Tempo di lettura stimato: 18 minuti

Riccardo Fassi – “Sitting in a song”

Riccardo Fassi – “Sitting in a song”

Riccardo Fassi – “Sitting in a song” – Alice Records
Come giustamente evidenziato da nella bella intervista a Enrico Pieranunzi che potete leggere sullo stesso numero di questa news letter, nel mondo del jazz italiano accadono cose davvero strane: magari si portano alle stelle eventi tutto sommato di non così grande contenuto e poi si tace completamente sul fatto che alcuni nostri musicisti hanno successo anche al di là dell'Atlantico o che altri ancora riescano a portare la propria musica nella Grande Mela per un progetto orchestrale infine realizzato con grandiosi musicisti internazionali. Quest'ultimo è il caso del “nostro” pianista, tastierista, direttore d'orchestra, arrangiatore e compositore Riccardo Fassi che è andato direttamente a New York per registrare nel celebre studio System Two questo prestigioso album alla guida di una davvero stellare: Alex Sipiagin tromba e flicorno, Dave Binney sax alto, Gary Smulyan sax baritono, Andy Hunter trombone, Essiet Essiet basso e Antonio Sanchez batteria. Il disco rappresenta il coronamento di un'aspirazione che Fassi coltivava già da molto tempo: come confessa lo stesso leader nelle note che accompagnano l'album , “ho sempre avuto l'idea di fare un progetto orchestrale con alcuni grandi musicisti con cui collaboro da anni… Proprio da questa serie di collaborazioni è nata l'idea di allestire direttamente un nuovo ensemble a New York con mie musiche originali e arrangiamenti scritti apposta per questo organico”. Il risultato è più che positivo: in effetti Fassi evidenzia ancora una volta le sue doti migliori vale a dire la grande capacità di allestire formazioni atipiche con cui ricercare particolari effetti timbrici e far dialogare tra loro i vari strumentisti come se costituissero delle vere e proprie sezioni, il tutto non disgiunto da una squisita raffinatezza armonica e da un elegante e raffinato gusto melodico. Così il primo brano, “Random Sequencer” mette in bella evidenza il sassofonista Dave Binney mentre in “Twelve mirrors” l'arrangiamento di Fassi tende a privilegiare il grande baritonista Dave Binney e il trombonista Andy Hunter che si muovono su un tappeto ritmico-armonico di grande efficacia. “The Hawk” si apre con un grandioso assolo di Essiet Essiet dopo di che è soprattutto Alex Sipiagin a mettersi in bella mostra seguito dallo stesso Fassi al Piano Rhodes. E a questo punto l'album ha preso definitivamente quota cosicché fino alla fine abbiamo l'opportunità di ascoltare una serie di brani di grande efficacia comunicatività e creatività eseguiti con maestria tecnica e grande trasporto emotivo a dimostrazione che davvero Fassi ha saputo scrivere partiture che ben si adattavano alla personalità dei singoli artisti.

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

<< Pagina precedente

  1. Page 1
  2. Page 2
  3. Page 3
  4. Page 4
  5. Page 6
  6. Page 7
  7. Page 8
  8. Page 9
  9. Page 10
  10. Page 11
  11. Page 12
  12. Page 13
  13. * Tutto in una pagina *
Pagina successiva >>

Commenti

commenti

Shares