso un eccezionale magistero strumentale.

Fra novembre e dicembre tengono banco, invece, il Medio Oriente e le sue tradizioni, in modo particolare quella ebraica, vero e proprio ponte fra Occidente, Est europeo e mondo arabo, capace, grazie alla dolorosa esperienza della Diaspora, di misurarsi e dialogare con qualsiasi altra cultura e tradizione, come dimostra il celebre percussionista brasiliano Cyro Baptista (13 novembre), già collaboratore di Ivan Lins, Milton Nascimento e Caetano Veloso, che con il suo acclamato gruppo Banquet of the Spirits, unisce l’enfasi ritmica della musica brasiliana con le melodie estatiche e ascensionali della tradizione ebraica in una trascinante interpretazione di Caym, nuova serie di composizioni che John Zorn ha scritto per il suo già memorabile Book of Angels.

Tocca invece al celebrato contrabbassista Avishai Cohen (20 novembre), emerso come supremo e fantasioso virtuoso nei gruppi di Chick Corea, condurre con il proprio trio il pubblico del Teatro Manzoni nel complesso coacervo della cultura musicale ebraica fra Medio Oriente e mondo andaluso, fino a protendersi verso gli accesi bagliori ritmici delle coinvolgenti musiche latinoamericane. L’acclamato gruppo klezmer dei Klezmatics (4 dicembre), di cui peraltro fanno parte eccellenti improvvisatori come il trombettista Frank London e il clarinettista Matt Darriau (ambedue già applauditi nelle scorse stagioni di “Aperitivo in Concerto”), ospita il noto e ieratico cantante gospel Joshua Nelson in un concerto dal fascino peculiare, in cui la tradizione popolare afroamericana e quell’ebraica di origine yiddish celebrano con unico, intenso e appassionato fervore la loro diversa spiritualità e religiosità al crocevia di culture che, soprattutto nel jazz, hanno saputo molto attingere l’una dall’altra. Conclude questo particolare percorso attraverso le nuove musiche delle antiche culture del vicino Oriente l’apprezzato gruppo guidato dal contrabbassista Omer Avital (11 dicembre), beniamino della scena musicale newyorkese, che da lungo tempo esplora, con affascinanti risultati, le sue radici di improvvisatore di origini marocchine e yemenite: il jazz incontra, dunque, l’Africa del Nord e la penisola arabica, trasformando e rendendo attuali anche tradizioni abituate a custodire gelosamente la propria identità. Se, come scriveva Proust, Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi, in questo caso trattasi di avere nuove orecchie.

Il 2012, infatti, inizia per “Aperitivo in Concerto” all’insegna di un ulteriore, diverso percorso innovativo, l’incontro (15 gennaio) fra il mitico sassofonista Pharoah Sanders e un gruppo di musicisti brasiliani e americani da tempo dediti, sotto la guida del trombettista Rob Mazurek, all’esplorazione della contemporaneità e delle proprie origini culturali al crocevia fra mondo acustico e sua traduzione elettronica: una prima europea che permetterà di ascoltare il grande discepolo di John Coltrane in un contesto desueto e di liberissima creatività. Ancora più lontano ci porta invece il sassofonista Michael Blake (oggi ben noto per le sue collaborazioni con Enrico Rava, Ben Allison, i Lounge Lizards), che, a capo di un gruppo che comprende alcuni fra i più affermati protagonisti della scena musicale di New York (22 gennaio), rievoca poeticamente i ricordi di un suo lungo viaggio nel Vietnam, una volta conclusasi la guerra con gli Stati Uniti: le incantatorie e sofisticate melodie orientali indossano nuove vesti, assumono nuovi significati e continuano a riportarci ad uno dei grandi drammi del XX secolo ma con lo sguardo fisso al futuro.

