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Zeitgeber Ensemble – Resalio – “Dodicilune 312
Sotto l'insegna di “Zeitgeber Ensemble” figura una piccola orchestra di dieci elementi guidati dal sassofonista Giacomo Eramo; assolutamente straordinaria la sezione fiati che comprende, oltre al già citato leader, Gaetano Partipilo sax alto e soprano, Achille Succi sax alto e clarinetto basso, Michele Gori flauto e flauto basso, Alberto Mandarini tromba e flicorno, Giorgio Distante tromba. A completare il tutto Marco Decimo al violoncello, Andrea Campagnolo e Dario Trapani chitarra, Davide Merlino vibrafono, Simone Prando contrabbasso, Riccardo Chiaberta batteria e la già ben nota Cinzia Eramo voce. Insomma un gruppo di eccellenti e affermati musicisti accanto a giovani di sicuro avvenire tra cui fin d'ora spiccano Davide Merlino che sa dare con il suo vibrafono una coloritura particolare e Andrea Campagnolo personale con la sua chitarra a sei corde. Ma la valenza principale dell'album sta probabilmente nella scelta del repertorio; Eramo e compagni si staccano nettamente dalle mode attuali e rivolgono la loro attenzione ad alcuni grandi del passato quali Duke Ellington, Andrew Hill, Olivier Messiaen omaggiato dalla title-track, ma soprattutto George Russell. Del celebre compositore e teorico non solo viene riproposta, in versione smagliante, “Stratusphunk, ma si adotta esplicitamente la tecnica compositiva modale, basata cioè su scale; di qui la suite “Three Modes of Infinity” composta di tre brani: il primo basato sulla scala ionia, il secondo sulla scala frigia e il terzo sulla scala misolidia, tre episodi che offrono ai solisti l'opportunità di mettersi in particolare luce; si ascolti al riguardo Achille Succi in Phrygian Grey. L'album si chiude con “Locrian fucsia” un brano – ci informa Giacomo Eramo- nato per gioco tra una seduta di registrazione e l'altra. “È dedicato alla band MU (Merlino-Trapani-Prando-Chiaberta), che costituisce il cuore pulsante dell'ensemble. L'inaspettata citazione nella coda del tema dell'Adorazione della Terra dalla Sagra della Primavera di Igor Stravinskij, – è sempre Eramo che parla – impreziosisce ulteriormente un'intensa interpretazione”.
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