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Masabumi Kikuchi Trio – “Sunrise”

Masabumi Kikuchi Trio – “Sunrise”

Masabumi Kikuchi Trio – “Sunrise” – ECM 2096

Questo album è oggettivamente importante per almeno due motivi: rappresenta l'esordio in casa ECM del giapponese Masabumi Kikuchi ed è anche una delle ultime (se non proprio l'ultima) session cui abbia partecipato il batterista Paul Motian recentemente scomparso. Il non più giovane improvvisatore giapponese (classe 1939) aveva nel tempo sviluppato una profonda amicizia con il percussionista fondando tra l'altro il gruppo “Tethered Moon” con Gary Peacock e per l'appunto Paul Motian, una formazione che si distinse, tra l'altro, per la particolarità del repertorio spesso dedicato a personaggi “altri” rispetto al jazz come Kurt Weill, Edith Piaf, Jimi Hendrix e Puccini. Ma da allora lo stile e l'approccio alla materia musicale da parte del pianista sono sostanzialmente mutati: adesso l' ha abbandonato qualsivoglia repertorio per suonare ciò che sente in quel determinato momento abbandonandosi cioè all'estro improvvisativo: “quando mi siedo davanti al pianoforte – spiega Masabumi – non preparo ciò che suonerò né ci penso; credo che in ogni caso troverò il modo di realizzare qualcosa di nuovo e suppongo di poter definire tutto ciò come il mio nuovo essere”. E di tutto ciò Kikuchi da esplicitamente il merito a Paul Motian che anni fa lo avrebbe incoraggiato a intraprendere tale direzione. In effetti l'album tiene perfettamente fede a questo tipo di impostazione: sempre in bilico tra pronunce free e atmosfere da ballad, la musica si svolge seguendo un percorso profondamente intimista in cui il pianismo del leader si esprime con grande parsimonia, mai dando sfoggio di inutile virtuosismo. Al contrario ogni nota è soppesata nell'ambito di un disegno perfettamente lucido che trova sempre una logica conclusione nonostante sia totalmente improvvisato. Nell'ambito di una siffatta impostazione, è facile intuire come il percussionismo di Motian, con la sua straordinaria abilità nel creare e sottolineare atmosfere, il suo colorismo, la sua fantasia timbrica, risulti affatto decisivo per la buona riuscita dell'album. Dal canto suo il contrabbassista Thomas Morgan, con la straordinaria capacità di suonare la nota giusta al momento giusto, rende ancora più incisiva e coinvolgente l'esplorazione del mondo poetico propria di Kikuchi e Motian. (GG)

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