Lo “Spiritual” di Fabrizio Bosso

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L’ atmosfera è quella magica natalizia, ma non c’entra il Natale se questo concerto alla casa del Jazz è stato così avvincente. Perché quell’ atmosfera l’ ha saputa creare Fabrizio Bosso che insieme ad Alberto  Marsico (Organo Hammond) e Alessandro Minetto (batteria) ha presentato  “Purple”, secondo cd dedicato allo “Spiritual”, appena uscito sul mercato discografico.

Musica tradizionale, rivisitata in modo originale da un jazzista di prim’ ordine che ha l’ intelligenza di personalizzare un repertorio in maniera moderna (non esclusi gli effetti elettronici) ma senza snaturarne l’ atmosfera. E dunque se  il clima è quello di Harlem, quello dell’ organo, della batteria “da manuale” (bravo Minetto a creare i groove giusti, bravo Marsico a cercare le risoluzioni armoniche giuste) , in nessun momento quel “da manuale” è stato didascalico e pedissequo.
Un alternarsi efficace di brani frenetici e più introspettivi,  in cui la tecnica prodigiosa di Bosso è emersa prepotentemente ma ancora una volta finalizzata alla piacevolezza, all’ espressività, e ad una fantasia inesauribile dei fraseggi. Ovvero Bosso può davvero, con la sua tromba, dire tutte le parole che vuole, e le frasi che ne derivano sono eleganti, appropriate, divertenti.  E soprattutto, hanno un contenuto musicale: il che (non si finirà mai di sottolinearlo) non è poi così scontato, quando si è virtuosi.

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I nostri libri. Per Natale regaliamo un libro

I nostri libri

E’ tempo di Natale e quindi, si sarebbe detto una volta, è tempo di regali. Quest’anno le cose andranno in maniera ben diversa: come apprendiamo ogni giorno, di soldi non si vede l’ombra e quindi sicuramente la spesa per i tradizionali doni subirà un’ulteriore contrazione. Poco male, direte voi, dal momento che spesso in queste occasioni si regalano le cose più stupide e inutili. E anche questo è vero…solo che se non si ricomincia ad avere soldi che ci consentano di consumare- e quindi anche di comprare “regalini” – la macchina non si rimette in moto. Ma lasciamo queste considerazioni ad altre sedi e veniamo al jazz. Se per caso vi rimane qualche euro ed avete amici che amano non solo ascoltare il jazz ma anche leggere qualcosa al riguardo, ci sono alcune pubblicazioni che vorrei segnalarvi.
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Festival Jazz EU 2013 – Santiago del Cile

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Ho colto con entusiasmo l’invito di Gerlando Gatto a scrivere del recente tour che ha visto protagonisti me ed Eugenio Colombo in Cile. L’occasione è d’oro per ricordare e condividere con i lettori, una delle rare volte in cui, nella movimentata carriera di un musicista (specie se dedito al Jazz ed Improvvisazione), ci si trova a viaggiare ancora una volta, per andare a suonare lontano la propria musica.

Dal 2009 collaboro stabilmente in Duo con Eugenio Colombo. Tutto è nato grazie ad un casuale incontro su un treno di ritorno da Siena Jazz nel 2005, in cui ci siamo trovati seduti uno di fronte all’altro. L’allievo ed il maestro. Poi un cenno a sedersi vicini ed una chiaccherata su “Brillant Corners” di T.Monk, è stata la scintilla iniziale di un incontro umano che è diventato anche un sodalizio musicale. Con Eugenio abbiamo viaggiato moltissimo in Europa, Africa e Sud America. Suonando sempre quello che ci piaceva suonare, improvvisando e leggendo, quasi sempre senza parlare mai di cosa si sarebbe suonato una volta saliti sul palco. Quattro anni fa, un’occasione (quasi) irripetibile: il lungo tour in Sud America lungo il Guatemala, Brasile, Colombia, Cile, Perù ed Argentina.

Un Tour di un mese e mezzo con più di 20 concerti  quasi del tutto improvvisati, durante i quali  quali è stato registrato il disco “Sud America” (Zonedimusica 2009). Potete leggere il “diario” che Eugenio aggiornava ogni giorno su http://www.zonedimusica.com/index.php?option=com_content&view=article&id=147&Itemid=163 .

Chi fa il musicista, sa che viaggiare e suonare sono i due capisaldi di una condizione ideale. Il viaggio è parte integrante dei concerti. E’ quello spazio di tempo fuori dal palco in cui, in realtà, si preparano i presupposti per la performance musicale vera e propria. Si parla moltissimo, si tace, si dorme molte ore in aereo e si mangia insieme ed ovviamente di suona. Eugenio fa parte di quei musicisti che in Italia, ed in Europa, hanno fatto grande la parola Improvvisazione. E’ sempre un po’ importante ricordare che In Italia abbiamo una generazioni di Maestri in giro per lo stivale, qui vicino senza andare oltreoceano, che sono musicalmente attivi e ricchi di un patrimonio da passare alle generazioni come la mia. Non accorgersene è un vero peccato. Per questo motivo quando, tramite l’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile ,io ed Eugenio siamo stati invitati a suonare al Festival Jazz EU 2013 ( http://www.goethe.de/ins/cl/prj/jaz/esindex.htm ), per me è stato un bel momento da cogliere a pieno.

