Diane Schuur e Gerardo Di Lella un binomio trascinante

Schuur Di Lella

Bella serata di solidarietà… e di musica quella di lunedì 28 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sul palco di una affollatissima Sala Sinopoli, per raccogliere fondi a favore della “AISLA Onlus” (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) la big band diretta da Gerardo Di Lella ed una vera e propria icona del jazz, la cantante e pianista Diane Schuur.

Con tutta probabilità chi legge queste note sa più o meno chi sia Diana Schuur motivo per cui mi limiterò a ricordare che si tratta di una delle più importanti vocalist di questi ultimi decenni, un’artista in grado di vincere 2 “Grammy Awards” con i suoi album “Timeless” del 1986 e “Diane Schuur and the Count Basie Orchestra” del 1987. Ebbene, questa straordinaria musicista già due anni fa aveva collaborato con Di Lella per l’album “Napoli & Jazz” a firma del musicista campano che ospitava alcuni tra i più grandi solisti del jazz internazionale. Evidentemente i due devono essersi trovati molto bene se Diane ha risposto immediatamente, in modo entusiasta, all’invito del band-laeder per questo concerto romano.

Concerto che , a ben ragione, ha scatenato l’entusiasmo del pubblico. Si inizia con una brillante rilettura di Di Lella del celeberrimo “Torna a Surriento” ed un originale arrangiamento del piazzolliano “Michelangelo 70” dopo di che entra in scena Diane ed è un florilegio di vere e proprie perle del songbook jazzistico porte con entusiasmo e partecipazione.

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FESTA DEL LIBRO EBRAICO & JAZZ CLUB FERRARA – Mercoledì 30 aprile con il BEN GOLDBERG TRIO si celebra la GIORNATA INTERNAZIONALE DEL JAZZ UNESCO

Nonostante l’inclemenza del tempo prosegue in questi giorni il ricco palinsesto della Festa del Libro Ebraico che, in occasione della Giornata Internazionale del Jazz UNESCO 2014, trascina il grande jazz al di fuori del Torrione San Giovanni e in collaborazione con il Jazz Club Ferrara ospita, nella serata di mercoledì 30 aprile (ore 21.30) presso il Chiostro di San Paolo di via Porta Reno a Ferrara, il trio guidato dal poliedrico clarinettista Ben Goldberg completato da Greg Cohen al contrabbasso e Kenny Wollesen alla batteria.
Rising Star del clarinetto secondo una recente edizione del Downbeat Critic’s Poll, Ben Goldberg è autentico pionere nell’uso di questo strumento in ambito jazz. 
Il primo approccio con la musica avviene durante l’infanzia grazie ad un vecchio Noblet (marca di clarinetti prodotti in Francia) che la madre gli suonava pazientemente. Gli studi successivi lo conducono a suonare contemporaneamente clarinetto classico da una parte e sax jazz dall’altra sotto l’ala di mentori quali Steve Lacy e Joe Lovano. Con tutta probabilità è da questa interessante dicotomia che lo spirito poliedrico di Goldberg ha tratto linfa per esplorare le sue radici klezmer ed innestarle, attraverso un uso del tutto innovativo e personalissimo del clarinetto, nel filone del jazz più innovativo.
Dopo una prima esperienza nel gruppo dei Klezmorin Goldberg concepisce la propria formazione, il New Klezmer Trio, grazie alla quale è conosciuto ai più sin a partire dai primi anni ’90, in particolare da quando viene intercettato da John Zorn per partecipare al “Radical Jewish Culture Festival” di Monaco. Successivamente sarà lo stesso Zorn a dichiarare la diretta discendenza del suo progetto Masada dal New Klezmer Trio producendone diversi album con la propria etichetta, la Tzadik Records.
Ma Goldberg non è solo sinonimo di musica ebraica radicale, è altresì visionario cantautore (basti pensare ad album come Unfold Ordinary Mind o Subatomic Particle Homesick Blues), ricercato sideman (di recente a fianco di Joshua Redman e Marty Elrich), nonché membro dell’avventurosa formazione di musica da camera chiamata Tin Hat.
In occasione di questo nuovo viaggio musicale in cui Goldberg prosegue l’indagine su musica ebraica, jazz e improvvisazione troviamo al suo fianco il contrabbassista Greg Cohen (già nel quartetto Masada e in quello capitanato da Ornette Coleman) e il batterista Kenny Wollesen (con cui Goldberg iniziò l’avventura del New Klezmer Trio) già con Bill Frisell e John Zorn.
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I nostri CD. Le novità in casa SteepleChase

