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L'
Che musica suonerebbero due musicisti che non si sono mai incontrati prima e che non hanno mai parlato di Musica e dei propri gusti?
Come approccerebbero un suonatore di Dombak ed un pianista ad una sessione di Improvvisazione? Cosa dire durante una cena a casa con ospiti? Come comportarsi?

Prima di rispondere a tutte le domande, diamo per scontato che per far si che ci sia un dialogo, bisogna avere quanto meno la conoscenza del mezzo comunicativo, del linguaggio, dello strumento musicale in caso di musicisti.
L'Improvvisazione, secondo me, trova la sua massima espressione proprio in quella terra di mezzo fra il non sapere come, e sapere poco del anche del cosa.
Se due amici si incontrano per bere un caffè insieme, non sanno quasi sicuramente cosa si diranno lungo tutto il corso della conversazione, né tantomeno come. Possono parlare di sport, di lavoro, possono farlo scherzando o in maniera molto seria. Una cosa è certa, lo faranno usando il linguaggio verbale e scegliendo una lingua comune da entrambi conosciuta quanto meno in maniera fluente.
L'Improvvisazione, in Svezia ed in gran parte della Scandinavia, funziona all'incirca come un dialogo fra “conoscitori del linguaggio musicale”. La performance, cosi intesa, ruota attorno ad un idea collettiva palesata o cercata attimo dopo attimo sul palco. L'ascolto reciproco è alla base della costruzione di un dialogo musicale. Per dirla in maniera semplice, si va tutti insieme.
Si procede in una costruzione collettiva dell'idea musicale, si pensa alla struttura, a dare una forma, ad organizzare i suoni e lo scorrere del tempo.
Per comprendere il motivo di questo approccio alla Musica improvvisata, non bisogna altro che dirigere le proprie osservazioni sulla vita sociale scandinava, l'architettura delle città ed alle regole del vivere comune.
Non è un terra, la Svezia, di strappi alle regole, di cattedrali barocche, di individualismi, di forti carismi umani, di potenti e di deboli.
La Svezia, nella sua tessitura sociale, garantisce a tutti la dignità del proprio essere, che tu sia bravo, bello, brutto o incapace. Sei rispettato.

Esistono ovviamente le eccezioni, per dirla in termini musicali, i Solisti.
Il Solista, quello che le qualità artistiche le ha vissute e sperimentate sulla propria esistenza, come sul palco, non manca di farsi sentire, ma senza suonare ad alto volume e senza fare decine di chorus di assolo su Autumn Leaves.
Il carisma si può esprimere in modo netto usando altri canali.
In questo, il senso collettivo del costruire insieme non impedisce quindi, a chi vuole emergere, di poterlo fare in maniera forte e chiara, ma nel rispetto più totale di chi non è solista di natura o si trova oggettivamente ad un livello di preparazione inferiore.
Per far si che questo accada, in Svezia, molti musicisti sono riusciti a trovare quell'elemento sul quale investire le energie e lo studio.
I grandi Improvvisatori si riconoscono per il loro Suono.
Il gesto, l'intenzione arriva prima dell'atto sonoro. Mi spiego meglio.
Ho partecipato da spettatore, a performance improvvisate di quindici o venti musicisti, in cui i Solisti, le Prime Voci, non usavano la forza dell'intensità sonora né il virtuosismo per rivendicare la propria presenza.
Potevo percepire la presenza immensa di quel percussionista in sala, dalla qualità del suono che riusciva a produrre anche in un pianissimo, quel suono diventava un carattere talmente identificativo che, nell'atto musicale, spostava l'attenzione di una intera platea al solo gesto di mano sulla pelle di un tamburo.
Di musicisti di questa classe ne ho davvero incontrati moltissimi e ne cito giusto alcuni a memoria:
Anders Jormin, Jonny Wartel, Henrik Wartel, Mats Eklof, Nina De Heney, Michele Collins, Håkan Strängberg, Gino Robair, Gunnar Lingren ed Harald Stenström. Tutte prime voci, solisti che sanno stare nel coro.

due Ensemble di Improvvisazione il Circus Withman ( sopra ) e Lloyd ( sotto )

due Ensemble di Improvvisazione il Circus Withman ( sopra ) e Lloyd ( sotto )

Nelle foto: due Ensemble di Improvvisazione il Circus Withman ( sopra ) e Lloyd ( sotto )

Il dialogo e la ricerca dell'equilibrio sono due elementi presenti in tutte le sessioni di Improvvisazione che mi sono rimaste impresse sia da musicista esecutore che da ascoltatore.
Per essere preparato ad ascoltare e dialogare è richiesta apertura mentale e disponibilità ad accogliere idee non previste dal nostro patrimonio di nozioni acquisite.
Accettare di cambiare rapidamente strada, abbandonare i propri cliché, seguire un percorso che vada al di la dello “studiato” è un ingrediente importante per far si che il dialogo abbia luogo.
Rimanere in equilibrio fra assecondare ed accogliere le idee degli altri musicisti e far sentire le proprie.
Questa è stata la scuola in Svezia.
Presso la Academy of Music and Drama di Gothenburg, non si studia solo il Jazz ma Improvvisazione, perché il fine è di tenere in allenamento la mente e lo spirito, avere riflessi pronti e rimanere in ascolto sempre verso quello che non conosciamo, portando il proprio personale Suono.

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  1. Prefazione
  2. Improvvisazione e collettività
  3. Valore e collocazione della Musica
  4. La Musica
  5. L’Improvvisazione
  6. * Tutto in una pagina *
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