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Fulvio Sigurtà, Claudio Filippini – “Through the jurney” – CamJazz 78-512
Fulvio Sigurtà tromba e flicorno e Claudio Filippini piano e celeste sono due giovani artisti che abbiamo sempre considerato validissime promesse del jazz made in Italy. Per noi è stato, quindi, un vero picare ascoltare questo album in cui, nella difficile formula del duo, si ha la piena, totale conferma di quanto questi artisti siano compiutamente maturati e di come riescano a dire una loro originale parola nel vasto e variegato panorama del jazz internazionale. L'album, nel suo genere, è un vero e proprio esempio di come debba esprimersi un duo: Fulvio e Claudio suonano con grande trasporto emotivo ma allo stesso tempo mai perdono di lucidità riuscendo così a “sentirsi” assai bene sì da rispondere immediatamente agli stimoli che man mano recepiscono. Le atmosfere sono variegate, cangianti sì da eliminare ogni possibilità di statico ascolto ma quel che, a nostro avviso, colpisce maggiormente è la scelta del tutto consapevole e magnificamente attuata di suonare per sottrazione: i due adottano uno stile quasi minimalista; del tutto concentrati sulla pertinenza del fraseggio e sul suono non esitano ad eseguire una nota in meno piuttosto che una in più, senza nulla perdere della linea melodica che si intende disegnare. Non c'è un solo passaggio in cui Fulvio e Claudio possano essere tacciati di vacuo sperimentalismo o di ricerca del fraseggio ad effetto o peggio ancora di voler apparire accademici. Di qui il frequente ma convincente ricorso a pause più o meno lunghe secondo l'accezione che spesso anche il silenzio è musica. E crediamo che proprio per applicare appieno queste concezioni musicali i due abbiano fatto ricorso ad un programma composto tutto da originals eccezion fatta per il bellissimo “Almost Blue” di Elvis Costello riproposto con grande sensibilità. Ma è davvero tutto l'album che si lascia ascoltare con immutato interesse dalla prima all'ultima nota, potendo trovare in ogni traccia qualcosa di interessante, di originale , fino al conclusivo “Into the Sunset” un brano caratterizzato da una dolce malinconia evidenziata sia dalla liricità di Sigurtà sia dal pianismo dolcemente ondulante e coinvolgente di Filippini.
carissimo Gerlando
ho letto la tua recensione di Duology e desidero
quindi ringraziarti molto per le tue parole di apprezzamento.
Come immagini fanno sempre molto piacere e confermano energia
e determinazone per il futuro…
un abbraccio //
Claudio
Ciao Gerlando,
ho avuto modo di conoscere di persona Magnus Öström ad un seminario presso l’Accademia di Musica di Gothenburg.
Tanto “famoso” e bravo quanto una persona umile ed imbarazzata ai complimenti, una persona di una semplicità meravigliosa.
L’E.S.T. trio stava raggiungendo una fama mondiale ed una maturità d’insieme alla pari dei grandi trio del jazz. I tre musicisti suonavano insieme sin da adolescenti.Quel suono di cui parla la recensione era maturato con 20 anni di concerti, e tutti noi ce ne stavamo accorgendo.Davvero una brutta perdita.Rimane la musica, quella sempre rimane.
Luigi Bozzolan