Sempre all’insegna dell’improvvisazione il jazz del quintetto Tribe di Enrico Rava

Enrico Rava

Enrico Rava

Enrico Rava sta proponendosi in molti festival nazionali alternando vari organici, soprattutto il quintetto Tribe ed il Parco della Musica Jazz Lab con cui suona il repertorio di Michael Jackson arrangiato da Mauro Ottolini. Entrambi i gruppi sono documentati da album Ecm: il piccolo gruppo nel 2011 con l’omonimo “Tribe” e l’ensemble di dodici elementi nel 2012 (“Rava on the Dance Floor”).
Con Tribe il trombettista e band-leader ha aperto la rassegna della Casa del Jazz (“Jazz Festival 2012”, 4-31 luglio), confermando le qualità di un gruppo che fa dell’improvvisazione e della relazione tra musicisti i perni della propria estetica. Gianluca Petrella al trombone, Giovanni Guidi al pianoforte, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria rappresentano ormai un collettivo rodato che, però, non cessa di mettersi in gioco, correndo sul filo sospeso di esibizioni che hanno elementi di continuità come di radicale differenza. Il trombettista – a conclusione della tesa, applaudita e lunga performance capitolina – si è rivolto al pubblico usando, tra le altre, le seguenti parole:” Se vi è piaciuto il concerto comprate il nostro Cd dove troverete la stessa musica; se invece non vi è piaciuto compratelo ugualmente perché troverete musica del tutto diversa”.

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JAZZ E PITTURA A DECONTAMINATE ROME

Il 19 luglio si svolgerà la seconda serata del Decontaminate Rome, una rassegna che gode del patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, che si articola in 5 giornate di performance artistiche presso la Casa del Jazz a Roma, dal 18 al 22 luglio, con la direzione artistica di Luca Nostro e Fabio Zeppetella.

Giovedì 19 luglio, seconda serata della rassegna, Antonio Ciacca suonerà in una formazione che prevede tra gli altri la presenza di Andy Faber al sassofono. Sulle musiche del quartetto l’artista Lara Pacilio improvviserà un’esibizione acrobatica ispirata alle sensazioni e alle musiche dell’istante. 

Una performance di carattere quasi circense, che tende ad esaltare la circolarità della vita con la sua ritualità.  Ad un’altezza di sei metri, il corpo dell’artista diventerà una specie di cursore che si muove guidato senza una reale intenzione di percorso. “Volando” sullo sfondo di gigantografie di icone jazz del passato, la pittrice si sposterà da una parte all’altra del palco affondando profonde pennellate sui volti dei grandi maestri del jazz. Il pubblico sembrerà non percepire l’immediato risultato, fino al finale shock al termine della performance che coinciderà con l’accensione di speciali luci wood.

Sembrerà un disperato tentativo senza esito, una ritualità di gesti privo di un risultato tangibile. I movimenti lenti andranno a creare forme geometriche, reticolati di linee lungo il palco per tutta la durata della performance.  La performance non dissacrerà, né reinterpreterà o  distruggerà, quei volti… O forse sì,  perché, in realtà, il percorso era stato già tracciato. Ciò che prima era impercettibile all’occhio, all’accendersi delle luci wood ci apparirà nitido sulle tele, e si potranno collegare i movimenti con i gesti. L’occhio vedrà, la mente ricorderà. Il cerchio alla fine si chiuderà con la ritualità della vita che prenderà il sopravvento.

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