I nostri CD. Le novità in casa CAM Jazz

I NOSTRI CD

Il 2014 si apre, per la prestigiosa etichetta “nostrana” con due uscite di particolare rilievo dedicate l’una ad un artista straniero , l’altra ad un italiano a conferma dell’attenzione con cui questa casa discografica segue l’evoluzione del jazz nelle sue più svariate articolazioni.

Il musicista straniero è un beniamino del pubblico italiano, John Taylor, che ci presenta “In two minds” CAMJ 7868-2. Molti commentatori hanno voluto particolarmente insistere sul significato del titolo, interrogativo che a noi appare superfluo in quanto, a prescindere dal titolo, ci sono  alcuni punti fermi da cui non si può prescindere. E cioè, primo che il pianista inglese suona al meglio delle sue possibilità con trasporto, intelligenza e senso della misura; secondo che Taylor forse mai come in questo disco ha voglia di mostrare tutto sé stesso, il suo lato più romantico, riflessivo, se volete dolcemente malinconico e quello più ottimista, aperto, allegro; terzo che i vari brani si alternano l’uno dopo l’altro seguendo lo schema sopra delineato e la differenza di tempi e atmosfere sottolineano al meglio il complesso carattere del musicista. L’album si apre con una lunga suite di 19 minuti composta da tre brani: “Coniston”, “Dry Stone” e “Ambleside”, suite in cui si intersecano due diverse linee di pianoforte che si completano alla perfezione in una difficile ricerca di equilibrio cui Taylor stesso fa ampio riferimento nelle note che accompagnano l’album. Dopo questa lunga composizione seguono due brani più brani composti sempre da Taylor, un pezzo di Kenny Wheeler, ancora due brani originali e si chiude con una composizione di Duke Ellington. E da questa scelta di repertorio si capisce ancora meglio la poetica di Taylor, ancorato in qualche modo al passato ma con la mente aperta verso la musica in generale di cui è pronto ad assorbire le influenze più adatte alla sua sensibilità: una sorta di viaggio interiore in cui calme e suadenti ballad si alternano a composizioni dettate dalla frenesia dei ritmi urbani… il tutto porto con grande eleganza ed un pianismo che definire superbo suona come un eufemismo. (altro…)

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Stefano Bagnoli We Kids Trio – “Un altro viaggio” – usr 115/S

Ecco il secondo album inciso da questo trio del tutto anomalo composto dal batterista Stefano Bagnoli, dall’alto sassofonista Francesco Patti e dal contrabbassista Giuseppe Cucchiara. Trio anomalo, dicevamo, non solo per l’organico ma anche per il fatto che fra il leader e i suoi due partners corrono molti anni di differenza: insomma suonano assieme un maestro e due allievi. Il risultato? Sorprendentemente felice. Ad onta della differente età (e quindi si suppone delle diverse formazioni culturali) i tre non solo suonano con grande intesa ma sembrano anche divertirsi un mondo…il che non guasta. Il repertorio è costituito in massima parte da standard con l’aggiunta di due originali e un pezzo tratto dal repertorio “colto” (l’Adagio dal “piano concerto in A minor” di Grieg). Ovviamente il peso maggiore dell’album ricade su Bagnoli ma il musicista ha spalle ben larghe per reggere l’impresa. Così gli arrangiamenti suonano freschi, originali, a volte venati da una sottile ironia che mai fa male e soprattutto disegnati in modo tale da rendere giustizia ai giovanissimi partners che , rispetto al primo album, appaiono più maturi e consapevoli dei propri mezzi espressivi. Al riguardo si ascolti “Sophisticated Lady” affidata al solo contrabbasso di Giuseppe Cucchiara e i numerosi solo di Patti con particolare riguardo per quello in “Smile”. Ma tutti i brani sono assolutamente godibili: ad esempio la rilettura del celebre “Close to you” di Bart Bacharach è assai particolare, frutto di un intenso lavoro in studio tanto che come spiega lo stesso Bagnoli “abbiamo lavorato un mese in fase di missaggio per definire, correggere, aggiungere, tagliare e incollare!”. Convincenti anche le riproposizioni del tema di Harry Potter, “Hedwig’s Theme” di John Williams e “I’m old fashioned” di Kern e Mercer mentre l’unico punto in comune -come repertorio – con il primo album è il brano “We Kids” che, spiega ancora Bagnoli, “riproporremo in ogni disco in una veste sempre diversa”.

