Gregory Porter: una voce possente e gentile

gregory porterAuditorium Parco della Musica, 20 marzo 2013, ore 21

Gregory Porter (voce)
Yosuke Satoh (sax alto)
Chip Crawford (pianoforte)
Aaron James (contrabbasso)
Emanuel Harrold (batteria)

Non è difficile scrivere su Gregory Porter: anzi dico subito che se amate il soul, e anche il Jazz, e anche un po’ il pop , se ve lo perdete è davvero un peccato.

Porter canta benissimo. Ha swing, ha una voce meravigliosa dal timbro caldo e pieno di armonici, una presenza sul palco accattivante, ci sa fare con il pubblico ma non diventa mai gigione, e il concerto è divertente, a tratti anche emozionante.

Il repertorio consta di diversi brani originali, alcuni notevoli altri fin troppo semplici nella struttura melodica armonica, ma è talmente bravo Porter ad interpretare anche questi piccoli pezzi che alla fine neanche uno di essi lo si percepisce come zuccheroso o banale.
Oltretutto Porter decide di cantare con un quartetto acustico (pianoforte, contrabbasso, sax e batteria) il che fa virare molti dei brani su un’ atmosfera decisamente jazzistica. La sua band è in grado di assecondare una voce così imponente, che svolge un corretto lavoro di “cornice” strumentale ad un interprete che in alcuni momenti di canto in solo mostra tutta la duttilità e la capacità dinamico – espressiva di cui è capace. In pratica Porter potrebbe cantare anche la “Canzone mononota” di Elio e le storie tese: e le note sembrerebbero comunque centinaia.

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I nostri CD. Malaguti: chitarrista senza compromessi

Lanfranco Malaguti – “GalaXies” – Splasc (H) 1557.2

Lanfranco Malaguti – “GalaXies”Conosco Lanfranco Malaguti oramai da qualche decennio e posso, quindi, affermare senza ombra di dubbio, che si tratta di una delle persone, dei musicisti, intellettualmente più onesti che abbia avuto modo di incontrare. Lanfranco non va dietro alle mode, poco si cura di piacere al pubblico: l’unica cosa che lo interessa davvero è proseguire nella sua ricerca, un’opera di approfondimento, di scavo che oramai data da lunga pezza. E per fortuna adesso arrivano anche i riconoscimenti ufficiali, le vittorie nei referendum, le recensioni sempre positive delle sue uscite discografiche.

E così anche questo “GalaXies” è stato salutato positivamente dalla critica italiana che ha riconosciuto a Malaguti quelle doti che effettivamente lo caratterizzano e cioè solida preparazione tecnica, acuta osservazione dell’universo musicale, grande capacità di sintesi, bella facilità di scrittura, ricerca ininterrotta delle innumerevoli possibilità espressive dello strumento (chitarra) legato all’elettronica, continua sperimentazione alla ricerca di un possibile punto di contatto fra tonale e atonale. Il tutto con l’obiettivo prioritario di ottenere una cifra stilistica affatto personale che lo renda unico, immediatamente riconoscibile in un universo in cui, viceversa, abbandonano sempre quanti si rifanno ai grandi maestri quali Wes Montgomey, Joe Pass o Pat Metheny.

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