Umbria Jazz ha quarant’anni… e li dimostra tutti

keith jarret

Si è conclusa da poco “Umbria Jazz” che ha festeggiato i suoi primi quarant’anni. Com’era nelle logica delle previsioni, gli “aedi di corso Vannucchi” hanno fatto a gara per evidenziare la grandezza del Festival, la sua “straordinaria” importanza nell’ambito delle manifestazioni di questo genere, il contributo fondamentale che avrebbe portato alla diffusione del jazz nel nostro Paese. Abbiamo così letto articolesse di vario genere, sia sui quotidiani sia sulle riviste specializzate, inneggianti ad “Umbria Jazz”, una sorta di “coro bulgaro” sotto certi aspetti imbarazzante.

Ma è mai possibile che nessuno si ponga un sia pur minimo interrogativo sulla valenza del Festival, nell’attuale quadro complessivo?

Pur riconoscendo gli indubbi meriti che “Umbria Jazz” ha avuto nel passato, oramai da tempo ci pare che il Festival non risponda più ad alcuna esigenza particolare salvo quella di affastellare il maggior numero possibile di big da portare all’attenzione degli spettatori. Il tutto condito da un evento “particolare” che quest’anno era il duo Chick Corea / Herbie Hancock mentre negli anni scorsi si trattava di concerti che poco o nulla avevano a che fare con il jazz, programmati solo per fare cassetta.

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Convincente performance del trio di Giulio Stracciati

Giulio Stracciati1Ancora una bella serata, lunedì 15 luglio, alla Casa del Jazz di Roma. Nell’ambito dell’annuale Festival estivo, sul palco il trio del chitarrista senese Giulio Stracciati, coadiuvato da Franco Fabbrini al contrabbasso e Francesco Petreni alla batteria, e il nostro direttore Gerlando Gatto. In programma il secondo appuntamento del nuovo ciclo “Parole & Musica – Incontri sotto le stelle”, ideato e condotto per l’appunto da Gatto, con il precipuo intento di agevolare il pubblico in una migliore conoscenza sia del musicista ospite sia della musica proposta.

In apertura, come aveva già fatto l’altra volta per la fisarmonica, Gatto ha fornito un sintetico quadro dell’importanza della chitarra nell’ambito del jazz, dopo di che la parola è passata a Giulio Stracciati che ha intonato il celebre “Falling Grace” di Steve Swallow.

Il pubblico ha mostrato immediatamente di gradire sia lo stile del chitarrista sia le sue risposte alle incalzanti domande di Gatto: così c’è stato un applauso a scena aperta quando Stracciati ha sottolineato la decadenza culturale del nostro Paese così come quando ha evidenziato che pagare 20.000 euro per un solo concerto è affatto paradossale nell’attuale situazione.

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