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Il concerto del 27 gennaio all'Auditorium di

Francesco Bearzatti

“The Gentle Side of Francesco Bearzatti”: così si potrebbe intitolare il recital del sassofonista e clarinettista friulano (teatro Studio del , 27 gennaio), parodiando un famoso album di John Coltrane.

Per questo concerto in duo con il chitarrista Federico Casagrande – che gli ha fatto da spalla armonico-ritmica in modo egregio – Bearzatti ha raccontato al folto pubblico di aver utilizzato una serie di brani composti nel corso del tempo e utilizzati in parte o mai: una sorta di memoria compositiva stratigrafica che l'organico in duo, la dimensione cameristica e l'atmosfera raccolta gli hanno consentito di mettere in luce. Il sassofonista leader del Tinissima Quartet, il musicista progettuale e trasversale che si è occupato di Tina Modotti, Malcolm X e di  fondere Monk con il rock è anche un compositore/esecutore che traccia lirici bozzetti, che ritrae stati d'animo, che prende spunto da una via parigina, dai giochi dei bimbi, da un vecchiofilm in bianco e nero per brani di particolare bellezza.

“Nirvanina”, “Grilli nella mia testa”, “Guardie e ladri”, “So Baby”, “Shirley in Amsterdam”, “Bear's Mood”: qualcosa viene dal repertorio del Bizart Trio (il gruppo con Emmanuel Bex all'organo ed Aldo Romano alla batteria che rivelò più di dieci anni fa il jazzista friulano in Francia) ma la gran parte sono inediti. Bearzatti ci gioca un po', fingendo di non ricordare i titoli ma la musica fluisce. Alterna sax tenore e clarinetto, si concentra sull'aspetto melodico e negli assoli smussa una serie di asprezze; Casagrande lo sostiene spesso con arpeggi, raddoppia i temi, ha spazio per assoli, non usa distorsioni ed è complice ideale nel duo. Alcuni temi (“Grilli nella mi testa”) sono veloci e scattanti, altri si ispirano alla forma canzone senza necessariamente utilizzarla, piuttosto, come “mood”, come stato d'animo. Il linguaggio di Francesco Bearzatti, anche in questa poco conosciuta dimensione, si conferma originale e tessuto tra avanguardia e tradizione; l'ultimo brano, senza nome, basato sulla percussione e il suono del clarinetto e della chitarra profuma di Africa e di gioco, di fantasia e di creatività. Un grande artista.

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