La bellezza della struttura. Il fascino dell’improvvisazione

Nico Catacchio

Nico Catacchio

La notizia è giunta immediata, in apertura di serata: Giampiero Rubei, presentando l’ultimo appuntamento della nuova serie “Parole & Musica” condotta da Gerlando Gatto, ha annunciato che il nostro direttore tornerà in autunno alla Casa del Jazz con le sue “Guide all’ascolto”. Questa decisione è il frutto anche del buon andamento che hanno avuto queste quattro serate in cui Gatto ha intervallato i concerti con interviste mirate soprattutto a meglio far comprendere la musica che si ascoltava. Di qui la reazione positiva del pubblico e la sincera soddisfazione degli artisti che hanno partecipato a questa non facile impresa.

Come si accennava, lunedì 29 luglio ultima serata: ospite il trio del contrabbassista Nico Catacchio completato da Nico Morelli al pianoforte e Michele Salgarello alla batteria. In apertura, Gatto ha tracciato una breve storia del contrabbasso nel jazz aiutato dallo stesso Catacchio che ha tradotto sullo strumento alcune affermazioni del presentatore; quindi via al concerto con un primo original del contrabbassista “Revolving”… e si è capito subito che il trio era in serata: perfetto l’interplay, superlativo il groove, magnifica la spinta sia di Morelli sia di Salgarello mentre il leader si accollava il duplice compito di solista e di accompagnatore dimostrando anche una bella capacità di scrittura. Capacità che non era certo sconosciuta al vostro cronista dato che i brani presentati lunedì facevano tutti e quattro parte dell’ottimo album  “The second apple” uscito pochi mesi fa. Sull’onda di questo felice avvio, Catacchio ha risposto con competenza ed una notevole dose di leggero umorismo (dote che mai guasta in simili appuntamenti) alle domande di Gatto affrontando anche temi complessi come l’importanza della commistione fra differenti linguaggi quale strada per un ulteriore sviluppo del jazz; in questo ambito è stata evidenziata l’importanza degli standard ma non come sterile repertorio ma come materiale da far rivivere grazie alla propria sensibilità e al proprio personalissimo gusto. Così dopo il brano che da il titolo all’album di Catacchio, abbiamo ascoltato uno dopo l’altro tre splendidi standard: “The way you look tonight” di Kern e Fields, la poco battuta “Ballad of the sad young man” di Wolf e Landesman e “Almost like being in love” di Loewe e Lerner e il trio ha fatto capire cosa significa reinterpretare brani celebri, rendendoli freschi, ancora una volta attraenti con Morelli in grande spolvero grazie ad una tecnica prodigiosa ed una squisita sensibilità, con Salgarello mai invadente seppur costantemente propulsivo, e il leader a disegnare, a costruire le sue strutture con un senso del tempo e dello spazio davvero non usuali.

Il concerto si è chiuso con la riproposizione di altri due brani del già citato album, “Esiàn” e “Qui” tra gli applausi convinti del pubblico.

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Episodio 7. Intervista con Danilo Rea

danilo rea (foto daniela crevena)

Il protagonista del nostro podcast di oggi non ha bisogno di presentazioni: Danilo Rea. Si tratta di uno dei più importanti musicisti italiani, maestro nell’improvvisare sui più diversi generi musicali. Questa intervista è molto particolare perché è stata realizzata live durante un viaggio in treno, ci perdonerete dunque un po’ di rumore di sottofondo.

Gli argomenti trattati sono molti ed interessanti, a partire dalla gavetta fino alle collaborazioni con Mina e Gino Paoli, passando per la situazione odierna del panorama musicale italiano. Ma non voglio anticiparvi troppo, quindi buon ascolto e buon jazz a tutti!

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Hiromi, la tecnica pianistica, il virtuosismo e due confessioni da fare

Hiromi - Daniela Crevena 02

Hiromi: pianoforte e tastiera
Anthony Jackson: bass guitar
Steve Smith: batteria

Comincio questo mio articolo con una confessione : a me non piace molto Hiromi . La trovo un po’ troppo tecnica, la trovo un po’ troppo incentrata su virtuosismi di certo eccezionali L’ anno scorso l’ avevo vista in una location a dir poco dispersiva, ed ero lontanissima  dal palco: ero rimasta strabiliata dai suoi numeri, dalla sua energia ma anche un po’ delusa da quel suo lato un po’ circense che toglieva spazio all’ espressività che ci si aspetta quando si ama il lato più profondo del Jazz e del quale in Hiromi non trovavo molte tracce.
Ieri ho ritrovato Hiromi ad Atina. La location è diversa siamo in una bellissima piazza a misura d’ uomo, il palco è vicino al pubblico, Hiromi appare ed è piccolina, sorridente, umana, direi quasi.