Con il ritorno a Milano del geniale sassofonista e compositore David Murray (29 gennaio) a capo di una straordinaria big band composta da musicisti di rango come il trombonista Craig Harris, il baritonista Alex Harding o il contrabbassista Jaribu Shahid, il viaggio di “Aperitivo in Concerto” prosegue alle radici della cultura afroamericana, con un vibrante omaggio al blues e a uno dei suoi maggiori esponenti, l’originalissimo e trascinante chitarrista James Blood Ulmer, già conosciuto per le sue collaborazioni con un leggendario musicista e suo mentore come Ornette Coleman. Il viaggio prosegue ancora, grazie a un’orchestra di artisti straordinari, con l’omaggio ideato dal grande contrabbassista William Parker (5 febbraio) alle creazioni musicali indimenticabili di uno fra gli assoluti geni del XX secolo, Duke Ellington, rilette con la partecipazione, fra gli altri, di artisti come i trombettisti Lewis Barnes e Roy Campbell, il batterista Hamid Drake, il pianista Dave Burrell e, soprattutto, il sassofonista Kidd Jordan, uno dei grandi padri della musica di New Orleans. Ancora alla tradizione jazzistica e al suo rapporto con la cultura afroamericana sono dedicati il concerto di un eccezionale, spettacolare e modernissimo gruppo di alfieri dello hard bop come The Cookers (19 febbraio) e il concerto di uno fra i più interessanti e creativi pianisti sulla scena di oggi, Bill Carrothers che, affiancato da mirabili e creativi virtuosi come il contrabbassista Drew Gress e lo straordinario batterista Bill Stewart, proporrà un omaggio ad un’altra leggendaria figura della cultura afroamericana, il trombettista Clifford Brown (26 febbraio). Un diverso ritorno alle radici africane del jazz, invece, lo propone, in prima assoluta, il batterista Louis Moholo, fra i grandi protagonisti africani della scena musicale inglese, che, a capo di un complesso di altissimo valore, rende omaggio ai Blue Notes, allo storico gruppo di una indimenticabile generazione di musicisti sudafricani trapiantati in Inghilterra (dal compianto Mongezi Feza a Dudu Pukwana, da Chris McGregor a Johnny Dyani) di cui lo stesso Moholo è oggi l’unico, glorioso sopravvissuto (4 marzo). Ancora l’Africa (11 marzo) è protagonista, grazie alla celebrata cantante etiope Gigi (Ejigayehu Shibabaw), che si presenta, in un’unica, preziosa data italiana, con Material, affascinante gruppo guidato dal geniale e acclamato bassista Bill Laswell, protagonista di molteplici imprese musicali, che lo hanno portato a distinguersi, come strumentista ma anche come produttore, nei più svariati campi, dall’avanguardia al punk all’ambient al dub.

L’Asia è invece protagonista della prima esibizione europea (18 marzo) della Asian-American Orchestra, un complesso strumentale che, nato a San Francisco, raccoglie sotto la sua egida solo ed esclusivamente musicisti americani e afroamericani d’origine asiatica. Nel suo primo concerto in Europa, l’orchestra, guidata da uno studioso di tradizioni extra-europee come il batterista Anthony Brown, esplorerà l’influenza delle culture indiana ed africana nella musica di John Coltrane, in un tributo ad uno fra i più grandi innovatori della musica americana del XX secolo, artefice di sincretismi linguistici che ancora oggi tengono banco per la loro illuminata preveggenza.

La stagione 2011-2012 di “Aperitivo in Concerto” si conclude (15 marzo) con un altro connubio frutto della nostra irrequieta contemporaneità tesa a rileggere, rinnovare e riscoprire antiche tradizioni: un virtuoso del clarinetto come David Krakauer, un genio anarchico come il DJ SoCalled e un maestro del trombone funky come Fred Wesley (a lungo fra i musicisti prediletti da James Brown) uniscono in Abraham Inc. le proprie forze per fondere il canto mistico degli ebrei dei ghetti dell’Est europeo con la forza e l’energia liberatrici della soul music più autenticamente afroamericana, in uno spettacolo in cui gioia, enfasi drammatica, canto, disinibizione emotiva concorrono a creare una sorta di travolgente festa catartica. Come giustamente si addice ad un Gran Finale.

Ancora una volta, dunque, “Aperitivo in Concerto” prosegue la sua opera alla scoperta del creativamente nuovo e valido, puntando ancora una volta all’abolizione delle frontiere, alla libera circolazione della cultura.

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