I NOSTRI CD

Jason Palmer – “Places “ – SteepleChase SCCD 31780

Questo “Places” è il quarto album inciso da Palmer per la SteepleChase, e per questa sua ultima fatica discografica ha chiamato accanto a sé Godwin Louis al sax alto, Mark Turner al sax tenore, Mike Moreno alla chitarra, Edward Perez al basso e Kendrick Scott alla batteria. L’album si articola attraverso nove composizioni originali dello stesso Palmer inspirate dai vari luoghi – “The Places” – che il sassofonista ha visitato suonando in giro per il mondo. Tra queste località ve ne sono due a lui particolarmente care: la città natale “High Point” nel Nord Carolina cui è dedicato il brano d’apertura “Urban Renewal” e la città dove vive attualmente, Rozzy nei pressi di Boston. Chiaramente tributario nei confronti del bebop, Palmer trova i suoi punti di forza in un attacco secco, micidiale e in un linguaggio articolato che gli consente di transitare con estrema facilità da frasi brucianti ad atmosfere più intimiste. E ne abbiamo un chiaro esempio già in apertura con il già citato “Urban Renewal” una mini-suite in tre movimenti che dopo le prime due parti su tempi veloci si conclude in modo molto più raccolto. “Falling in” (for Guimaraes) si apre con un vero e proprio pezzo di bravura del leader ben sostenuto dal batterista dopo di che entrano in gioco gli altri membri del gruppo con Mark Turner in particolare evidenza. “Berlin” , come dichiara lo stesso Palmer, è basato su una melodia folk che in certo modo richiama qualcosa che Wayne Shorter aveva scritto a metà degli anni ’60; di qui un brano dolcemente accattivante, giocato su un riff e impreziosito dalle sortite dei vari solisti. “Rising Sign” (for Paris) dopo una intro dei fiati e un breve arpeggio della chitarra, vede Jason Palmer prodursi in un pregevole assolo dapprima in solitaria e poi contrappuntato dai sassofoni senza alcun intervento della sezione ritmica; l’ingresso di quest’ultima dà più ampio respiro all’esecuzione che ora vede in primo piano la chitarra di Mike Moreno; dopo alcuni passaggi collettivi, un assolo di contrabbasso e batteria e la dolce chiusura affidata all’intera sezione ritmica.

Jazz Club Ferrara – Mercoledì 23 aprile l’avvincente omaggio a Woody Shaw del Fabrizio Bosso e Marco Tamburini 5et chiude la ricchissima stagione di Ferrara in Jazz

Mercoledì 23 aprile (ore 21.30) San Giorgio, patrono della città estense, sancisce anche l’ultimo appuntamento della ricchissima stagione di Ferrara in Jazz che il torrione festeggia con il quintetto guidato da due cavalieri incontrastati degli ottoni, Fabrizio Bosso e Marco Tamburini, impegnati in un travolgente omaggio alla musica di Woody Shaw, figura determinante del rinnovamento della tromba jazz in epoca Post-Bop. Completa la formazione una sezione ritmica d’eccezione costituita da Luca Mannutza al pianoforte, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Marco Valeri alla batteria.
Spiccata versatilità stilistica, palettes timbriche multicolori e dinamiche swinganti sono solo alcune delle caratteristiche che avvicinano i due leader all’eredità musicale di Shaw permettendo loro di affrontarne il repertorio con assoluta leggiadria, laddove inaspettati intrecci sonori si alterneranno a travolgenti assolo.
Bosso aveva manifestato la propria affinità con questo bagaglio sonoro già diversi anni fa attraverso il riuscitissimo Trumpet Legacy (Sound Hills, 2006) che oggi torna a suggerire l’organico, ovvero un quintetto con due trombe.
Un lunghissimo elenco di prestigiose collaborazioni, la costante voglia di esplorare nuovi territori musicali e le numerose incursioni nel panorama della musica pop che hanno impegnato Tamburini in molteplici tour con Jovanotti e Fabrizio Bosso a fianco della cantante Nina Zilli, solo per citarne alcune, sono altri tratti comuni della storia personale di questi due maestri del moderno mainstream.
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Jazz Club Ferrara – Lunedì 21 aprile con “Skylark” nuovo progetto del Francesconi – Avanzolini 4et giungono al termine i lunedì firmati “Happy Go Lucky Local”

La pasquetta di lunedì 21 aprile (ore 21.30) si festeggia con l’ultimo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local che presenta Skylark nuovo progetto discografico del quartetto guidato dalla voce di Laura Avanzolini e dal pianoforte di Michele Francesconi.
Pubblicato da “Zone di musica” lo scorso luglio, Skylark è costituito da standard più o meno noti della tradizione afro americana arrangiati in modo originale e mai scontato dalla creatività di Francesconi. La nuova essenza sonora di cui brani come But Not for Me o It Could Happen to You sono permeati si esprime nella formula del piano trio impreziosita dal timbro ora fluido e suadente, ora dinamico e vivace della Avanzolini qui coadiuvato dallo spiccato grado di interplay che unisce voce e pianoforte al contrabbasso di Giacomo Dominici e alla batteria di Marco Frattini.
Il risultato è quello di un progetto armonioso che gode del calibrato equilibrio tra freschezza di idee, melodia, ritmo e perizia esecutiva laddove, una volta di più, grandi classici rivivono sotto una nuova luce. 
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 21 aprile è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. 
Swinganti jam session seguiranno come di consueto il concerto. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.
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Intervista con DUBI LENZ “Il successo del jazz israeliano è dovuto soprattutto al sistema educativo”

Gerlando Gatto e Dubi Lenz

Uno dei paesi più interessanti ed effervescenti dal punto di vista musicale degli ultimi anni è Israele che specie nel campo del jazz ha saputo sfornare una serie di talenti assolutamente straordinari quali, tanto per fare qualche nome, John Zorn, Avishai e Anat Cohen, Anat Fort, Omer Avital, Omer Kelin…

Così oggi davvero molti sono gli artisti capaci di rappresentare lo Stato ebraico e la sua straordinaria varietà di influenze musicali e culturali, con repertori che mischiano folklore yiddish, jazz e tradizioni sefardite

Proprio per analizzare più da vicino lo stato di salute del jazz in Israele abbiamo avvicinato un personaggio di primissimo piano del mondo musicale israeliano e lo abbiamo intervistato durante una sua recente visita nel nostro Paese, Dubi Lenz. Giornalista radiofonico, da oltre 40 anni Lenz conduce trasmissioni musicali incentrate sulla World Music e il Jazz per una delle principali radio israeliane e dal 2012 è direttore artistico del Festival Jazz di Eilat, la cittadina del Mar Morto che ospita la più importante rassegna di jazz in Israele. Dubi Lenz ha pubblicato numerosi scritti sulla World Music e il Jazz in Israele e in Medio Oriente e tiene conferenze in tutto il mondo su questi temi.

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