Sabatini: la melodia fa parte del mio DNA

Stefano Sabatini

Stefano Sabatini

Sono seduto davanti a Stefano Sabatini alla vigilia della presentazione, alla “Casa del Jazz” (sabato 14 aprile) della sua ultima fatica discografica, “Heart and soul”, prodotta da “Alfa Music”.

Allora Stefano, dinnanzi a quest’ultima creatura, sei soddisfatto del tuo attuale status di musicista?
“Direi di sì… abbastanza… certo si impara sempre ma credo aver raggiunto un buon livello almeno per quelle che sono le mie possibilità, specie a livello compositivo”.

Ma questo livello corrisponde, poi, alle effettive occasioni di lavoro che riesci a trovare?
“Direi di no. Purtroppo questo è un periodo particolarmente brutto ma sono ottimista per cui cercare di adoperarsi, di mettere in cantiere delle iniziative aiuta sempre”.

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Proseguono le adesioni al consorzio dei produttori indipendenti di jazz

Continuano le adesioni al consorzio dei produttori indipendenti di musica jazz IJM (Italian Jazz Music) con Amirani, Artesuono, nBn, Tuk, Zone Di Musica, le quali si aggiungono (per un totale di trenta etichette!) ai primi sostenitori e cofondatori: Abeat, AlfaMusic, Auand, Aut, Blumer, Crocevia Di Suoni, Dodicilune, Fitzcarraldo, Fo(u)r, Improvvisatore Involontario, Jazz Engine, Labirinti Sonori, Long Song, Mordente, MyFavorite, Nau, Note Sonanti, Nuccia, Palomar, Picanto, Red, Rudi, Silta, Spacebone, Tosky.

Si ricorda che all’indirizzo www.ijm.it tutti i giornalisti e operatori accreditati potranno accedere (attraverso username e password) alle versioni liquide delle pubblicazioni edite dalle etichette consorziate e ascoltare così i brani in streaming o scaricarne i file MP3 comprensivi di parti grafiche.

La scelta di adottare questo sistema è dettata dai vantaggi oggettivi che rilascia: una riduzione reale dei costi di promozione per le etichette, una maggiore salvaguardia dell’ambiente grazie alla riduzione degli imballi e del carburante utilizzato dai servizi postali ed, infine, un vantaggio per gli operatori che avranno la possibilità di accedere alla musica con un solo click.

Concha Buika affascinante, ma non convincente

Concha Buika

Concha Buika

Un minimo di irritazione frammisto a tanta delusione: queste le sensazioni dopo aver ascoltato il concerto di Concha Buika martedì 28 marzo all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Mi ero imbattuto in Buika quasi casualmente, mentre preparavo una serie di conferenze sul tema dei rapporti tra ritmi afro-cubani e jazz. Mi aveva molto incuriosita questa cantante di flamenco dalla pelle nera; poi, approfondendo l’argomento, avevo scoperto che Concha non si limitava a cantere il flamenco ma lo contaminava con stilemi jazzistici dando vita a qualcosa di assolutamente inedito ed affascinante. Per cui la prima volta che capitò a Roma mi precipitai a sentirla e ne rimasi estasiato.

Adesso, Buika è cambiata, è cambiata molto… e purtroppo non in meglio. Quando l’ascoltai per la prima volta, ebbi la netta sensazione che la vocalist, con le sue canzoni, volesse comunicare al pubblico tutta la propria anima, tutto il proprio dolore per una esistenza difficile che, sì, l’aveva portata al successo ma dopo tante, forse troppe, vicende non del tutto felici.

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“Elle, singuliere, pluriel” seduce… e a tratti incanta

Progetto donne Cinema

Un concerto di solito abbina al messaggio sonoro quello visivo, generato dal “teatro involontario” dei musicisti. Nel caso di “Elle, singuliere, pluriel” (presentato al teatro Studio del Parco della Musica il 31 marzo scorso) si parla di “progetto multimediale di musica e immagini dedicato alle principali figure femminili del primo medio ‘900”; in realtà quanto elaborato dalla pittrice contemporanea Marie Reine Levrat e reso spettacolo a tutto tondo dal gruppo Isoritmo – con la vocalist Paola Massero ospite, la voce fuori campo di Gerlando Gatto (presentazione progetto e riferimenti storici) e l’elaborazione visiva di Massimo Achilli (e di Antonio Capaccio, in “Elle, Tram”) – è al contempo qualcosa di più immediato e più complesso.

Immediato perché lo spettatore viene sedotto – a tratti incantato, quantomeno incuriosito – dal flusso comunicativo attentamente montato e intrecciato che lo investe: musica dal vivo, disegni e dipinti trasformati in video, spezzoni documentari, narrazione storica, interventi aneddotici che ricostruiscono personaggi femminili ed epoche e li restituiscono nella loro immediatezza, quasi nello loro attualità. Complesso perché “Elle, singuliere, pluriel” è frutto di un lavoro articolato che richiede una vera e propria squadra di artisti, intellettuali e tecnici per renderlo vivo, per fare delle dodici tappe un itinerario avventuroso. Nei momenti migliori risulta davvero sinergico tra le arti della pittura, del cinema e della musica, in particolare del jazz.

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