Si siede al pianoforte e comincia a suonare con un’ energia pazzesca, brani virtuosistici  di una difficoltà tecnica veramente  incredibile, dando impulsi continui e tenendo le redini di un gioco ritmico – armonico – melodico in continuo divenire, tenendo in pugno, con quelle manine piccolissime milioni di note ed anche i suoi musicisti.

Sgranella idee, tante, tantissime idee, una dopo l’ altra, non c’è mai una suggestione ripetuta nei brani e nelle suite che propone.  Ci sono decine di riferimenti a musicisti, standard, stili (molti dei quali di sicuro saranno sfuggiti a me per prima) ma non posso dire che il suo concerto sia stato un arido collage dimostrativo della sapienza tecnico – musicale di Hiromi.

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Soscia e Jodice al Pineto Accordion Jazz Festival

soscia e jodice p

Si svolgerà da venerdì 26 luglio a domenica 28 luglio la 9°  edizione del “PINETO ACCORDION JAZZ FESTIVAL” l’unica manifestazione del genere, come recita lo stesso titolo, interamente dedicata alla fisarmonica. Di qui la presenza, ogni anno, dei migliori specialisti dello strumento invitati dal direttore artistico Renzo Ruggieri, egli stesso grande fisarmonicista.

Apertura alla grande, venerdì presso la Villa Filiani con “Giuliana Soscia & Pino Jodice – Il tango da Napoli a Buenos Aires”; la formazione è completata da Jacopo Ferrazza al contrabbasso e Emanuele Smimmo alla batteria. Giuliana Soscia (fisarmonica / pianoforte / composizioni) e Pino Jodice (pianoforte / vibrandoneon / composizioni / arrangiamenti) rappresentano una delle coppie più affiatate del panorama jazzistico internazionale e oramai da tempo propongono un loro repertorio, incentrato per l’appunto, sul tango che ha ottenuto ampi conoscimenti anche a livello internazionale. Basti ricordare, per tutti, lo strepitoso successo ottenuto nel dicembre dello scorso anno all’Opera House di Hanoi.

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I nostri CD. Francesca Leone una vocalist “matura”

Francesca Leone è una vocalist pugliese che si è messa in luce negli ultimi tempi grazie alla capacità di ben interpretare sia il  jazz sia la musica latina, in special modo la bossanova. In effetti Francesca oramai da anni calca le scene jazzistiche e ha avuto modo di affinare il proprio stile partecipando a corsi di perfezionamento, a seminari con Tiziana Ghiglioni e Sheila Jordan, con Wanda Sa sulla bossanova, con Carlo Lomanto sul canto armonico e sulla tecnica Voicecraft con Roberto Demo. L’album ne è la prova più significativa in quanto comprende nove brani, tutti originali, di cui alcuni nuovi di zecca, altri  presenti in precedenti CD, che illustrano assai bene le caratteristiche sottolineate in apertura. Le capacità vocali della Leone risaltano evidenti grazie anche al brillante lavoro dei musicisti che l’accompagnano: l’ottimo Guido Di Leone alla chitarra, Renato Chicco al pianoforte, Dario Di Lecce al contrabbasso e Andy Watson alla batteria.

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I nostri CD. I Compani “Garbo and Other Godesses of Cinema”

La “piccolo orchestra” olandese de I Compani – diretta dal sassofonista (soprano e tenore) Bo van de Graaf – è una formazioni di culto, nata nel 1985. Erede di organici storici come ICP e Willem Breuker Kollektief, la band lavora fin dai suoi esordi su repertori che testimoniano un’accentuata e manifesta passione per il cinema (cominciarono con Fellini e Rota). Nell’ultimo lavoro van de Graaf firma una serie di composizioni dedicate a Greta Garbo, Mae West, Brigitte Bardot, al personaggio di Barbarella… In quest’anomala suite I Compani si servono anche di “Et Dieu… créa la femme”, della “Danza Sacra” di Giuseppe Verdi e de “Le Notti Bianche” di Nino Rota (c’è anche un brano dedicato a Sun Ra). Oltre alla “musica a tema” di ellingtoniana memoria, il gruppo diretto da van de Graaf piace per la ricerca timbrica, per il polistilismo, la brillantezza degli arrangiamenti e la capacità di amalgamare materiali eterogenei senza tuttavia tradire uno spirito jazzistico che, in chiave europea, resta alla base della loro musica.

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