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panebiancoSarebbe assurdo voler costringere il jazz e le musiche nere dentro funzioni ed estetiche unidirezionali. Dopo un secolo di esistenza – almeno per il jazz – è facile imbattersi in revival, operazioni postmoderne, risignificazioni…
In “Soulside” il chitarrista (e leader) Roy Panebianco è autore di otto brani su nove (“Cloks” è dei Coldplay); dalla sua parte ha il tenore di che, come un sassofonistico Re Mida, fa risplendere tutto ciò cui si approccia. Pieno di “” è l'Hammond di Leonardo Corradi mentre la batteria di Fabio Accardi è versatile e adatta alla scansione dei brani.

Fin dal primo, cinetico titolo (“Gaia”) si respira un'atmosfera in cui si tessono i fili della fusion, del soul, del jazz, del lounge, del rock-blues e del funky con grande freschezza. Difficile trovare elementi di novità ma il “modernariato sonoro” di Roy Panebianco, da “N.Y. Dream” ad “Irish Taranta”, ha una sua efficacia artigiana, con qualche caduta di tono come nella rilettura dei Coldplay.

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