Terminata la la 62° edizione del Festival della Canzone Italiana

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emma marrone sanremo 2012

Emma doveva essere ed Emma è stata, chiudendo, così, un circolo perverso: dai talent show al Festival di Sanremo, biglietto di sola andata. Già da tempo abbiamo sottolineato il ruolo nefasto che i sedicenti talent-show (tipo “Amici” e “X Factor”) stanno avendo sul mondo della musica e sui gusti del pubblico. In effetti queste trasmissioni televisive lanciano sul mercato giovani raramente sorretti da un vero talento, giovani che, però, forti di una grandissima visibilità acquisita durante mesi di programmazione, riescono poi a prevalere anche al successivo Festival sanremese. Prova ne sia che alcuni recenti vincitori del Festival provenienti da Amici – Marco Carta e Valerio Scanu – sono letteralmente scomparsi dalla scena musicale mentrela stessa Emma ha vinto solo grazie al televoto in quanto sulla base delle valutazioni espresse dall'orchestra e dai giornalisti si trovava solo terza.

Insomma una vittoria annunciata che grida allo scandalo sia perché la stessa era stata ampiamente prevista anche quando non si era ancora ascoltata una sola canzone, sia perché il livello del pezzo – “Non è un inferno” – è veramente basso: dozzinale e scontata la musica, assolutamente farraginosi i testi… tanto per essere gentili. C'è solo da augurarsi che adesso non vogliano accreditare Emma come la “nuova pasionaria” del Sud ché la giovane non sembra avere la statura necessaria per ricoprire un simile ruolo. Peccato che sia finita così perché quest'anno, almeno dal punto di vista delle interpretazioni, abbiamo ascoltato delle buone performances: Noemi, Nina Zilli, Chiara Civello, Lucio Dalla e Pierdavide Carone, Arisa hanno lasciato traccia ben più profonda rispetto a Emma. Ma tant'è…  l'imbarbarimento dei gusti non è certo cosa di oggi.

Ma passiamo ad altro e chiediamoci cosa sia oggi il Festival di Sanremo. E' rappresentativo delle nuove tendenze della musica italiana? Certo che no. E' almeno rappresentativo di quella che una volta veniva definita la melodia all'italiana? Assolutamente no. E allora di cosa è rappresentativo? Purtroppo di niente: è diventato esclusivamente uno spettacolo televisivo di cui si serve la RAI per far lievitare gli ascolti non sempre soddisfacenti. E così si spiega il fatto che mai come quest'anno le canzoni sono state poste in secondo piano, quasi da contorno alle mille polemiche sbocciate in un clima di ipocrisia davvero intollerabile.

Il caso Celentano? Ma di cosa stiamo parlando? Il molleggiato è rimasto sul palco per una cinquantina di minuti la prima sera e trenta minuti l'ultima. E meno male che ha pure cantato altrimenti sarebbe stato veramente un disastro. L'Adriano nazionale, questa volta, ha vestito i panni del predicatore ecumenico rivolgendo pensieri a problematiche alte quali il significato della vita. Peccato che a tali enunciazioni hanno poi fatto seguito frasi di un qualunquismo degno di miglior causa, demagogiche, intrise del peggior senso comune… per non parlare, la prima sera, del siparietto con Morandi e Pupo, recita che neppure una scuola media avrebbe avuto il coraggio di mettere in scena. Ebbene in RAI è successo il finimondo perché Celentano ha esternato contro la Chiesa e i due principali giornali cattolici, auspicandone la chiusura, “Famiglia Cristiana” e “Avvenire”… apriti cielo. Ma quanta ipocrisia: ma come, inviti Celentano, sai bene di che pasta è fatto, gli dai carta bianca e poi ti scandalizzi per quel che dice? La verità è che fino a quando Celentano colpiva da una parte sola faceva comodo a tutti, adesso che ha cambiato indirizzo, tutti a scandalizzarsi. Un dato è comunque innegabile: come cantante ed autore il Molleggiato è indiscutibile (anche se le sue ultime produzioni non sono all'altezza delle precedenti) ma come predicatore è insulso, inutile e tremendamente noioso. Tutto questo vale il ricco cachet che la Rai ha pagato? “Ma ci faccia il piacere” avrebbe detto Totò! Infine un' ultima considerazione al riguardo: si è sempre detto che la Rai è un servizio pubblico, quindi appartenente a tutti. Ma allora come è possibile che proprio dal servizio pubblico partano invettive contro un noto critico televisivo e assurde richieste di chiudere due giornali? C'è qualcosa che non quadra… o no? Quanto al pubblico dell'Ariston che la prima sera ha applaudito Celentano, beh, che siamo oramai alla frutta non è certo una !

E a proposito di polemiche ne vogliamo segnalare un'altra davvero risibile:la ministro Fornero, sì quella del pianto, si è indignata per la farfallina di Belén, invece di indignarsi con Lei stessa per come, signora ministra, ha trattato i pensionati italiani, o forse pensa che ce ne siamo già dimenticati? Illuminante, al riguardo, anche il parere del progressista Bersani: “Il modello per mia figlia non è Belén ma la Fornero”. E dato che siamo sul punto, usciamo dal seminato per lanciare un piccolo consiglio ai nostri ministri “tecnici”: facciano il loro lavoro ma si fermino al profilo tecnico per l'appunto, ché quando scendono sul piano etico-morale fanno dei disastri. e ci riferiamo a quel coro di invettive congiunte lanciate dai governanti, contro i nostri giovani salvo poi verificare che i figli di suddetti ministri e presidenti, certo per merito – ci mancherebbe altro – sono tutti ben accoccolati al riparo di un posto più che fisso.

Ma stavamo parlando di Sanremo: il fatto è che se ci riflettete un attimo alla fine tutto si tiene. Comunque torniamo al Festival e alle sue disfunzioni ché quest'anno davvero nulla ha funzionato come doveva: strumenti e microfoni impazziti; il sistema di voto della giuria che la prima sera fa i capricci;Luca e Paoloche, sempre la prima sera, sparano parolacce a tutto spiano in fascia protetta; l'estrema lungaggine della manifestazione; Morandi che ne sbaglia troppe; la valletta dell'est bellissima ma evanescente; i litigi tra i dirigenti Rai che si rinfacciano il fallimento dell'operazione Celentano: nonostante la presenza del molleggiato, sembra che i conti del Festival siano andati pesantemente in rosso (ma di questo aspettiamo conferma).

Insomma un disastro, annunciato, ma pur sempre disastro, da cui si sono salvati in pochi. Innanzitutto cantati e orchestra che hanno fatto il loro mestiere; in linea di massima tutti gli ospiti stranieri che sono intervenuti  la terza serata ( strepitosi, tra gli altri, Al Jarreau, Patti Smith, José Feliciano, Brian May, Goran Bregovic, Skye, Macy Gray, Noah, Sarah Jane Morris), Loredana Berté quando cantando ha ricordato la sorella Mia Martini, Geppi Cucciari e Alessandro Siani nelle veste di comici “intelligenti” ma soprattutto Rocco Papaleo: a nostro avviso è stato proprio Rocco l'unico vincitore del festival. Elegante, misurato, quasi mai sopra le righe, dotato di un gran senso dell'ironia ha fatto magistralmente da spalla a Morandi anche quando Gianni annaspava non sapendo bene che fare: insomma una vera scoperta… ma solo per chi non conosceva Rocco come eccellente attore.

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