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Gunther Schuller, “Il Jazz. L'era dello Swing. Le Orchestre bianche e i complessi”

Gunther Schuller, “Il Jazz. L'era dello Swing. Le Orchestre bianche e i complessi”

Gunther Schuller, “Il Jazz. L'era dello Swing. Le Orchestre bianche e i complessi” (EDT, pp. 290, euro 18).

Di Luigi Onori – Sesto volume per la ricerca musicologica di Schuller, pubblicata in Italia dalla torinese EDT con l'attenta cura di Marcello Piras. Lo studioso americano affronta grazie agli acuminati strumenti dell'analisi musicale (applicata su centinaia di brani) il controverso fenomeno delle orchestre bianche. Strutturato in sei capitoli (integrati da mappe e schemi) il percorso parte da quelle che vengono definite “le retrovie” (l'Orchestra Casa Loma,la Dorsey Borthers, Jimmy Dorsey, Bing Crosby, Paul Whiteman), si concentra su “i protagonisti” (Glenn Miller, Tommy Dorsey, Artie Shaw, Charlie Barnet, Gene Krupa, Woody Herman, Harry James) e si ferma con attenzione su “le figure di contorno” (Larry Clinton, Bob Chester, Claude Thornhill, Les Brown e Hal McIntyre). Schuller non si accontenta di sviscerare il linguaggio delle formazioni più note ma  restituisce la realtà degli anni '30 (inizi '40) nella sua interezza, anche attraverso formazioni minori. Gli ultimi due capitoli illuminano la fervida e fertile scena de “le orchestre regionali” e “i complessi”. La transizione tra swing e bop (che hanno una maggiore continuità musicale di quanto una lettura sociologica dei rispettivi stili e fenomeni abbia evidenziato) avviene proprio nelle formazioni ristrette derivate dalle big-band, veri laboratori per i solisti, le forme, gli arrangiamenti. Schuller tratta Red Nichols, il trio Goodman-Wilson-Hampton, John Kirby, Nat King Cole, Joe Mooney, Rex Stewart e Lennie Tristano. Nel breve capitolo conclusivo (dal gillespiano titolo “Things to Come”) traccia rapide quanto interessanti prospettive di analisi del linguaggio di Charlie Parker e Dizzy Gillespie che il più che ottantenne studioso sta analizzando in vista del prossimo volume.

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