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Jan Johansson

Jan Johansson

A conferma del crescente consenso raccolto da “A proposito di jazz” nel nostro ambiente, salutiamo con particolare entusiasmo l'ingresso nel ristretto novero dei nostri collaboratori di Marco Giorgi, nome illustre ben noto agli appassionati di jazz per le sue numerose collaborazioni con testate nazionali di primaria importanza. Particolarmente significativo questo “esordio” con un pezzo dedicato ad uno dei giganti del jazz europeo che rischia di cadere nel dimenticatoio.

Marco Giorgi
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Söderhamn è una cittadina di circa 12 mila abitanti della Svezia orientale, la cui maggiore attrattiva è Oskarsborg, una torre costruita nel 1895 sulla cima di una collina che domina il centro cittadino. Il monumento celebra la visita del re Oscar II che in realtà non mise mai piede in città. La tranquillità della popolazione fu turbata nel 2003 quando l'amministrazione locale e il  National Public Art Council Sweden decisero di trasformare il vecchio Apoteks Park nel Jazzparken, arricchito da una moderna istallazione. Su una larga superficie circolare coperta di ghiaia furono inseriti dodici piccoli pozzetti riempiti di biglie di vetro. Nel corso dell'inverno il sole che si riflette sulle biglie scioglie la neve e riscalda chi si trova nelle vicinanze. D'estate i raggi del sole rimbalzano sulla superficie di vetro e creano giochi di luce visibili anche a distanza (http://www.ebbamatz.com/folio_img.asp?id=90&typ=txt).

A Söderhamn c'è però chi preferiva il vecchio parco della farmacia e che non riesce ad apprezzare la moderna concezione dell'istallazione sebbene questa sia stata pensata e dedicata a un illustre concittadino, il pianista Jan Johansson. Ancora oggi in Svezia Johansson è più noto come l'autore del tema e della canzone sigla del telefilm Pippi Långstrump (Pippi Calzelunghe), piuttosto che per essere stato uno straordinario interprete del pianoforte e compositore jazz (http://www.youtube.com/watch?v=8hFFN7WXFaE). Al di fuori della Svezia il suo nome è praticamente sconosciuto, così come è raro imbattersi nei suoi dischi che sono decisamente interessanti e sorprendentemente innovativi e originali se contestualizzati nel periodo della loro uscita. Johansson si esprimeva al meglio in duo o in trio ed era a suo agio sia con i tempi velocissimi che sulle atmosfere lente. Suo il merito di aver allargato l'ambito tematico del jazz al folklore. Il suo Jazz på svenska (Jazz in svedese) del1964, induo con lo straordinario contrabbassista Georg Riedel fu, con oltre 250 mila copie, uno dei dischi più  venduti nella storia della discografia svedese. L'album riprende i temi popolari scandinavi e li utilizza come base per improvvisazioni misurate, scevre da virtuosismo . L'interazione tra il limpido pianoforte di Johansson e la profonda cavata del contrabbasso di Riedel sono esemplari, le semplici melodie popolari sono letteralmente meravigliose e le improvvisazioni sono in realtà delle variazioni nel senso classico del termine anche se permeate di blues. Ne sono classici esempi Visa från Utanmyra (http://www.youtube.com/watch?v=_8KydQTvBMk) e Visa från Rättvik (http://www.youtube.com/watch?v=KcQ99Wt_YyY) che da sempre sono tra i brani più apprezzati dell'album.

