JAZZ CLUB FERRARA – Lunedì 31 marzo “Happy Go Lucky Local” è extra large con BAD UOK + JAM SESSION e ad aprire la serata il VIGNOLA DIDONNA DUO

Lunedì 31 marzo (ore 21.30), per un nuovo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local, a calcare la scena del Jazz Club Ferrara saranno le incalzanti sonorità del collettivo bolognese dei Bad Uok  – Leonardo Rizzi alla chitarra (assente a causa di un lieve infortunio) Federico Pierantoni al trombone, Andrea Calì al pianoforte e piano Fender, Andrea Grillini alla batteria – che presenteranno Enter, disco d’esordio pubblicato da Auand Records (2013).
“In Italia, Petrella a parte, non si sentono molti dischi del genere. E già questo è un pregio non da poco. Dategli fiducia, le sorprese sono garantite.” Questo è il succo di una delle ultime recensioni di Enter che ben esprime l’energia impressa in un lavoro compiuto da quattro straordinari giovani che, non ancora trentenni, si contraddistinguono per spiccate doti tecniche, creatività e ricerca.  La base dell’impasto sonoro è l’assenza del basso che dona ai protagonisti una libertà espressiva assoluta che emerge da undici composizioni vibranti ora di melodie quasi cantabili dall’aura cameristica, ora di squarci elettrici e rumoristici dalle spiccate sonorità rock. Si tratta per certo di un jazz radicale ma denso di una ricerca mai fine a se stessa assolutamente da sperimentare.
Il caleidoscopio di suoni dell’ukulele di Danilo Vignola coadiuvato dalle percussioni di Giò Didonna fungerà da preludio alla serata. Durante un’intensa attività che lo ha impegnato a girovagare in Italia e Europa alla ricerca di poeti da accompagnare con il suo ispirato chitarrino a quattro corde, Danilo Vignola ha scoperto l’incredibile versatilità dell’ukulele, strumento con cui ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali fra cui il premio di miglior suonatore di ukulele elettrico al mondo conferito da Eleuke (2010).
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 31 marzo è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Scoppiettanti jam session seguiranno, come di consueto, il concerto. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.

(altro…)

A Scicli (Rg) si festeggiano i cento anni del Jazz e le sue radici siciliane!

A Scicli Lo spettacolo del Jazz (Quam 29 marzo / 1 maggio 2014) racconta i primi cento anni della musica dai ritmi insoliti; una grande mostra interattiva a cura di Francesco Martinelli, una rassegna di concerti, inaugurata da Max Ionata, attualmente uno dei sassofonisti italiani più apprezzati al mondo e ancora Miles Davis, Louis Armstrong e tanti grandi jazzisti nelle fotografie anni ‘60 di Roberto Polillo. L’evento si chiuderà il 30 aprile, giornata mondiale del Jazz promossa dall’UNESCO, con la grande voce nera di Joy Garrison, figlia di Jimmy Garrison, storico bassista di John Coltrane.
Francesco Martinelli (edizione italiana di Storia del Jazz, EDT 2013), uno dei maggiori giornalisti e studiosi italiani di Jazz, ha curato un percorso multimediale e interattivo per le Quam di Scicli; una mostra in cui il visitatore potrà immergersi completamente nel Jazz, trovando fotografie (degli anni ’60-‘70) dei più grandi musicisti jazz, video dei concerti storici, interviste in lingua originale, edizioni musicali e libri. Alla mostra si affianca la rassegna di concerti, a cura di Alberto Fidone, che propone grandi artisti della scena come Max Ionata, maestri siciliani come Dino Rubino, che presenterà il suo ultimo lavoro, giovani eccellenti come Seby Burgio e stelle come Joy Garrison.
Tre sono i significati di questo progetto: festeggiare il primo secolo di musica Jazz; portare in Sicilia La Storia del Jazz, scritto da Ted Gioia e tradotto in italiano da Francesco Martinelli, uno dei libri fondamentali per comprendere questo complesso genere musicale; e infine ricondurre in Sicilia l’eredità di una delle maggiori personalità del jazz, Nick La Rocca, massimo esponente delle origini del genere, siciliano per padre.
Il progetto nasce dalla collaborazione di Sicilian Beat di Alberto Fidone e Tecnica Mista di Antonio Sarnari che inaugurano così “Vie Note”, il villaggio musicale di Scicli, una rete di professionisti nei servizi dedicati all’arte e alla musica e che oggi contraddistingue Scicli sia nella vivacità culturale sia nelle preferenze turistiche.

