Addio Dave

Dave Brubeck

Dave Brubeck

Un altro pezzo, importante, della storia del jazz se ne è andato, per sempre! Ma questa volta la notizia non è giunta improvvisa: dopo aver superato i novant’anni tutti sapevamo che la vita di Dave Brubeck non avrebbe conosciuto molte altre primavere e così, il 5 dicembre è morto al Norwalk Hospital, in Connecticut, a causa di un arresto cardiaco, proprio alla soglia dei 92 anni. Ciò non allevia, comunque, il dolore, il senso di perdita che il vostro cronista ha avvertito leggendo la notizia di questa scomparsa.

Adesso, purtroppo, accadrà una qualcosa che detesto dal più profondo del cuore: a partire da oggi stesso Brubeck diventerà, per tutti, un genio della tastiera, un artista inimitabile, un padre fondatore del jazz mentre fino a ieri le cose non andavano esattamente in questo modo.

Ricordo che qualche settimana fa, discorrendo a proposito del nuovo ciclo di guide all’ascolto che terrò alla Casa del Jazz dedicato agli standard, esprimevo il desiderio che qualche musicista scegliesse “Take five” ed ho immediatamente visto nei miei interlocutori, veri e propri soloni del jazz, quelli che la sanno lunga, quelli che tutto conoscono e tutto capiscono, inarcare il solito sopracciglio: “sì, certo – era l’obiezione – Brubeck è bravo… ma forse un po’ troppo facile… un po’ commerciale”

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Tornano alla Casa del Jazz le guide all’ascolto sugli standard

Danilo Rea

Danilo Rea

“Jazz standard” le guide all’ascolto condotte dal “nostro” Gerlando Gatto tornano alla Casa del Jazz con due stelle di assoluta rilevanza internazionale, Maurizio Giammarco e Danilo Rea, i quali  apriranno e chiuderanno questo nuovo ciclo rispettivamente il 9 gennaio e il 16 febbraio. Maurizio Giammarco è quel che si dice un musicista a 360 gradi: eccezionale sassofonista, negli anni ha evidenziato una grande maturità sia come compositore, sia come arrangiatore, sia come direttore d’orchestra: non a caso sotto la sua abile direzione la PMJO (Parco della Musica Jazz Orchestra) è stata per alcuni anni una delle migliori big band a livello europeo realizzando concerti che rimarranno nella storia del jazz nazionale. Dal canto suo Danilo Rea è uno di quei musicisti la cui fama ha oltrepassato il confine degli appassionati di jazz senza perdere alcunché dell’originaria identità; pianista fantasioso, solare, dotato di tecnica strabiliante proprio in queste settimane sta conoscendo un successo clamoroso in duo con Gino Paoli.

Insomma si preparano altri sei mercoledì all’insegna della bella musica con ospiti davvero “di lusso”. E bisogna dare atto ai responsabili della Casa del Jazz di una grade sensibilità soprattutto verso il  pubblico. In effetti, dopo l’ottimo successo ottenuto dallo scorso ciclo, con la sala concerto che non riusciva a contenere il numeroso pubblico accorso nell’ultima serata, si è deciso di proseguire lungo questa strada ed affidare a Gerlando Gatto un secondo ciclo sempre incentrato sugli standard e quindi su una delle peculiarità principali del jazz, vale a dire l’ interpretazione con modalità del tutto differenziate di uno stesso brano.

Maurizio Giammarco

Maurizio Giammarco

E non c ‘è dubbio che anche questo ciclo sarà un successo dal momento che, oltre a Giammarco e Rea, tutti gli altri ospiti sono artisti di rilievo. Così il 16 gennaio avremo modo di ascoltare un pianista che meriterebbe molto più dei riconoscimenti finora acquisiti, Andrea Beneventano in trio. Il 23 gennaio sarà la volta di uno dei migliori chitarristi bop oggi in circolazione nell’intera Europa, vale a dire Nicola Mingo, in un solo-guitar. Gennaio si chiude con un altro trio guidato da un eccellente pianista abruzzese, Paolo Di Sabatino, e completato da Marco Siniscalco – basso e Glauco Di Sabatino – batteria. Il 6 febbraio due tra i migliori emergenti del nuovo jazz italiano, il batterista Lorenzo Tucci con Luca Mannutza pianoforte e organo.

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Il Paese di Pulcinella

Franco D'Andrea

Franco D’Andrea

Certo che il nostro è davvero un Paese di Pulcinella: non si riesce a tenere un segreto che è uno, nemmeno quando si tratta di un innocuo referendum sul jazz. Avrete già capito che mi sto riferendo al “Top Jazz 2012”: i risultati del referendum indetto da “Musica Jazz” si sarebbero dovuti conoscere a gennaio, divulgati dalla stessa rivista, e invece nel corso di “Umbria Jazz Winter” sono venuti fuori i primi nomi dei premiati, vale a dire Franco D’Andrea come protagonista del miglior disco dell’anno, Keith Jarrett per quanto riguarda il miglior album straniero, Mauro Ottolini come miglior musicista ed Enrico Zanisi come miglior nuovo talento.

Che dire? Sul merito delle votazione c’è poco da aggiungere; personalmente condivido le scelte su Jarrett, D’Andrea e Zanisi, un po’ meno su Ottolini che resta comunque un ottimo musicista. Sul metodo c’è invece da restare stupefatti e viene da chiedersi: ma come sono usciti questi dati? Chi li ha divulgati? E perché sono stati resi noti con così grande anticipo, che ragione c’era?

Certo, ce ne rendiamo conto, sono domande inutili, fors’anche speciose, ma abbiamo sempre creduto che se esistono certe scadenze, ci sarà una ragione, per cui vanno rispettate. Queste anticipazioni, francamente, non ci piacciono!