I nostri CD

Greg Burk Trio – “The Path Here” – (482 Music 482-1077)

Vive in Italia da molti anni, insegna in svariati conservatori del nostro paese (fra cui quello di Frosinone) ed è apprezzato da studenti e colleghi. Mi riferisco al pianista, didatta e compositore Greg Burk che sta lavorando (ormai il progetto è completato) ad una applicazione per IPad ed IPhone chiamata “MyRhythm”. Sarà acquistabile su ITunes ed è l’esito finale di un lavoro iniziato nel 2003 quando Burk era docente al Berklee College di Boston. Del resto basta ascoltare “The Path Here” per rendersi conto di quanto il ritmo sia importante nella musica del pianista americano. La prima traccia (“Song for IAIA”) parte da un arpeggio della mano destra cui si sovrappone un essenziale tema che sfocia in una seconda sezione più lirica e sognante ma che confluirà in un’improvvisazione a base funky. “Look to the Asteroid” decolla da una frase minimalistica che si evolve con travolgente senso dello swing, in notevole sintonia con brani e moduli usati dal pianista-rivelazione del momento, l’indoamericano Vijay Iyer: i due, provenienti da percorsi autonomi, hanno diverse similitudini in quanto a suono e poetica. Ma Greg Burk è anche un perfetto conoscitore di tutta la tradizione del jazz ed estende il suo interesse alla sperimentazione ed alla musica etnica, come si può ascoltare nel boppistico “Blues in O”, nel politimbrico “Chilld’s Dance”, nel geometrizzante “BC”. Al suo fianco due splendidi musicisti come il contrabbassista Jonanthan Robinson ed il batterista Gerald Cleaver: sarà possibile ascoltarli dal vivo il 21 novembre alla Casa del Jazz dopo un tour italiano con vari musicisti che toccherà Fano, Padova, Ferrara, Bologna e Roma. (LO)

Rudresh Mahantappa nuova stella del jazz

Rudresh Mahantappa

Se n’era parlato nella rubrica “I nostri cd” a proposito di “Samdhi”, l’ultimo album pubblicato per la Act. Parlato dell’alto sassofonista e compositore Rudresh Mahantappa, jazzista indoamericano che si sta sempre più affermando sulla scena internazionale.

La romana Casa del Jazz, nella sua ormai limitata programmazione concertistica, non si è lasciata sfuggire l’occasione di presentare in prima assoluta il quartetto di Mahantappa che si è esibito il 25 ottobre in una sala piena di appassionati ed operatori. Rispetto all’album della Act la formazione romana prevedeva il batterista Gene Lake (al posto di Damion Reid), ottimo rimpiazzo formatosi alla scuola poliritmica di Steve Coleman, mentre era del tutto assente “Anand” Anantha Krishnan (mridangan e kanjira), lo strumentista che rende evidente nel Cd il forte quanto reinventato legame con la tradizione classica indiana. Dopo varie formazioni miste (l’Indo-Pak Coalition ed il progetto Kinsmen) Rudresh Mahantappa sembra, infatti, puntare verso un’interiorizzazione della matrice indiana. Il suono del suo alto ha come metabolizzato l’eredità di Parker e Coltrane con quella di una vicenda sonora millenaria, il tutto all’interno di strutture complesse, poliritmiche, ricche di dinamiche e sature di energia che il quartetto (completato da David Gilmour alla chitarra, altro colemaniano, e Rich Brown al basso elettrico a sei corde) padroneggia senza nessun imbarazzo, in assenza totale di riferimenti scritti.

(altro…)

Le insondabili magie del jazz tra la musica di Coltrane e l’arpa di Carboni

Marcella Carboni

Marcella Carboni

La serata di mercoledì 31 ottobre, a Roma,  era davvero improbo uscire da casa: pioveva senza sosta e come spesso accade nella Capitale quando il maltempo imperversa, la città si era sostanzialmente bloccata. Gli autobus viaggiavano con gravi ritardi mentre le auto restavano intrappolate nei soliti nodi tra cui la famigerata “sopraelevata” che nonostante il nuovo tunnel non riusciva a smaltire il traffico.

C’era quindi la fondata possibilità che alla Casa del Jazz non ci fosse pubblico a seguire la programmata guida all’ascolto di Gerlando Gatto dedicata agli standard del jazz con ospite l’arpista Marcella Carboni.

Invece una trentina di appassionati, sfidando le intemperie, si sono presentati puntuali all’appuntamento ed hanno seguito con partecipazione le parole di Gatto, la splendida musica presentata attraverso filmati e dischi e la sempre straordinaria performance della Carboni, oramai artista affermata, matura e perfettamente consapevole dei propri mezzi espressivi. E’ stato, infatti, un piacere non solo ascoltare la sua musica ma anche sentirla parlare con competenza, grazia e passione del suo lavoro e del suo strumento.

Ma veniamo alla cronaca della serata. Ad iniziare una bella versione della sigla “Stardust” eseguita da Erroll Garner in trio con John Levy contrabbasso e George DeHart batteria (25 settembre 1945).

(altro…)