(altro…)

Jazz Club Ferrara – Venerdì 28 marzo al via l’Anno Cortazariano tra cucina argentina e prosa del TEATRO NUCLEO di Ferrara

Venerdì 28 marzo (a partire dalle ore 20.00), in occasione del centennale della nascita di Julio Cortázar, con Somethin’Else il Jazz Club propone la degustazione di piatti tipici della cucina argentina a cui seguirà la coinvolgente performance ideata dal Teatro Nucleo di Ferrara.
La cucina argentina trae ispirazione dai sapori del Mediterraneo, da cui le numerose contaminazioni con la cultura italiana e spagnola quale conseguenza di consistenti flussi migratori.
La carne è elemento fondamentale, non a caso quella argentina è tra le più apprezzate al mondo. Merito delle vaste pampas, sconfinate praterie in cui intere mandrie pascolano in libertà.
In un menù di quattro portate che va dalle immancabili empanadas al dulce de lece si potrà assaporare il gusto e la tenerezza della carne in creative varianti.
Al termine della cena, passi tratti dal racconto “Il Persecutore” saranno interpretati da Natasha Czertok, Chiara Gladiolo e Horacio Czertok accompagnati per l’occasione dal jazz di ispirazione parkeriana di Piero Bittolo Bon e Alfonso Santimone. Lo spettacolo patrocinato dal Comune di Ferrara vedrà la presenza dell’ambasciatore della Repubblica Argentina.

È consigliata la prenotazione della cena al 333 5077079 (dalle 15.30). Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.

(altro…)

Enrico Rava e Andrea Pozza Duo a Napoli sabato 29 marzo, per la rassegna “I Colori del Jazz”

Tromba e pianoforte: una formula quasi minimale, per valorizzare al massimo il lirismo della tromba di Enrico Rava, ed il perfetto “senso del tempo” di Andrea Pozza, un musicista che i più grandi jazzisti internazionali hanno ripetutamente lodato per le straordinaria preparazione e il suo innato senso dello “swing”. Il duo sarà di scena sabato 29 marzo, ultimo appuntamento della terza edizione della rassegna “I Colori del Jazz” all’Auditorium Salvo D’Acquisto di Napoli (Via R. Morghen 60 – Ore 21.30).

Andrea Pozza, attualmente tra i pianisti più richiesti a livello europeo ed Enrico Rava, tra i nomi più noti del panorama jazzistico internazionale, si conoscono musicalmente da sempre. Pozza, per cinque anni, ha fatto parte del quintetto di Rava (dal 2004 al 2008) con il quale si è esibito in tutto il mondo. “Andrea Pozza è un musicista molto speciale. – afferma Enrico Rava – Non parla molto di sé, non inonda la scena di dischi, non è esibizionista. Andrea Pozza si limita a suonare. E come suona!”. Due i cd realizzati assieme, il primo nel 2003 “Andrea Pozza meets Gianni Basso feat. Enrico Rava – Making ’whoopee” (Philology, 2003) e il secondo intitolato “The Words And The Days” con l’Enrico Rava Quintet (ECM, 2005).

«Non era facile sostituire Stefano (Bollani) nel quintetto. – racconta Enrico Rava nel suo ultimo libro intitolato “Incontri con musicisti straordinari” edito da Feltrinelli nel 2011 – Mi venne un’idea che, pur suscitando lì per lì non poche perplessità, alla fine si rivelò vincente. Andrea Pozza, jazzista puro. Fraseggio impeccabile, grande swing, ma poco avvezzo ad aperture come quelle che caratterizzano la mia musica. Fin dal primo concerto ci si rese conto che avevo ragione io. Un anno dopo registravamo a Udine The Words and the Days, in cui gli interventi di Andrea Pozza sono tra le cose più belle di un disco riuscitissimo. Continuavamo a lavorare molto. Festival in Belgio, Olanda, Francia, Argentina, Brasile, Canada e ovviamente Italia. Una settimana memorabile al Blue Note di Tokyo: il paradiso del musicista. […]».

(altro…)

D’Andrea, Douglas e Bennink semplicemente… incantano

Han Bennink

Han Bennink

Un pianoforte, una tromba, un rullante. E dietro  a questi strumenti tre grandi uomini di jazz: Franco D’Andrea, Dave Douglas e Han Bennink. Un trio inedito che per la prima volta si presenta davanti un pubblico, attento ed entusiasta, anche se non sufficientemente numeroso. La Roma amante del jazz e dell’improvvisazione si mostra poco ricettiva nei confronti di un evento che sin dalle sue premesse appariva molto promettente e che a consuntivo ha certamente superato le aspettative. Così il secondo appuntamento con la rassegna Carta Bianca, dedicata quest’anno a Franco D’Andrea, è divenuto nei fatti un concerto per pochi intimi dispersi nell’ampiezza della sala Sinopoli.