Franco D’Andrea. Monk and the Time Machine

Franco D'Andrea - foto Andreas Pichler

Effervescente conferenza stampa di presentazione incentrata su Franco D’Andrea il 10 mattina all’auditorium Parco della Musica. Carlo Fuortes (amministratore delegato della fondazione “Musica per Roma”), Roberto Catucci (responsabile dell’etichetta Parco della Musica Records) e soprattutto D’Andrea (proclamato miglior musicista del 2013 dal referendum della rivista “Musica Jazz”) hanno illustrato vari progetti e dialogato con giornalisti ed addetti ai lavori per circa un’ora; c’è stato anche il tempo per una breve esibizione in piano solo nonché per aneddoti e ricordi del musicista meranese, particolarmente comunicativo.

In buona sostanza è stato presentato il doppio Cd “Monk and the Time Machine” (uscita ufficiale 13 gennaio), registrato il 22-23 aprile 2013 al Parco della Musica e realizzato da D’Andrea insieme al suo rodato sextet: Mauro Ottolini, Andrea Ayassot, Daniele D’Agaro, Aldo Mella e Zeno De Rossi. “Monk – ha spiegato il pianista – è arrivato tardi nel mio  immaginario sonoro, negli anni ’80. Prima non l’avevo capito bene; è un musicista emblematico che porta in sé tutte le tracce della storia del jazz, avendo cominciato dallo stride piano. E’ una personalità avventurosa, molto avanti rispetto alla sua epoca, e c’è qualcosa che sempre sfugge. All’interno della sua musica ci sono una serie di mondi che si possono scomporre”. Dopo alcune registrazioni in piano solo, questo è il primo album con formazione allargata da lui dedicato al magistero di Thelonious Monk.

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Dario Germani inaugura la prima stagione del JAZZiT Club

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Dario Germani, intervistato poco tempo fa da “A proposito di Jazz”, torna nella Capitale giovedì 9 gennaio alle ore 21 per inaugurare con il suo progetto “For Life” la prima stagione del Jazzit Club, prodotto dal magazine Jazzit all’Auditorium Antonianum di Roma in viale Manzoni n.1. Ad affiancarlo sul palco Stefano Preziosi, sassofonista poliedrico (sax contralto) con cui collabora da anni e Luigi Del Prete, batterista di grande personalità. Special guest, il trombettista Aldo Bassi.

“For Life” è stato già stato protagonista della Giornata Internazionale del Jazz indetta dall’Unesco all’Alexander Platz Jazz Club di Roma, nonché di alcune manifestazioni di rilievo, tra cui l’Atina Jazz Festival ed il Jazzit Fest di Collescipoli. L’omonimo album, prodotto ed edito dall’etichetta Tosky Records diretta da Giorgio Lovecchio e Davide Belcastro, è stato registrato lo scorso febbraio nella meravigliosa Villa d’Este di Tivoli su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici. Per questo primo lavoro, Dario Germani ha scelto una formazione in trio pianoless con special guest il tenorsassofonista Max Ionata, che impreziosisce questo lavoro con la sua forte e prolifica personalità. Ed in effetti Germani ha chiamato Max per motivi che gli stesso ha esplicitato: “Conosco da tempo i vari progetti di Max, nelle varie formazioni. Ha affermato Germani – Mi ha colpito soprattutto uno degli ultimi dischi che ha registrato in trio pianoless con una ritmica americana: una direzione che anche io sentivo di voler prendere. Anche la Tosky Records ha dimostrato un grande interesse per quest’artista. Poi la sua professionalità, l’originalità, la simpatia e la grande apertura e disponibilità nel confrontarsi, hanno fatto il resto.”

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JAZZiT racconta la storia della CAM JAZZ

Jazzit Cam jazz

Il numero attualmente in distribuzione di “JAZZiT” – che è anche l’ultimo del 2013 – dedica la copertina e quindi un ampio spazio alla CAM Jazz un’etichetta che nel giro di pochissimo tempo s’è conquistata una reputazione a livello internazionale.

La cosa non deve stupire più di tanto ove si tenga presente la storia che ha accompagnato questa label: in effetti se la CAM Jazz è ancora giovane, la CAM conosciuta dagli appassionati di musica esiste da molto più tempo, per la precisione dal 1959 quando viene fondata la CAM Edizioni Musicali. Nel giro di pochi anni la CAM si caratterizza per essere una delle più importanti case discografiche che producono colonne sonore dal respiro internazionale. E i successi proseguono ininterrotti finché nel 1999 la CAM produce un’incisione discografica firmata dal grande contrabbassista Giovanni Tommaso: è l’inizio della nuova avventura targata CAM Jazz.

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