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Luca Luciano – “Partenope” – Self Production

Condurre un blog,credetemi, non è impresa da poco: impegno tantissimo, soldi neanche a parlarne, soddisfazioni…ecco, quelle per fortuna non mancano, come la possibilità di aver conosciuto questo straordinario artista grazie ad una e-mail giunta in redazione da Londra. Ci si chiedeva se eravamo interessati a fare la conoscenza di questo clarinettista di cui si allegava un curriculum; così, dopo la risposta affermativa, ci è giunto questo CD che non esito a definire di grande spessore. Il clarinetto, lo sapete benissimo, è strumento di enorme difficoltà e specie al giorno d’oggi trovare qualcuno che lo maneggi con grande padronanza non è impresa facile. Luca Luciano, da questo punto di vista, è un vero e proprio maestro: conosce lo strumento come pochi, in ogni sua parte, in ogni suo registro. D’altro canto si è diplomato al Conservatorio di Salerno dopo di che si è trasferito in Inghilterra dove ancora oggi risiede e lavora. Questo è il suo quarto lavoro discografico e illustra assai bene quel che oggi Luca rappresenta nel panorama della musica contemporanea al di là delle etichette. Un artista-compositore capace di coniugare tutte le maggiori influenze che hanno attraversato il secolo scorso, dalla musica popolare del Sud Italia a quella colta, fino al jazz esplicitamente evocato in “Jazz impromptu”, una libera improvvisazione dedicata a Charlie Parker in cui sono comprese alcune citazioni del vasto repertorio “parkeriano”. Ovviamente eseguire un repertorio siffatto postula la necessità di una tecnica magistrale e Luciano questa tecnica la possiede appieno: non a caso nelle note che accompagnano l’album, probabilmente scritte dallo stesso artista, si afferma che le composizioni fanno parte di una ricerca accademica focalizzata sull’estensione delle tecniche per “clarinetto solo” in relazione al repertorio contemporaneo e alla nuova musica. Così è un piacere sentire il suo clarinetto che vola con inaudita facilità tra le mille pieghe delle composizioni originali, padroneggiando il fraseggio, la dinamica (dal pianissimo al sovracuto) e sfruttando appieno ogni possibilità offerta dallo strumento (growl, glissato, trilli…).

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  6. Luca Luciano – “Partenope”
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  8. Terje Rypdal – “Odyssey in studio & in concert”
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