In apertura di serata, prima che il trio appaia sul palcoscenico, sono stati fatti ascoltare due remix basati su composizioni del pianista di Merano, opera di due DJ vincitori di un concorso indetto dall’Auditorium Parco della Musica. Poi, D’Andrea, Douglas e Bennink hanno cominciato la loro esibizione, ma sarebbe meglio dire che è iniziato l’incontro tra le loro diverse personalità. Introversa e introspettiva quella di D’Andrea, curiosa e ricettiva quella di Douglas, estroversa e anticonformista quella di Bennink. Le loro indoli si riflettono nell’approccio allo strumento. Se D’Andrea, sembra sprofondare nel pianoforte, con la mano destra a disegnare splendide e inusuali figure musicali e la sinistra a giocare con implacabile e feroce determinazione sulle chiavi dei registri bassi, Douglas sembra esplorare ogni possibilità espressiva del suo strumento, ricorrendo anche a tecniche non ortodosse per estrarre dalla tromba il suono desiderato. Bennink, a settantadue anni compiuti, continua  a sembrare un alieno sceso in terra. Il suo swing ha un’efficacia terrificante e il rullante, che per tutta la serata sarà il suo unico strumento, viene percosso dalle bacchette, accarezzato dalle spazzole, battuto dalle mani nude e successivamente colpito dal tallone dal piede dell’olandese, nonché schiaffeggiato da un canavaccio di cotone da cucina. Bennink è l’uomo del ritmo ma non è esatto dire che il rullante sia il suo unico strumento. A questo dovremmo aggiungere, per completezza d’informazione, le gambe metalliche della sedia su cui è seduto (proprio la sedia di casa fu il suo primo “strumento” che imparò a suonare quando era bambino), il pavimento in legno del palcoscenico e qualsiasi cosa che l’olandese ritenga possa produrre un suono dopo essere stato percosso.

Marco Giorgi
www.red-ki.com

(altro…)

Vi spiego… il contrabbasso. Enzo Pietropaoli

image009

Come mai hai scelto il contrabbasso e quando hai capito che avresti vissuto suonando?

E. Avevo vent’ anni, era il 1975 e venivo da esperienze dilettantesche con tantissimi strumenti: batteria, chitarra e tastiere suonate a orecchio, poi lezioni di sassofono con Maurizio Giammarco. All’ improvviso, l’ impazzimento per il contrabbasso, dopo aver sentito un disco. Studiavo un assolo di sassofono di Joe Farrel su un disco di Chick Corea. Stanley Clarke al contrabbasso. Ho preso questa decisione dopo aver sentito quel suono…. E pensare che oggi Stanley Clarke è un contrabbassista che, pur rispettandone la bravura, mi piace poco ! Non mi piacciono le sue scelte stilistiche, il suo modo un po’ troppo americano “ muscolare” , se posso permettermi il termine “piacione”. Non mi emoziona più, mentre allora fu la ragione della mia scelta.

D. Forse da ragazzi le cose tecniche piacciono di più…

E. Forse si. O forse da ragazzi si subisce maggiormente il fascino di una certa scuola “americana” e poi crescendo ci si accorge che non c’è solo quello.
Quel che conta è che ho cominciato a studiare il contrabbasso e quasi subito ho capito che avrei vissuto facendo il contrabbassista.

D. A che età è possibile cominciare a studiare il contrabbasso? Perché di certo le dimensioni di questo strumento sono notevoli…

E: All’epoca il mio maestro mi disse che il contrabbasso, a differenza di altri strumenti che puoi suonare anche a tre o quattro anni, prima dei 17 anni non lo si poteva cominciare a studiare, poiché richiede uno sforzo fisico per gestire la sua mole, per domarlo, e in un fisico non ancora completamente sviluppato potrebbe provocare dei danni. In realtà esistono dei contrabbassi con un formato molto piccolo (i cosiddetti 2/4) che servono proprio a cominciare, per poi gradualmente passare a quello regolare.

D. Chi era il tuo maestro?

E. Massimo Giorgi, dei Solisti Aquilani, grandissimo solista, prestigioso, che adesso insegna a Santa Cecilia. Ho preso lezioni private da lui per poco tempo ma per me sono state molto importanti.

(altro…)