Armando Trovajoli: un grande del jazz, un grande della musica

Armando TrovajoliUn altro grande della musica se n’è andato per sempre cogliendoci tutti di sorpresa: nonostante avesse già 95 anni la morte di Armando Trovajoli è caduta come un fulmine a ciel sereno sulla platea dei suoi tantissimi estimatori. Armando, era, infatti uno di quei rari personaggi la cui arte mette tutti d’accordo: amanti del jazz, della musica popolare nell’accezione più nobile del termine, delle colonne sonore, del musical. La sua musica ci ha accompagnati per tanti anni e talune sue composizioni fanno oramai parte del patrimonio musicale italiano.

Non ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente ma ricordo quando, ancora ragazzino, lo vidi in televisione al Festival di Sanremo e mi colpì per il modo assolutamente nuovo con cui suonava l’orchestra da lui diretta. Era il 1957 e Trovajoli era già alla sua seconda partecipazione alla manifestazione sanremese: la prima l’aveva vinto dirigendo e arrangiando il pezzo “Viale d’autunno” nel ’53.

Ma erano solo i primi, seppur importanti, fuochi di una carriera che nel corso degli anni avrebbe raggiunto vertici di assoluta eccellenza.

Ripercorrere in questa sede le tappe principali della vita musicale di Trovajoli è perfettamente inutile…anche perché molti lo hanno già fatto in questi giorni. A noi, preme, invece, sottolinearne il latto jazzistico, quel coté che rimasto spesso in ombra costituiva invece un elemento determinante della sua poetica. In effetti i primi passi importanti li fa proprio nel mondo del jazz: così nel 1937 entra nell’orchestra di Rocco Grasso, e nel 1939 in quella di Sesto Carlini. Finita la guerra lavora sia nel campo del jazz sia in quello della musica leggera e, contemporaneamente, perfeziona i suoi studi musicali diplomandosi al Conservatorio Santa Cecilia di Roma (1948). Nel 1949 rappresenta l’Italia al Festival du Jazz de Paris suonando nella celebre Salle Pleyel, con Gorni Kramer allora al contrabbasso e Gil Cuppini alla batteria.

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I nostri CD. La poetica di Stanko

Tomasz Stanko – “Wislawa” – ECM 2 CD 2304/05

2304/05 XUno Stanko che non ti aspetti in questo bellissimo doppio album registrato nel giugno scorso a New York, dove il trombettista polacco trascorre oramai buona parte dell’anno. Con lui il nuovo New York Quartet ossia il pianista cubano David Virelles, Thomas Morgan al basso e Gerald Cleaver alle percussioni. Come si dice cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia: ecco, nel caso di Stanko mutano i musicisti ma i risultati dei suoi gruppi sono sempre eccellenti anche perché la musica scritta da Tomasz si colloca sempre su livelli di eccellenza. Uno Stanko inedito, si diceva, in apertura, inedito perché l’artista sembra aver abbandonato la sua furia iconoclasta per ricercare al suo interno la stessa forza espressiva ma declinata attraverso una musica spesso più dolce, riflessiva…anche se ovviamente non mancano episodi più tumultuosi. Il doppio album si apre con il brano che da il titolo all’intera realizzazione , “Wislawa” e che ne spiega sostanzialmente il senso. In effetti il disco è dedicato alla memoria della poetessa polacca, premio nobel per la letteratura nel 1996, Wisława Szymborska deceduta lo scorso anno. Tomasz aveva già lavorato con lei in occasione di un “reading” ma adesso ha deciso di dedicarle un intero album; il perché ce lo spiega lo stesso Stanko nelle poche note che si possono leggere nel libretto: “Leggere le parole di Wisława Szymborsa mi aveva già dato idee, e aperto strade nuove. Poi l’ho conosciuta, e ho cominciato a interagire con la sua poesia. Ne è nata questa musica, che vorrei rispettosamente dedicare alla sua memoria”.

“Wislawa” è un brano dolcissimo in cui il trombettista trasfonde tutto il suo lirismo magnificamente coadiuvato da Virelles che sembra aver assimilato al meglio la lezione di Thelonious Monk mentre Morgan e Cleaver dimostrano di costituire una delle sezioni ritmiche più moderne e originali dell’attuale panorama jazzistico. Le stesse atmosfere distese, quasi oniriche, si ritrovano in molti altri brani come ad esempio “”Metafizyka” impreziosito da un assolo di Thomas Morgan. In “Dernier Cri” in primo piano tutta la sezione ritmica: il pianismo essenziale, scarno ma quanto mai espressivo di Virelles, il contrabbasso “cantante” di Morgan, i tamburi e i piatti tanto discreti quanto indispensabili di Cleaver. Quasi inutile aggiungere che su tutti si staglia, comunque, la figura di Stanko, musicista oramai maturo, perfettamente consapevole dei propri mezzi espressivi e sicuramente punto di riferimento per moltissimi giovani trombettisti.

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