Tempo di lettura stimato: 18 minuti
Riccardo Fassi – “Sitting in a song” – Alice Records
Come giustamente evidenziato da daniela floris nella bella intervista a Enrico Pieranunzi che potete leggere sullo stesso numero di questa news letter, nel mondo del jazz italiano accadono cose davvero strane: magari si portano alle stelle eventi tutto sommato di non così grande contenuto e poi si tace completamente sul fatto che alcuni nostri musicisti hanno successo anche al di là dell'Atlantico o che altri ancora riescano a portare la propria musica nella Grande Mela per un progetto orchestrale infine realizzato con grandiosi musicisti internazionali. Quest'ultimo è il caso del “nostro” pianista, tastierista, direttore d'orchestra, arrangiatore e compositore Riccardo Fassi che è andato direttamente a New York per registrare nel celebre studio System Two questo prestigioso album alla guida di una band davvero stellare: Alex Sipiagin tromba e flicorno, Dave Binney sax alto, Gary Smulyan sax baritono, Andy Hunter trombone, Essiet Essiet basso e Antonio Sanchez batteria. Il disco rappresenta il coronamento di un'aspirazione che Fassi coltivava già da molto tempo: come confessa lo stesso leader nelle note che accompagnano l'album , “ho sempre avuto l'idea di fare un progetto orchestrale con alcuni grandi musicisti con cui collaboro da anni… Proprio da questa serie di collaborazioni è nata l'idea di allestire direttamente un nuovo ensemble a New York con mie musiche originali e arrangiamenti scritti apposta per questo organico”. Il risultato è più che positivo: in effetti Fassi evidenzia ancora una volta le sue doti migliori vale a dire la grande capacità di allestire formazioni atipiche con cui ricercare particolari effetti timbrici e far dialogare tra loro i vari strumentisti come se costituissero delle vere e proprie sezioni, il tutto non disgiunto da una squisita raffinatezza armonica e da un elegante e raffinato gusto melodico. Così il primo brano, “Random Sequencer” mette in bella evidenza il sassofonista Dave Binney mentre in “Twelve mirrors” l'arrangiamento di Fassi tende a privilegiare il grande baritonista Dave Binney e il trombonista Andy Hunter che si muovono su un tappeto ritmico-armonico di grande efficacia. “The Hawk” si apre con un grandioso assolo di Essiet Essiet dopo di che è soprattutto Alex Sipiagin a mettersi in bella mostra seguito dallo stesso Fassi al Piano Rhodes. E a questo punto l'album ha preso definitivamente quota cosicché fino alla fine abbiamo l'opportunità di ascoltare una serie di brani di grande efficacia comunicatività e creatività eseguiti con maestria tecnica e grande trasporto emotivo a dimostrazione che davvero Fassi ha saputo scrivere partiture che ben si adattavano alla personalità dei singoli artisti.
Articoli scelti per te:
Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!
- Page 1
- Page 2
- Page 3
- Page 4
- Page 6
- Page 7
- Page 8
- Page 9
- Page 10
- Page 11
- Page 12
- Page 13
- * Tutto in una pagina *
carissimo Gerlando
ho letto la tua recensione di Duology e desidero
quindi ringraziarti molto per le tue parole di apprezzamento.
Come immagini fanno sempre molto piacere e confermano energia
e determinazone per il futuro…
un abbraccio //
Claudio
Ciao Gerlando,
ho avuto modo di conoscere di persona Magnus Öström ad un seminario presso l’Accademia di Musica di Gothenburg.
Tanto “famoso” e bravo quanto una persona umile ed imbarazzata ai complimenti, una persona di una semplicità meravigliosa.
L’E.S.T. trio stava raggiungendo una fama mondiale ed una maturità d’insieme alla pari dei grandi trio del jazz. I tre musicisti suonavano insieme sin da adolescenti.Quel suono di cui parla la recensione era maturato con 20 anni di concerti, e tutti noi ce ne stavamo accorgendo.Davvero una brutta perdita.Rimane la musica, quella sempre rimane.
Luigi Bozzolan