Brötz: Marzo 2013 varietà nell’unità

trio facet

Ogni mese la programmazione del Brötz (http://www.brotznow.se) sembra farsi carico di un carattere innato ben distino dal mese precendente. Chi legge questi report ricorderà che Febbraio è stato il mese dell’apertura ai Paesi Europei ed Extraeuropei con ospiti da molte parti del mondo. Marzo 2013 è stato sicuramente il mese più variegato in termini di programmazione artistica.

Iniziamo: il ”Jazz art club”, composto da tre veterani del Brotz, Håkan Stränberg  (trombone), Gunnar Lindgren (sax) ed  Anders Waernelius (percussioni) ha proposto un “classico” , esibendosi in trio con l’aggiunta di opere d’arte e dipinti. I tre musicisti si muovono su ritmiche molto ben definite cercando un dialogo fra loro stessi e ”qualche altra cosa” che possa arrivar loro da grandi tele appese sulle pareti del club. Decisamente interessante  e creativo lo sforzo di cercare il quarto elemento della band, nella presenza visiva di dipinti sul palco. Ho già ribadito in atri articoli l’importanza della maturità in molti progetti di Musica Improvvisata Svedese. Il “Jazz art club” è senza dubbio uno di quelli meglio riusciti per cui forse spendere troppe parole scritte risulta riduttivo. Il buon vino va assaggiato dal calice.

Secondo set della serata dedicato ai “Facet” .Adrian Fiskum Myhr (contrabbasso, dalla Svezia), Joris Rühl (clarinetto, Francese) ed Maciej Sledziecki (chitarra preparata, dalla Germania). Oltre a rappresentare un trio quanto meno variegato in termini di provenienza, i tre musicisti hanno regalato al pubblico una pregevole performance di Musica Improvvisata. La tecnica eccellente del clarinettista francese ha sbalordito il pubblico soprattutto per la capacità, apparentemente semplice, di creare suoni, sibili, armonici ed ipertoni riuscendo ad essere allo stesso tempo musicale e comunicativo. Maciej, di suo, ha fatto un egregio lavoro di elettronica ed “art sound” portando avanti un discorso di chitarra preparata intelligente ed al servizio della musica. Meno incisivo, ma forse “giusto” proprio per questo, il contrabbassista svedese Adrian Fiskum Myhr, meno a suo agio si è limitato in maniera impeccabile a partecipare al gioco senza mai proporre o lanciare un idea. Ma forse, ripeto, il suo pregio è stato proprio quello di collocarsi fra i due infaticabili leader e compagni di gioco.

La serata del 6 Marzo è stata chiusa dal gruppo “Svelia”, band capitanata dalla cantante Svedese Casey Moir e coadiuvata da Reuben Lewis (tromba), Luke Sweeting (piano), Johan Moir (contrabbasso) e Aidian Lowe (batteria). Il set degli “Svelia” ha rivelato il lato debole della Musica Scandinava, quando ancora una band non ha le idee chiare su cosa e come suonare, ma vuole comunque esibirsi in concerto. E’ questo il caso del gruppo della Moir che oltre ad essersi dilungato molto nei tempi, in realtà ha dato una prova acerba e con parecchie pecche da un punto di vista esecutivo. Forse gli arrangiamenti poco equilibrati, forse solo poca cura nel suono o forse semplicemente un set andato storto. D’altra parte bisogna dare atto alla band, che il rischio di chi vuole proporre qualche cosa di “nuovo” è sempre in agguato nel concerto “che non riesce”, e che proprio per questo, il tempo, lo studio e l’esperienza fanno maturare i progetti.

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