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La Musica
Una cosa è certa: gli Svedesi non si interrompono mai vicendevolmente durante una conversazione. Nella meccanica della comunicazione verbale non è concepito che ci si “parli sopra”. Anzi, finito di esprimere un concetto molto spesso passano quelle frazioni di secondo, di silenzio, prima di rispondere all'interlocutore. In un dialogo ci si ascolta prima di parlare.
Dunque l'ASCOLTO.
Se è vero che la Musica è , a tutti gli effetti, una forma di comunicazione, allora mi viene da pensare che in Svezia si suona come si parla.
In questo senso infatti per capire a pieno il cosiddetto sound scandinavo, bisogna dover osservare con attenzione tutto ciò che non riguarda la Musica, bensì la società ed il quotidiano vivere scandinavo.
Gli spazi, i silenzi, la profonda luce blu intenso del cielo, la natura che si rappresenta forte durante i lunghi inverni e vivace durante le brevi estati.
Le distanze, fra le cose e le persone, le case e gli immensi boschi inseriti nel tessuto urbano di tutte le città. Non ultimo si palpa nell'aria una sana laicità, un' apertura curiosa verso l'altro, senza quell' imponente passato cattolico ( che riguarda noi Italiani ) con cui fare i conti nelle scelte culturali di uno Stato e nel piccolo vivere quotidiano del cittadino.
La Musica in Scandinavia è fatta di tutti questi ingredienti, ed è nella maniera più limpida una questione di identità e culturale.

luci, spazi e paesaggi invernali a Gothenburg

luci, spazi e paesaggi invernali a Gothenburg

Nelle foto: luci, spazi e paesaggi invernali a Gothenburg.

Prima ancora di essere un elemento artistico e di ricerca, la Musica, per chi la esercita, esprime l'essere, il sé.
Essere musicista, in Svezia, vuol dire rappresentare se stesso in ogni fase di crescita umana ed artistica, senza la figura del migiore, del modello da seguire.
Non esiste l'ansia di essere come quel musicista o suonare come quel trombettista.
Esiste la persona, l'Io e la propria ricerca, il proprio percorso e la propria personalità e questa, va sempre rispettata.
Ricordo che un giorno ero a casa di due amici improvvisatori. Sul frigorifero in cucina, fra le calamite ed i post-it, lessi una frase che mi è rimasta impressa: “ No apologies for my Art”. E questo la dice lunga.
Ho sempre pensato che la rappresentazione di sé, del proprio essere musicista ed artista, trovi un terreno fertile nell'Improvvisazione, nella creazione estemporanea, più che in ogni altra disciplina musicale. Il contrasto si fa forte se facciamo un confronto con la musica classica, dove è previsto uno studio del testo ed una successiva esecuzione di esso.
Nell'offerta didattica dell'Accademia di Musica di Gothenburg, non è contemplato nessun corso di Jazz. Esistono i corsi, e quindi le lauree triennali e biennali, di Improvvisazione.
Improvvisazione dunque e non Jazz. Perchè?
Il Jazz, almeno in Svezia, è sicuramente considerata una importante risorsa di informazioni per qualsiasi musicista, ma non l'unica per chi voglia fare Improvvisazione.
Io ho suonato Jazz mainstream con un contrabbassista dell' Opera di Gothenburg, Reymond Larsson-Rea.
Lui stesso però non si definiva un improvvisatore, ma un discreto Jazzista ( io dico che è un eccellente strumentista ). Reymond mi diceva che preferiva suonare musica classica nella buca dell'Opera piuttosto che fare jazz alla “maniera” di, senza avere niente di veramente “personale” da dire.
Ho riflettuto molto riguardo questa sua affermazione e l'ho finalmente messa a fuoco dopo molti mesi di permanenza in Svezia dove ho capito che le persone studiano tre lingue straniere, studiano Musica, fanno sport, modellano la creta, questo affinché possano capire, raggiungere e coltivare la propria personalità.
Durante i due anni di corso che ho seguito presso la Academy of Music and Drama di Gothenburg, ho seguito seminari di musica indiana, dibattiti inerenti all'Improvvisazione, ho visto decine di concerti di musica Iraniana, Jazz, Rock, Metal, Classica, in ogni luogo; a teatro, nei parchi, a scuola. Sono andato a seguire seminari e corsi di batteria ( tra cui un bellissimo incontro con il batterista dell'EST trio Magnus Östrom ), ed ho assistito anche a concerti di Koto solo ( strumento tradizionale Giapponese ), performance di musicisti che suonavano con joystick e digipad, ho solfeggiato Raga indiani con altri studenti.
Ovviamente ho frequentato moltissimo le sessions ed i concerti di improvvisazione estemporanea.

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  1. Prefazione
  2. Improvvisazione e collettività
  3. Valore e collocazione della Musica
  4. La Musica
  5. L’Improvvisazione
  6. * Tutto in una pagina *
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