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Stefano Bollani – “Volare” – Venus 35308
Era l'oramai lontano 2002 quando Stefano Bollani incideva questo album in trio con Ares Tavolazzi al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria. Il CD venne pubblicato in Giappone e fu praticamente l'opera che fece conoscere al pubblico del Sol Levante il nostro pianista già assai famoso non solo in patria ma anche nel resto dell'Europa. Adesso è stato raggiunto un accordo con la casa discografica, la Venus, per cui l'album viene ora distribuito anche in Italia… anche se, ad onor del vero, nulla aggiunge alla statura di grande musicista che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare (meno, molto meno quando fa lo show man). In effetti dal 2002 ad oggi Bollani è stato interprete di molti altri dischi, alcuni di livello assoluto, che l'hanno decisamente proiettato nell'Olimpo dei pianisti jazz. Ciò detto, occorre però aggiungere che a distanza di dieci anni dall'incisione, il disco si ascolta sempre con grande ed immutato piacere dal momento che si basa su un'idea semplice ma vincente: rileggere in chiave jazz e senza l'ausilio di voci alcuni dei brani più rappresentativi della musica italiana, passando da canzoni di grande popolarità quali “Volare” di Modugno, “Azzurro” portato al successo da Celentano e “Arrivederci” dell'indimenticato Umberto Bindi a classici della tradizione napoletana come “Anema e Core” e “Te Vojo Bene Assaje”, senza trascurare le colonne sonore (“La Dolce Vita”) e la musica classica (“E Lucean Le Stelle”). Io sono da sempre un grande ammiratore di Domenico Modugno per cui sono andato immediatamente ad ascoltare la versione di “Volare”; ebbene Bollani e compagni se la cavano più che egregiamente: dopo una breve introduzione di Tavolazzi che disegna la linea melodica, entra in scena il trio che rivisita il brano con grande intelligenza e creatività. Ottima anche l'interpretazione di “Anema e core” con Tavolazzi ancora in primo piano, Paoli che con le spazzole da un vero e proprio saggio di bravura e Stefano che disegna delicate volute melodiche con grazia e sensibilità. Doti che si riscontrano in tutto l'album in cui, tra l'altro, Stefano dimostra di aver assimilato assai bene la lezione evansiana mentre i suoi partners si muovono con grande sicurezza assicurando quel sostegno di cui il pianista abbisogna. Insomma un disco non nuovo ma che vale la pena ascoltare con attenzione.
Ciao Gerlando, grazie per la bella recensione. Sarò felice di fare quattro chiacchiere con te appena sarà possibile, soprattutto a proposito dei “territori sconosciuti senza alcun punto di riferimento”, unica frase del tuo articolo che mi ha lasciato un po’ perplesso.
A presto e complimenti per il sito!
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