Johansson nacque il 16 settembre 1931 e cominciò a suonare il pianoforte nel 1942. Fu membro a Söderhamn dell'orchestra di Gunnar Hammarlund fino al 1951 anno in cui si trasferì a Göteborg per seguire i corsi di ingegneria elettronica presso la Chalmers Universityof Technology. Nelle di studio continuò a suonare e a dirigere varie formazioni. Il richiamo della musica lo strappò ben presto agli studi. Tra il 1958 e il 1959 fece parte del quartetto di Gunnar Johnson e a partire dal giugno 1959 suonò per sei mesi al Café Montmartre di Copenhagen nel gruppo che accompagnava Stan Getz. Partecipò ai concerti danesi di Oscar Pettiford del 1959 e accompagnò Helen Merrill  nelle sue due settimane di concerti al  Café Montmartre. Nel 1960, Johansson fu il primo europeo a prendere parte a una tournée del Jazz at the Philharmonic. L'anno successivo il pianista si trasferì a Stoccolma unendosi all'orchestra di Arne Domnérus e formò il suo trio, dapprima con Gunnar Johnson al contrabbasso e Ingvar Callmer alla batteria e successivamente con Georg Riedel e il Egil Johansen. Saltuariamente questo secondo trio era  integrato dal chitarrista Rune Gustafsson (http://www.youtube.com/watch?v=dN74qJW6IA8). Anche se la prima session da leader risale al 1956 è con 8 Bitar (8 bits) del 1961 che Johnasson si propone come musicista maturo e completo. Il suo album affronta le tematiche modali del post bop con incursioni sul terreno dell'avanguardia. Prisma (http://www.youtube.com/watch?v=RBohb6O1d0I) è un esempio della raggiunta età matura jazzistica. L'anno successivo Johansson, con Riedel e Johansen, diede vita all'Innertrio una formazione straordinaria per la capacità d'integrazione dei suoi componenti. Un trio che, quello di Bill Evans con Scott LaFaro e Paul Motian, suonava come un tutt'uno, con tre solisti al servizio della musica. L'album è un passo avanti rispetto al precedente e, sebbene Johansson si mostri ancora intimamente legato ai brucianti  bop, come l'iniziale 3, 2, 1, go, mostra di indirizzarsi sempre più decisamente verso brani melodici dalla accentuata cantabilità. Ne è un tipico esempio Bolles vaggvisa (http://www.youtube.com/watch?v=rxNhkphKpmw). Nel maggio e giugno 1964 Johansson registra In pleno, maggiormente sperimentale e per questo molto interessante, a cui fa seguito in ottobre Jazz på svenska con cui giunge al grande successo. “Volevo solamente dare la possibilità di ascoltare queste melodie che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute nella soffitta di una biblioteca, dove io le ho trovate” dichiarò Johansson sulle note di copertina del disco. “Sono stato attratto dai canti popolari svedesi, perché mi hanno ricordato di alcuni elementi del jazz. Le blue note mi hanno attratto e le canzoni hanno un ritmo molto suggestivo costruito all'interno della melodia. E' sufficiente solo suonarle così come sono. Non volevo abbellirle in alcun modo”.

All'album fecero seguito due altri lavori dedicati a temi popolari, Jazz på ryska (cf. Kvällar i Moskvas förstäder http://www.youtube.com/watch?v=u6AFw4tbg0M e Step, min step http://www.youtube.com/watch?v=g2j739Ig3S8&feature=related) e Jazz på ungerska, con il violinista danese Svend Asmussen, rispettivamente dedicati alla tradizione russa e ungherese. Si tratta di album evidentemente ispirati da motivi commerciali e purtroppo non completamente riusciti anche per la minore versatilità del materiale folklorico scelto, rispetto a quello svedese. Non disprezzabili alcuni momenti che raggiungono le vette artistiche di Jazz på svenska.

Tra il 24 settembre e il 9 ottobre 1968 Johansson registrò 46 brani di folk svedese e musica utilizzando formazioni allargate. Le musiche erano destinate ad essere utilizzate come sottofondo di un quiz televisivo. L'intero corpo di questa musica fu poi raccolto in un album triplo, intitolato Musik genom fyra sekler med Jan Johansson (Musiche di quattro secoli con Jan Johansson) e che fu pubblicato postumo ottenendo un Grammy. Solo un mese dopo la fine delle registrazioni, il 9 novembre 1969 Johansson morì sul colpo in un incidente automobilistico. L'auto su cui viaggiava verso Jönköping dove doveva tenere un concerto in una chiesa, si schiantò controla corriera E4 a Turenberg, Sullentuna. Johansson riposa nel cimitero di Skogskyrkogården a Enskede, un quartiere di Stoccolma. (http://www.findagrave.com/cgi-bin/fg.cgi?page=pv&GRid=13783570&PIpi=31831158). Nel 1999 gli è stato dedicato il film documentario Trollkarlan (il mago) diretto da Anders Østergaard.

E' possibile ascoltare diversi brani dal vivo di Jan Johansson in quartetto su  http://www.youtube.com/watch?v=Lr9EdkOHbUI&feature=related

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