 

Siamo partiti il 26 di Novembre e siamo tornati il 3 Dicembre. Una settimana di musica, decine di ore in volo, tre concerti, un workshop ed incontri importanti. Potrebbe essere la semplice storia di un tour qualsiasi se non fosse che siamo stati chiamati a partecipare, con altri sei paesi europei (Belgio, Germania, Svizzera, Norvegia, Francia e Polonia) , ad un festival di Jazz ed Improvvisazione in cui ci siamo esibiti anche in formazione mista con improvvisatori Cileni. Significativa la cerimonia di apertura del festival svoltasi la sera del 27, in una piazza di Santiago con tanto di discorso del sindaco della città, direttori di Istituti di Cultura dei paesi ospiti, Ambasciatori e direttori Artistici del festival. Il clima era quello delle belle feste di popolari (dando alla parola “popolare” il senso più alto del suo significato), molto sereno e senza l’ombra di un vigile o una guardia del corpo. Non è un dettaglio da poco in un festival gratutito che ha visto una grande affluenza di pubblico.

Il nostro primo “impegno musicale” è stato il 28 Novembre. Io ed Eugenio siamo stati baciati dalla fortuna avendo avuto modo di suonare, presso il club Thelonious, con il RAM Trio, formato da Ramiro Molina (chitarra elettrica), Angelo Cassanello (trombone) e Isidora O’Ryan (violoncello). Un Trio giovane molto maturo, attento ai silenzi e ad una gestione dei ruoli molto equilibrata. Negli ultimi anni ho vissuto e suonato molto in Scandinavia, ed ho trovato quel genere di maturità espressiva, molto genuina, contemporanea, rilassata e musicalmente valida.

Al concerto di giovedi 28  è seguito il live in Duo presso il “Projazz”, una bella scuola di Jazz di Santiago, ed il 30 sera un house concert presso il “Piso3” con altri validissimi giovani musicisti improvvisatori Cileni.

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Jim Hall

Jimy Hall

Lo scorso 10 dicembre si è spento nel suo appartamento del Greenwich Village a New York il grande chitarrista Jim Hall. Aveva da poco compiuto 83 anni. Ad annunciarne la scomparsa è stata la moglie Jane che ha riferito come il marito sia morto nel sonno dopo un breve  malore.

Nonostante l’età  Hall era ancora un artista attivissimo. Aveva tenuto da poco l’ultimo concerto e aveva in programma una tournée in Giappone in duo con il contrabbassista Ron Carter. Chiunque ami il jazz e la chitarra elettrica conosce il valore di questo grande artista, tanto grande quanto modesto, uno di quei musicisti capace di rendere indimenticabile qualsiasi esibizione per la poesia che sapeva far scaturire dal suo strumento. Così, anche se non lo avevamo mai conosciuto di persona, la sensazione è quella di aver perduto un amico. Tante volte lo avevamo visto esibirsi in giro per l’Italia e tante volte, intervistando chitarristi delle nuove generazioni, avevamo potuto constatare quanto questi si ritenessero influenzati da lui o come lo ritenessero imprescindibile per lo sviluppo della chitarra. Tra di loro Pat Metheny e Bill Frisell, che ne ripropose in chiave moderna la tavolozza dei timbri e dei colori.

Hall ce lo ricordiamo sorridente sul palcoscenico, accompagnato, prima che dai musicisti del suo gruppo, dal ronzio incessante del suo vecchio amplificatore Marshall che per tutto il concerto forniva una tonale di fondo alla musica. Col tempo abbiamo cominciato a considerare quel ronzio come parte integrate della musica di Hall, al punto che, sentendolo mancare nelle registrazioni da studio, ne sentivamo quasi la mancanza. Un altro ricordo indelebile che abbiamo di Hall è dovuto al bellissimo documentario “Jazz on a Summer’s Day” del 1960 nel quale il chitarrista esegue, con la band di Chico Hamilton l’ipnotico brano “The Train and the River”.

L’amore di Hall con il jazz risale alla sua adolescenza. Il colpo di fulmine avvenne nel 1943, quando il giovane Jim aveva tredici anni. La radio trasmise un concerto con Charlie Christian alla chitarra. “Capii che quello era il mio destino” ricordò in seguito Hall. “Non capivo neanche bene cosa stesse facendo, ma aveva un sound così affascinante che volevo replicare”.

Marco Giorgi

per www.red-ki.com

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