I nostri CD. Pieranunzi tra i grandi del jazz internazionale

Enrico Pieranunzi with Marc Johnson e Paul Motian – “Live at the Village Vanguard” – CAMJ 7857-2

live at village

Al Village Vanguard di NY, tempio del Jazz, per la prima volta un artista italiano registra dal vivo un cd: Enrico Pieranunzi è anche l’ unico jazzista italiano ad essere salito su quel palco. Siamo nel luglio del 2010 e con lui ci sono due terzi del trio di Bill Evans, Paul Motian e Marc Johnson. Nelle liner notes lo stesso Pieranunzi ci spiega che questo altro non è che un sogno. Una grande emozione, immediatamente palpabile: energia, atmosfere emotive cangi

anti, è musica che sembra quasi “impellente”. Un trio eccezionale che da subito rivela la coesione che si crea quando il Jazz è quello vero.

Ma ascoltando con attenzione emerge anche altro in questo “Live at Village Vanguard” . E’ un concerto live che rivela due Pieranunzi coesistenti , ben distinti ma mai contrastanti, piuttosto complementari, come due facce della stessa medaglia. Uno è il più lirico, quello dei brani originali, spesso imperniati su affascinanti cromatismi, modulazioni inaspettate, loop armonici, melodie mediterranee stemperante da armonie sospese. L’ altro è il Pieranunzi jazzistico “americano” e “nero”, persino. Tutto il cd alterna questi due lati artistici di un pianista che della versatilità ha fatto uno dei suoi lati più affascinanti. E così si parte con un brano di Monk , “I mean You”, in cui c’è swing da vendere, in cui Monk è linfa vitale e non certo esercitazione di stile. Tanto che Paul Motian e Marc Johnson emergono in tutta la loro personalità. Subito dopo due brani di tutt’ altro genere: vedi “Pensive fragments”, dolce, introspettivo, rarefazione ritmica ed armonica. Paul Motian sussurra trovate geniali, Johnson allunga note profonde e vibranti. Segue “My funny Valentine”: comincia dalla quinta battuta, inizialmente reiterata nelle prime due note. Nei primi tratti quasi ombrosa, su un ostinato della mano sinistra.

Poi entra nel Jazz dall’ andamento swingante. Si ascolta il dialogo privilegiato di Pieranunzi con Paul Motian che ricama sui piatti sonorità sempre diverse da quelle che ci si aspettano, essenziale ed intenso, espressivo.

Poi si torna a fluttuare con una composizione di Pieranunzi, l’ onirico Fellini’s waltz: accordi diminuiti, modulazioni affascinanti. Nostalgico ed intenso. E’ il ricordo del Fellini più surreale. Il solo di Johnson è un racconto nel racconto, comincia, si sviluppa e finisce con una tale dolcezza nell’ andamento che lo segui lasciandoti trasportare senza ragionarci su.
Segue Subconscius Lee, di Konitz: dinamismo, energia, swing, tecnica, idee continue armoniche e ritmiche. Si approda poi ad Unless They love You: la ballad, il dolore placato, l’ intensità , l’ affresco di base disegnato dagli accordi dolci della mano sinistra e i racconti Jazzistici della mano destra. E forse non a caso il cd termina con “La dolce vita”. Perché questo brano è la sintesi di tutto ciò che è avvenuto finora: un’ intro costruita su cromatismi su accordi sospesi che confondono il tema di Nino Rota, cristallino e riconoscibile, ma che fluttua su un andamento armonico volatile ed affascinante. Ma poi esplode anche in dissonanze jazzistiche ed accenti ritmici ben definiti, ancora nello swing passando persino per Scarlatti, grande amore di Pieranunzi. E voi vagherete tra lirismo e swing ( quello con i piedi ben saldi per terra), senza mai riuscire ad appoggiarvi i inerti su una o l’ altra etmosfera: tanto da rimanere sempre emotivamente e beneficamente tesi su ciò che accade o sta per accadere.

Il Jazz italiano che approda al Village Vanguard, grazie ad Enrico Pieranunzi è questo: e non si può che esserne orgogliosi. Che se ne parli, perché il Jazz che esportiamo è un fiore all’ occhiello di tutti.

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