Rachmaninov entusiasma il pubblico romano

Sergei_RachmaninoffCari amici, spero che mi perdonerete questo sconfinamento in un campo che non è proprio di questa sede, ma non posso fare a meno di raccontarvi due splendide serate che ci sono state offerte dall’Accademia di Santa Cecilia nella sede dell’Auditorium Parco della Musica.

L’8 e il 10 ottobre scorsi si è svolto il “Gala Rachmaninov” ovvero l’esecuzione nella prima serata del “Concerto per pianoforte n.1” del “Concerto per pianoforte n.2” e nella seconda serata del “Concerto per pianoforte n.4”, della “Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte e orchestra op.43” e del “Concerto per pianoforte n.3”; a dirigere l’Orchestra di Santa Cecilia il maestro Alexander Sladkovsky mentre i solisti sono stati, nell’ordine, Dimitry Mayboroda, Giuseppe Albanese, Sean Botkin, Mariangela Vacatello, Nikolay Lugansky.

La scelta di parlarvi di queste due serate non è, comunque, del tutto ingiustificata dato che i legami tra il jazz e il compositore russo ci sono e ben saldi. Così è noto che Rachmaninov quando ebbe modo di ascoltare Art Tatum disse che si trattava del più grande pianista vivente. Di converso Keith Jarrett ha spesso indicato in Rachmaninov uno dei suoi autori preferiti. In linea più generale l’influenza di Rachmaninov sulla cultura americana è stata davvero notevole; in particolare l’effetto della sua musica (specie dei concerti per pianoforte e orchestra ascoltati a Roma) hanno informato l’immaginario musicale degli americani per anni. Ma non è finita ché la musica del compositore russo si ritrova a piene mani nelle cosiddette Silly Symphonies (le sinfonie sciocche) vale a dire quelle melodie classiche divenute popolari perché utilizzate per accompagnare i cartoni animati degli anni Trenta, spesso arrangiate in chiave jazzistica. Così  temi immortali di Rachmaninov  (ma anche di Chopin, Ciaikovski, Liszt) sono entrati nel repertorio delle grandi orchestre, fornendo eccezionali spunti agli arrangiatori per confezionare canzoni di successo.

Ma torniamo al “Gala” di Roma. La prima sera, causa traffico, ho perso il “Concerto n.1” che amici degni di fede mi dicono essere stato eseguito dal pianista con grande tecnica e sincera partecipazione.

Il “Concerto n.2” rappresenta sotto  molti punti di vista una punta d’eccellenza nella produzione del compositore russo; la splendida melodia, il particolare colore orchestrale, la ricchezza della tavolozza timbrica ne hanno fatto, nel tempo, uno dei brani che, come spesso accade, sono stati bistrattati dai critici e amati dal pubblico. Ad eseguirlo in funzione di solista è stato chiamato Giuseppe Albanese, giovane pianista dotato indubbiamente di grande tecnica. Ed in effetti di tale tecnica Albanese ha fatto gran mostra per accattivarsi un pubblico che alla fine gli ha dedicato una standing ovation – probabilmente eccessiva – cui Albanese ha risposto con la concessione – forse anch’essi un po’ eccessivi – di ben tre bis. Personalmente abbiamo trovato il pianista sicuramente in possesso di una solidissima preparazione di base cui non sempre ha corrisposto un’eguale partecipazione emotiva e conseguente scavo nelle pieghe della partitura.

Semplicemente indimenticabile la serata del 10 sia per la bellezza del repertorio sia per la qualità dell’esecuzione.

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