Concerto all’Alexanderplatz di Roma

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Nicola Angelucci Alexander Platz

Nicola Angelucci è batterista attivissimo e giustamente molto richiesto in molteplici compagini jazzistiche, ed apprezzato sideman non solo in Italia. Ma all’ Alexanderplatz l’ altra sera è salito sul palco in veste di leader presentando brani che verranno pubblicati nel suo nuovo album in via di pubblicazione, e brani provenienti dal suo primo cd “The first one”, edito da Via Veneto Jazz. Il clima è quello giusto per un club: un Jazz elegante e allo stesso tempo però non limitatamente “soft” ed edulcorato, non di maniera, insomma. Il sound, cioè, è energico, molto vario (naturalmente l’ aspetto ritmico è in primissimo piano) ma di certo questo trio si avvale in maniera molto efficace anche di momenti in cui i volumi si assottigliano e permettono di apprezzare la musicalità intrinseca dei brani composti da questo batterista di certo provvido di idee. Con lui un pianista che si sta rapidamente affermando nonostante la giovanissima età, Enrico Zanisi (appena uscito il suo cd per CamJazz “Life Variations), e che sembra avere il tocco ed il suono ideale per ciò che Angelucci sembra essersi prefigurato. Ogni brano ha un suo sviluppo graduale verso un apice e si ridimensiona progredendo verso il finale, come è tradizione, ma questo apice e questo percorso vengono raggiunti nei modi più vari, il che non fa che aumentare l’ interesse verso l’ esecuzione.

D’ altronde i tre sono davvero bravi. Angelucci, in primis, per sensibilità, ricchezza di idee, generosità – dote fondamentale per un batterista: saper essere assertivo e anche sapersi ritrarre tenendo sempre come fondamentale l’ espressività è la base perché la propria musica sia intellegibile. Ed Angelucci sa il fatto suo, oltre ad essere tecnicamente preparato. Zanisi, ha un suo modo molto personale di suonare: viaggia sopra il brano, si mantiene, metaforicamente parlando, aderente alla strada armonica giusto quel minimo che basta a non far perdere l’ orientamento, stravolgendo certo ma non uscendo dal percorso prestabilito, anche quando sembra essersi completamente divincolato da esso.

Nicola Angelucci Alexander Platz

Questo particolare modo di improvvisare, totalmente libero eppure “congruo” crea una tensione dinamica interessante e soprattutto molto coinvolgente. Fattorini, con il suo basso, dimostra di essere la spina dorsale di questo procedere libero ma beneficamente regolamentato, e fornisce tutti i punti di riferimento necessari per rendere intellegibile e fluido il suono nel suo insieme, oltre a farsi valere come strumentista (fondamentale il suo apporto nel brano firmato da Brandford Marsalis, ad esempio).

Nicola Angelucci Alexander Platz

“All the things you are” conclude il concerto, sul palco anche il sassofonista Paolo Recchia, sempre bravo, sempre preparato, molto originale ad improvvisare: insieme agli altri conferma (non si finirà mai di dirlo) che il Jazz anche nelle sue versioni meno semplici può arrivare diretto a chi l’ ascolta: nuovo non vuol dire ostico… ostico non vuol dire nuovo.

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