Ospiti dalla rassegna “Il ritmo delle città”

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Jukka Eskola

Jukka Eskola

Come più volte sottolineato, nel periodo estivo il nostro Paese si trasforma in una sorta di mega-arena atta ad ospitare tutta una serie di festival jazz più o meno piccoli, più meno significanti. Tra questi un'attenzione particolare merita “Il ritmo delle città”

manifestazione milanese che si è conclusa il 26 luglio con il concerto della “Artchipel Orchestra” di Ferdinando Faraò.

Tra le tante belle serate offerte dagli organizzatori, vogliamo parlarvi dell'unica cui abbiamo assistito e che si è svolta il 12 luglio. La presenza del vostro cronista era determinata dal particolare interesse del programma incentrato sull' esibizione di due tra i più significativi gruppi del jazz nordico: il quintetto di Jukka Eskola e il trio di Ola Kvernberg, provenienti rispettivamente dalla Finlandia e dalla Norvegia.

Non c'è dubbio alcuno che negli ultimi decenni, a partire probabilmente dall'inizio degli anni '80, il jazz nordico –unitamente a quello italiano – si sia man  mano affermato come una delle correnti più vitali e originali che animano il jazz di oggi, una corrente che tende sempre più a smarcarsi da qualsivoglia influenza statunitense. Non bisogna infatti dimenticare che proprio alla geniale intuizione di alcuni musicisti soprattutto norvegesi, quali Jan Arild Andersen, Terje Rypdal, si deve la grande svolta del jazz europeo che a cavallo tra gli anni '70 e '80 cominciò a rivolgere attenzione non più agli standards d'oltre oceano ma al proprio ricchissimo patrimonio musicale. Ed è questa una tendenza che , ben lungi dall'esaurirsi, continua a dare sapidi frutti.

Ola Kvernberg

Ola Kvernberg

Ce lo ha ribadito, ancora una volta, con il concerto di Milano, il trio del violinista norvegese Ola Kvernberg completato dal batterista svedese Erik Nylander e dall'altro norvegese Ole Morten Vågan al contrabbasso. Sfidando il caldo… e le zanzare i tre si sono presentati in impeccabili smoking neri facendo così sfoggio di un'eleganza non solo musicale. Ed appena Ola ha prodotto le prime note con il suo violino, il pubblico è rimasto letteralmente affascinato, applaudendo, con maturità e competenza, una musica tutt'altro che facile. Ola nasce in una famiglia di musicista e comincia a studiare il violino classico e folk all'età di sei anni; scopre il jazz a sedici anni e da questo momento non l'abbandona più sviluppando, nel tempo, un crescente interesse verso la musica improvvisata. In effetti la sua ricerca prende una strada ben precisa per quanto ardua: coniugare il jazz, nelle sue articolazioni sia bop sia modali, con le melodie tradizionali della sua terra. Così nel 2000 forma il primo trio assieme al chitarrista americano Doug Raney. Nel 2006 il primo album a suo nome, “Night Driver” che lo fa conoscere al grande pubblico tanto che, in questi ultimi sei anni, prende parte a più di 15 album e tiene concerti in ogni parte del mondo chiamato da musicisti quali Joshua Redman, tanto per fare qualche nome. Nel 2009 un altro album, “Folk”, che, come dice lo stesso titolo, è una sorta di manifesto della sua poetica. Pubblico e critica gli tributano un successo enorme… così come il pubblico milanese dell'altra sera. In effetti il gruppo presenta una musica di grande interesse, caratterizzata dalla ricerca di un sound preciso, assolutamente nuovo ed originale,  declinato attraverso la grande bravura dei tre. Se Ola si dimostra strumentista, compositore e arrangiatore di assoluto livello, non bisogna porre in secondo piano il ruolo di Nylander e Morten Vågan capaci di seguire il leader anche nelle escursioni più ardite, senza perdere il senso complessivo del discorso. A Milano Ola e compagni hanno presentato per lo più dei brani assolutamente nuovi che, come ci ha dichiarato lo stesso Ola, faranno parte del prossimo album, che già da oggi attendiamo con grande curiosità ed interesse.

Il concerto del trio norvegese era stato preceduto dal quintetto del trombettista e flicornista finlandese Jukka Eskola che si muove su coordinate assolutamente diverse proponendo un jazz di ottima fattura ma che non si discosta granché da certi ben precisi modelli. Jukka si è presentato alla testa di un agguerrito gruppo comprendente Petri Puolitaival (sax e flauto), Jukkis Uotila (Fender Rhodes), Antti Lötjönen (double bass), Jaska Lukkarinen (drums) ovvero quanto di meglio possa oggi offrire la Finlandia. Jukka deve molto al “The Five Corners Quintet”, gruppo che in brevissimo tempo lo lancia all'attenzione del pubblico internazionale. Ma , ovviamente, il trombettista ci mette del suo: così nel 2005 incide il suo primo album da leader intitolato semplicemente “Jukka Eskola” seguito nel 2009 da “Walkover” album che lo consacra definitivamente come uno dei migliori giovani stilisti del suo Paese. In particolare il brano “Chip ‘n' charge” ottiene uno straordinario successo di pubblico. A Milano il gruppo ha presentato un repertorio composto sia da brani già noti, sia da pezzi inediti che andranno a costituire l'ossatura del nuovo album in uscita nel prossimo autunno. E il jazz proposto ha fatto ben comprendere il perché Jukka stia ottenendo così grande successo. In effetti il suo stile è da un lato ancorato strettamente al passato, per la precisione a quel funky-jazz anni'70, trascinante e brillante, di cui Freddie Hubbard fu uno dei massimi esponenti, quello stesso Hubbard che Jukka non esita a definire suo principale modello. D'altro canto, però, il jazz di Jukka è del tutto moderno soprattutto per quanto concerne il senso di costruzione del brano e degli assolo e la ricerca del sound fresco ed originale.

Il gruppo si muove così, compatto e preciso, potendo avvalersi, tra l'altro, della grande esperienza di Jukkis Uotila, il meno giovane del gruppo (è nato nel 1960) , batterista e compositore di cui, ad esempio, Joe Lovano ha detto che si tratta di “un musicista unico e dal talento diversificato che ha grandemente contribuito al mondo del jazz”.

Un'ultima notazione: in coerenza con l'obiettivo di valorizzare alcuni luoghi della città meneghina particolarmente degni di attenzione, gli organizzatori hanno scelto come sede dei concerti lo splendido Chiostro della Chiesa di Santa Maria alla Fontana ove è possibile ammirare alcuni affreschi accreditati alla scuola del Bramante.

 

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